Expo è il grande esempio di come sprechi, corruzioni e infiltrazioni
mafiose arrivino puntualmente in Italia in ogni evento o grande opera.
Da studiare per chi vuole le Olimpiadi in Italia.
Grande evento del 2015, previsto fin dal 2006, assegnato all’Italia nel 2008, è subito diventato un’emergenza, come fosse una calamità naturale, un terremoto, un’inondazione, un’invasione di cavallette. Per tre anni (2008-2011) la politica perde tempo a litigare su chi comanda senza avviare neppure una gara. Nei tre anni successivi (2012-2014) si accorge di essere in terribile ritardo e allora via alle deroghe, in nome dell’emergenza. “Ben 82 disposizioni del codice degli appalti sono state abrogate con quattro ordinanze della presidenza del Consiglio”, si lamentava già il predecessore di Cantone, Sergio Santoro: “È emergenza perenne”. I risultati si sono visti.
Per infiltrazioni mafiose, la prefettura di Milano ha escluso, per ora, 46 aziende dai cantieri di opere connesse a Expo. Di queste, tre lavoravano direttamente sull’area dell’esposizione (Elios, Ventura, Ausengineering). Per reati come corruzione, turbativa d’asta, rivelazione di segreti e associazione a delinquere, sono scattate, sui quattro grandi appalti, quattro grandi inchieste, con arresti e accuse che hanno coinvolto il numero uno di Ilspa (Antonio Rognoni), oltre a manager di Expo spa (Angelo Paris, Antonio Acerbo, Andrea Castellotti) e di Arexpo, la società che possiede le aree (Cecilia Felicetti). L’impresa che ha avuto più successo nelle gare Expo, la Maltauro, ha ben tre appalti commissariati.
In questo clima, arriva anche la segnalazione della Corte dei conti: Expo 2015 Spa, nel 2013, ha chiuso l’esercizio con una perdita economica di 7,42 milioni di euro, 2,39 milioni in più rispetto al 2012. Una perdita, questa, riconducibile “in gran parte al pianificato aumento dei costi della produzione”. Il bilancio è in profondo rosso. E ora a Comune di Milano e Regione Lombardia restano sul gozzo (e sui bilanci futuri) oltre 300 milioni di debiti per terreni acquistati, dal destino incerto e che nessuno vuole comprare.
Chiude la Corte dei Conti: “Si rivela ora indispensabile, a pochi mesi dall’inaugurazione dell’Esposizione, che la società gestisca in modo incisivo e trasparente i problemi ancora presenti, tra i quali quelli conseguenti ai procedimenti giudiziari in corso, assicurando la legalità delle procedure di affidamento delle opere e dei servizi, al fine di salvaguardare, con il corretto impiego delle risorse impegnate, anche l’immagine del Paese nel contesto internazionale”.
Auguri, comunque vada Expo 2015 sarà un fallimento per tutti tranne che per la Mafia. E per favore nessuno parli di Olimpiadi….
Grande evento del 2015, previsto fin dal 2006, assegnato all’Italia nel 2008, è subito diventato un’emergenza, come fosse una calamità naturale, un terremoto, un’inondazione, un’invasione di cavallette. Per tre anni (2008-2011) la politica perde tempo a litigare su chi comanda senza avviare neppure una gara. Nei tre anni successivi (2012-2014) si accorge di essere in terribile ritardo e allora via alle deroghe, in nome dell’emergenza. “Ben 82 disposizioni del codice degli appalti sono state abrogate con quattro ordinanze della presidenza del Consiglio”, si lamentava già il predecessore di Cantone, Sergio Santoro: “È emergenza perenne”. I risultati si sono visti.
Per infiltrazioni mafiose, la prefettura di Milano ha escluso, per ora, 46 aziende dai cantieri di opere connesse a Expo. Di queste, tre lavoravano direttamente sull’area dell’esposizione (Elios, Ventura, Ausengineering). Per reati come corruzione, turbativa d’asta, rivelazione di segreti e associazione a delinquere, sono scattate, sui quattro grandi appalti, quattro grandi inchieste, con arresti e accuse che hanno coinvolto il numero uno di Ilspa (Antonio Rognoni), oltre a manager di Expo spa (Angelo Paris, Antonio Acerbo, Andrea Castellotti) e di Arexpo, la società che possiede le aree (Cecilia Felicetti). L’impresa che ha avuto più successo nelle gare Expo, la Maltauro, ha ben tre appalti commissariati.
In questo clima, arriva anche la segnalazione della Corte dei conti: Expo 2015 Spa, nel 2013, ha chiuso l’esercizio con una perdita economica di 7,42 milioni di euro, 2,39 milioni in più rispetto al 2012. Una perdita, questa, riconducibile “in gran parte al pianificato aumento dei costi della produzione”. Il bilancio è in profondo rosso. E ora a Comune di Milano e Regione Lombardia restano sul gozzo (e sui bilanci futuri) oltre 300 milioni di debiti per terreni acquistati, dal destino incerto e che nessuno vuole comprare.
Chiude la Corte dei Conti: “Si rivela ora indispensabile, a pochi mesi dall’inaugurazione dell’Esposizione, che la società gestisca in modo incisivo e trasparente i problemi ancora presenti, tra i quali quelli conseguenti ai procedimenti giudiziari in corso, assicurando la legalità delle procedure di affidamento delle opere e dei servizi, al fine di salvaguardare, con il corretto impiego delle risorse impegnate, anche l’immagine del Paese nel contesto internazionale”.
Auguri, comunque vada Expo 2015 sarà un fallimento per tutti tranne che per la Mafia. E per favore nessuno parli di Olimpiadi….
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