L’intelligence francese aveva smesso di sorvegliare i fratelli
Kouachi lo scorso luglio perché i due autori della strage di Charlie
Hebdo erano considerati soggetti a “basso rischio”. Lo riporta Le
Parisien riferendo che Cherif e Said Kouachi erano stati sottoposti a
vigilanza tra la primavera del 2009 e il luglio 2014.
L’attività di sorveglianza, comprendente anche le comunicazioni telefoniche e internet, era stata intensificata alla fine del 2011 quando Said Kouachi fece ritorno dal suo viaggio in Yemen, dove incontrò Anwar Al-Awlaki, leader di Al Qaeda nella Penisola Arabica.
Ma secondo quanto riferito al quotidiano francese da una fonte giudiziaria, “tra quella data e l’estate del 2014 nulla suggeriva un qualsiasi collegamento con movimenti del radicalismo islamico, né attraverso il telefono, né su internet”. Per questo, “in mancanza di questi elementi, la sorveglianza fu interrotta per concentrarsi su altri individui che in quel momento rappresentavano un rischio maggiore”.
Il minore dei due fratelli, Cherif, era stato arrestato e condannato a metà degli anni 2000 per crimini collegati al terrorismo.
Negli Usa i Kouachi erano inseriti da anni nel gruppo di chi non è ammesso a bordo dei voli da e per gli Stati Uniti tenuto dall’agenzia Terrorist Screening Center. Il Terrorist Screening Center non conferma né smentisce, essendo tenuto al segreto sui membri della black list. Nel 2013 il database conteneva oltre un milioni di nomi, secondo il National Counterterrorism Center.
I fratelli Kouachi avrebbero inoltre dichiarato la propria affiliazione ad AQPA durante l’azione. La volontà di colpire il giornale e, soprattutto, il suo direttore Stéphane Charbonnie, sarebbe inoltre stata dichiarata all’interno del numero 10 della rivista Inspire, il principale organo di propaganda di Al-Qaeda e fondata dal uno dei suoi leader, Anwar al-Awlaki, ucciso nel 2011 da un drone americano.
Il nome del direttore di Charlie Hebdo compare nella lista dei Most Wanted dell’organizzazione all’interno di un inquietante manifesto (foto) che recita “una pallottola al giorno tiene lontano l’infedele”.
L’attività di sorveglianza, comprendente anche le comunicazioni telefoniche e internet, era stata intensificata alla fine del 2011 quando Said Kouachi fece ritorno dal suo viaggio in Yemen, dove incontrò Anwar Al-Awlaki, leader di Al Qaeda nella Penisola Arabica.
Ma secondo quanto riferito al quotidiano francese da una fonte giudiziaria, “tra quella data e l’estate del 2014 nulla suggeriva un qualsiasi collegamento con movimenti del radicalismo islamico, né attraverso il telefono, né su internet”. Per questo, “in mancanza di questi elementi, la sorveglianza fu interrotta per concentrarsi su altri individui che in quel momento rappresentavano un rischio maggiore”.
Il minore dei due fratelli, Cherif, era stato arrestato e condannato a metà degli anni 2000 per crimini collegati al terrorismo.
Negli Usa i Kouachi erano inseriti da anni nel gruppo di chi non è ammesso a bordo dei voli da e per gli Stati Uniti tenuto dall’agenzia Terrorist Screening Center. Il Terrorist Screening Center non conferma né smentisce, essendo tenuto al segreto sui membri della black list. Nel 2013 il database conteneva oltre un milioni di nomi, secondo il National Counterterrorism Center.
I fratelli Kouachi avrebbero inoltre dichiarato la propria affiliazione ad AQPA durante l’azione. La volontà di colpire il giornale e, soprattutto, il suo direttore Stéphane Charbonnie, sarebbe inoltre stata dichiarata all’interno del numero 10 della rivista Inspire, il principale organo di propaganda di Al-Qaeda e fondata dal uno dei suoi leader, Anwar al-Awlaki, ucciso nel 2011 da un drone americano.
Il nome del direttore di Charlie Hebdo compare nella lista dei Most Wanted dell’organizzazione all’interno di un inquietante manifesto (foto) che recita “una pallottola al giorno tiene lontano l’infedele”.
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