Chissà perché la Festa della Repubblica debba essere una parata
militare. Non voglio fare la litania di “quanto ci costa”, anche se ci
costa moltissimo, più di quanto ci dicono. Vi sono centinaia
di soldati di tutte le armi, fuori dalla parata, in servizio d’ordine. E
centinaia di auto blu, con relativi autisti. Questi costi non sono
stati conteggiati, ma c’erano. Lasciamo perdere: sarei disposto a spese
anche maggiori, se fossero nello spirito della Repubblica, “fondata sul
lavoro” (articolo 1). Mi sono chiesto: perché non fare sfilare il
lavoro? Quello che c’è e quello che non c’è. Certo ci vorrebbe un
tantino di fantasia creativa, ma non siamo forse un popolo di artisti,
di santi, di navigatori ecc? Non potremmo appaltare questa idea a trenta
saggi, che scandaglino per benino la nostra Costituzione e trovino come
festeggiarla senza “farle la festa”m senza scassinarla, e scardinarla,
come si è fatto più d’una volta in questi ultimi 30 anni?
Lo so che c’è la tradizione, che, dal lontano 1948, prevede una
parata militare. Ma erano altri tempi. Eravamo Repubblica da poco, da
poco avevamo combattuto. Ma, fin dal 1949 entrammo nella NATO e cessammo
di essere sovrani nel nostro stesso paese. Da allora tutto questo
orgoglio tricolore non ha più cessato di sbiadire.
Nel 2010, già regnante Giorgio Napolitano, il 64-esimo anniversario
della Repubblica fu dedicato – in onore dell’articolo 11 della
Costituzione – “alle forze armate in missioni di pace”. Non ridete,
s’intendeva anche l’Afghanistan, l’Irak, la Libia. Con questo spirito si
poteva dedicare la parata agli F35. Insomma voglio dire che di tutto
questo si potrebbe fare a meno. Lo so, lo so, anticipo l’obiezione: e la
gente come si diverte? Ho una risposta: educandola alla pace. Del resto
nel 1963 la parata fu annullata perché Giovanni XXIII stava morendo.
Pensate e inchinatevi. Adesso l’hanno fatto santo. Non potevamo fare altrettanto e sospenderla? Anche nel 1976
non ci fu la parata, causa il terremoto nel Friuli. Nel 2012 fu dedicata
ai terremotati dell’Emilia, che avrebbero preferito di certo che quei
soldi andassero a loro. infine l’anno scorso il re decise che la parata
si doveva fare, ma ridotta, in ricordo dei poveri. E costrinse la
compagnia a rinunciare al ricevimento con champagne e pasticcini.
Quest’anno c’è Renzi in trionfo, la crisi è finita (dicono sul palco)
e dunque abbiamo potuto permetterci ben due passaggi delle Frecce
Tricolori. Fine dell’austerità, dunque, e anche i corazzieri hanno
potuto sfilare a cavallo per la gioia dei cittadini festanti colà
pervenuti. C’era abbastanza biada. Ma, sotto sotto, lo sappiamo: siamo
una colonia dell’Impero, e questo è un cerimoniale senza significato: un
involucro vuoto. Parata inutile di un esercito inutile. Di
professionisti che non rappresentano il popolo. Dovremmo pensarne un
altro, di esercito, di leva, una forza capace di difendere le
popolazioni dalla catastrofi naturali che si annunciano sempre più
frequenti. Sarebbe stato meglio proclamare il lutto nazionale per il
ritorno ufficiale in Europa del nazismo. Parlo dell’Ucraina, che tra
poco sarà nostra alleata nella NATO. E nessuno lo sa, nel nostro popolo
festante che applaude i simpatici bersaglieri.
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