L’informazione mediatica, che già agli albori del
secolo scorso iniziava a mostrare tutte le proprie potenzialità, ha man
mano conquistato nei decenni a venire uno spazio sempre maggiore,
crescendo di pari passo con la crescita degli strumenti tecnologici
idonei a veicolarla.
Oggi la sua presenza è immanente e costituisce la
spina dorsale di un modello sociale ipercinetico e visionario, basato
sull’informazione urlata, la superficialità assoluta e la competizione
sfrenata, elevata a ragione di vita.
Chi gestisce i media, attraverso la TV, internet, le
radio ed i giornali, detiene il potere non solo di gestire, ma anche di
creare la realtà nella quale conduciamo la nostra esistenza. Controlla i
nostri sentimenti e le nostre idee, decide quando dobbiamo piangere,
ridere o indignarci, crea i nostri nemici ed i nostri eroi, sceglie se
attirare la nostra attenzione in una determinata direzione, oppure
sviarla, ci informa su quanto sta accadendo all’altro capo del mondo e
contemporaneamente ci tiene all’oscuro riguardo a quanto accade a pochi
chilometri da noi……
Chi gestisce i media sceglie le coordinate per
delimitare il piano inclinato attraverso il quale siamo costretti a
muoverci, ci suggerisce chi dobbiamo amare e chi detestare, quali devono
essere le nostre aspirazioni, quali vicende meritano la nostra
attenzione e quali no. Chi gestisce i media gestisce noi e le nostre
idee, lasciandoci unicamente l’illusione che esse ci appartengano.
E’ sufficiente la visione di un TG o la lettura di un
quotidiano, per prendere coscienza del sottile lavoro di mistificazione
in essi contenuto. In un periodo di grande sofferenza economica come
quello attuale, l’attenzione dello spettatore (lettore) deve essere
sviata dai problemi contingenti cha affliggono le famiglie e dalle
responsabilità che stanno alla base di questi problemi. l servizi di
apertura e le prime pagine saranno di conseguenza monopolizzati dalle
vicende giudiziarie di Berlusconi o di altri uomini politici, dalla
gestione del relitto della Costa Concordia o dalle tragedie aventi per
oggetto i naufragi dei migranti, mentre al tempo stesso l’epidemia di
suicidi causati dalla crisi economica, l’aumento dell’IVA e della
benzina, la crescita esponenziale della disoccupazione, verranno
sottaciuti o al più relegati in qualche trafiletto minore.
Seguendo lo stesso modus operandi, il presidente di un
paese non più nelle grazie dell’Occidente verrà definito tiranno o
dittatore ed il suo governo regime, per suscitare l’odio dello
spettatore che sarà indotto ad approvare la futura guerra. Ad uno
scandalo concernente un uomo politico o un partito verrà data ampia o
scarsa visibilità, le tribolazioni di un popolo oppresso, verranno
raccontate o completamente ignorate e via discorrendo.
Riuscire a ragionare in maniera autonoma, riducendo il
più possibile l’influenza della manipolazione mediatica sulla nostra
psiche è più difficile di quanto si possa immaginare. Occorre
innanzitutto abbandonare la presunzione di essere immuni ai manipolatori
e armarsi di pazienza e “coraggio” nella ricerca della vera realtà. Si
tratta di una strada lunga, complicata ed infarcita di brutte sorprese,
ma senza dubbio prodromica di grandi soddisfazioni.
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