Allo studio un accordo segreto internazionale per favorire la grande finanza.
Vi è un documento segreto (Tasi, Trade in service agreement) sul quale stanno lavorando cinquanta Paesi occidentali per raggiungere «un accordo segreto a livello internazionale che punta a smantellare il ruolo dei governi nella finanza e aprire la strada a politiche ultra-liberiste».
Il Tasi, ancora in via di elaborazione, è stato analizzato da Jane Kelsey, professoressa della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Auckland, la quale ha messo in luce «la volontà dei proponenti di eliminare alcune delle norme che sono state introdotte (o suggerite) in seguito alla crisi del 2008. Per esempio i limiti alle dimensioni degli istituti finanziari, imposti in alcuni Paesi per evitare il ripetersi di operazioni di salvataggio obbligate nei confronti di quei soggetti “troppo grandi per fallire”. Le proposte presentate nella bozza si occupano però anche di altre questioni, come la privatizzazione della previdenza e delle assicurazioni, l’eliminazione degli obblighi di divulgazione delle operazioni offshore nei paradisi fiscali, il divieto di imporre un sistema di autorizzazione per nuovi strumenti finanziari (come i derivati) o di regolamentare l’attività dei consulenti finanziari». Dall’accordo sono esclusi i Brics, ovvero Russia, Cina, India, Brasile e Sudafrica e «dovrebbe rimanere segreto per 5 anni anche dopo il raggiungimento dell’accordo tra i Paesi aderenti».
Vi è un documento segreto (Tasi, Trade in service agreement) sul quale stanno lavorando cinquanta Paesi occidentali per raggiungere «un accordo segreto a livello internazionale che punta a smantellare il ruolo dei governi nella finanza e aprire la strada a politiche ultra-liberiste».
Il Tasi, ancora in via di elaborazione, è stato analizzato da Jane Kelsey, professoressa della facoltà di giurisprudenza dell’Università di Auckland, la quale ha messo in luce «la volontà dei proponenti di eliminare alcune delle norme che sono state introdotte (o suggerite) in seguito alla crisi del 2008. Per esempio i limiti alle dimensioni degli istituti finanziari, imposti in alcuni Paesi per evitare il ripetersi di operazioni di salvataggio obbligate nei confronti di quei soggetti “troppo grandi per fallire”. Le proposte presentate nella bozza si occupano però anche di altre questioni, come la privatizzazione della previdenza e delle assicurazioni, l’eliminazione degli obblighi di divulgazione delle operazioni offshore nei paradisi fiscali, il divieto di imporre un sistema di autorizzazione per nuovi strumenti finanziari (come i derivati) o di regolamentare l’attività dei consulenti finanziari». Dall’accordo sono esclusi i Brics, ovvero Russia, Cina, India, Brasile e Sudafrica e «dovrebbe rimanere segreto per 5 anni anche dopo il raggiungimento dell’accordo tra i Paesi aderenti».
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