mercoledì 24 dicembre 2014

Verso una nuova visione della dipendenza strategica degli USA anche in Australia

Dopo le considerazioni sulla politica estera degli Stati Uniti d’America di Kissinger, Gorbaciov, Schreder, Kohl, l’ex Primo Ministro australiano Malcom Fraser scrive nel ‘National Interest’, bimestrale americano di politica internazionale, che “è giunto il momento per l’Australia di porre fine alla sua dipendenza strategica dagli USA.
Il rapporto con l'America, che è stato a lungo considerato come benefico, è diventato pericoloso per il futuro dell'Australia. Abbiamo effettivamente ceduto agli USA la possibilità di decidere quando l'Australia va in guerra. Anche se l'America fosse una potenza perfetta, questa posizione sarebbe comunque incompatibile con l'integrità dell’Australia che è una nazione sovrana. La situazione attuale non comporta semplicemente deferenza bensì sottomissione a Washington, uno stato di cose intollerabile per un paese il cui potere e la prosperità sono in aumento e i cui interessi nazionali impongono relazioni di cooperazione con i suoi vicini, compresa la Cina.”
Questa una parte dell’ampia analisi di Fraser.
“Come il recente venticinquesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino ci ricorda, la disgregazione dell'Unione Sovietica ha creato un mondo diverso, pieno di opportunità, in cui ci sarebbe stato molto spazio per la cooperazione tra le nazioni, grandi e piccole. Ma tutti i Presidenti USA hanno aderito all’illusione di onnipotenza americana.
Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, l'Europa e gli Stati Uniti hanno scelto la strada sbagliata. NATO e Stati Uniti hanno scelto quello che si è rivelato essere il meccanismo più pericoloso e provocatorio, e hanno lavorato per includere gran parte dell'Europa orientale entro i confini della stessa NATO. Questo approccio ha ignorato la storia e le relazioni strategiche passate. I risultati parlano da soli.
Durante questi mesi abbiamo visto le turbolenze che hanno scosso l’Ucraina, portando anche all'annessione della Crimea alla Russia. Non c'è stata alcuna comprensione delle circostanze storiche. Si è trattato della continuazione della mentalità tipica della guerra fredda, con risultati drammatici. Questi eventi nel cuore dell’Europa rappresentano un grave problema strategico e hanno accresciuto attuali difficoltà tra l'Occidente e la Russia, con potenziali conseguenze molto gravi. La situazione attuale, quindi, rappresenta un fallimento della diplomazia statunitense, oltre che una mancata comprensione delle prospettive storiche.
Qualcosa di simile si può dire per il Medio Oriente. Col senno di poi, la guerra del 1991 in Kuwait è stato l'ultimo successo americano in Medio Oriente. Con le turbolenze in Libia e Yemen, le difficoltà in Turchia e in Egitto e i continui problemi in Iraq e la Siria, l'intera regione è più a rischio che mai. In effetti, l'America, si è impegnata in una nuova guerra aerea in Iraq e Siria. Ma il presidente Obama deve sapere che qualsiasi tipo di vittoria sullo Stato islamico non può essere raggiunta senza forze di terra efficace.
Ci viene detto che il nuovo governo dell’Iraq supererà le divisioni tra sunniti e sciiti ma non vi è ancora alcun segno a dimostrazione di ciò. In Siria, dove il massacro continua senza sosta, dove centinaia di migliaia di profughi cercano rifugio nei paesi vicini, la situazione è ancora più allarmante.
Gli USA stato troppo veloci ad assumere persone con ideali più alti per combattere un dittatore brutale. Quanta moderazione c'è davvero nell'opposizione cosiddetta"moderata"?
Gli eventi in Medio Oriente tra Israele e Palestina rappresentano un fallimento grottesco della diplomazia statunitense e una riduzione dell’influenza americana in tutto il mondo perché gli Stati Uniti (e, in effetti, l'Occidente in generale) interpretano la geopolitica attraverso i propri occhi senza prendere in esame le circostanze storiche in tutta la loro interezza.
Ci sono stati anche cambiamenti strategici significativi molto più vicini all’Australia, nel Pacifico e in tutto l’Oriente e il Sud-Est asiatico. Anche qui, abbiamo crescente tensione. Commentatori occidentali tendono a dire che l'ascesa della Cina e la sua potenza militare crescente sono al centro di tale tensione. Purtroppo, la percezione cinese e asiatica di ciò che sta accadendo spesso differisce dalle interpretazioni americane o australiane degli eventi.
Gli Stati Uniti hanno cercato di contrastare l'accumulo militare della Cina. Vale la pena di mettere questi temi in un contesto più ampio. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute, la spesa militare cinese nel 2013 corrisponde all’11% di quella americana. La spesa militare statunitense è il 37% della spesa mondiale. L'America non ha problemi militari ai suoi confini, ma sostiene di avere la responsabilità di tutto il mondo e la necessità di esercitare la forza in qualsiasi parte del globo. Tradizionalmente la Cina invece è stata, e continua ad essere, più preoccupata della propria regione. Ha una serie di situazioni d’instabilità ai suoi confini, problemi tra India e Pakistan, difficoltà con l'Iran e l'Iraq, per non parlare dell’imprevedibile Corea del Nord. Questi fattori offrono da soli una ragione alla Cina per avere una forza militare significativa, una ragione che gli Stati Uniti non hanno.
Molti hanno scritto circa la possibilità di una guerra tra la Cina e gli Stati Uniti. Il Giappone è diventato molto più nazionalista, con un crescente militarismo. Possiede forze militari già molto potenti, con una capacità di sviluppare, in breve tempo, armi nucleari a lungo raggio. Il Giappone rivendica le isole Senkaku e Diaoyu e gli Stati Uniti hanno recentemente affermato che la proria garanzia di difesa per il Giappone si estende a quelle isole, schierandosi così con il Giappone in quella specifica controversia. Tale atto è stato un grave errore strategico da parte degli Stati Uniti, perchè incoraggia l’aggressività del Giappone.
Un conflitto tra Cina e Giappone potrebbe facilmente portare a una lunga, estenuante guerra. Se nel corso di molti anni, gli Stati Uniti non hanno vinto in Vietnam, nonostante le risorse impegnate, come potrebbero verisimilmente vincere con la Cina? Se, inoltre, l'Australia dovesse essere coinvolta, diventeremo un alleato sconfitto di una superpotenza sconfitta. Tale risultato metterebbe l'Australia in una pessima situazione privandola di stati amici in tutta la regione. E, a differenza dell’America, non potremo rimanere all’esterno di una situazione che riguarda l'emisfero occidentale.”

Nessun commento:

Posta un commento