gli ultimi giorni dell’Impero USA si stanno
avvicinando rapidamente. Forse la sua fine sarà lenta e graduale, forse
rapida e catastrofica; avverrà in modo caotico, oppure organizzato.
Nessuno può sapere come si presenterà, ma la fine dell’Impero è certa
come il giorno segue la notte e il sole segue la pioggia. Gigantismo,
sovra-arricchimento e sovra-indebitamento chiederanno il loro prezzo,
come hanno scoperto tutti gli imperi del passato.
Gli Imperi
sono come batteri in una capsula di Petri: spensierati, ciechi e
insensibili si espandono fino all’esaurimento del cibo o alla
contaminazione dell’ambiente con i loro rifiuti e poi muoiono.
Sono
automi, e non possono farne a meno: sono programmati per espandersi o
morire, espandersi o morire e alla fine espandersi e morire.
“Dollars On A Plate”- Di cosa si nutre l’Impero? Si nutre di denaro e
di paura; i vostri soldi e la vostra paura, entrambi ottenuti con la
vostra collaborazione.
E’ più forte adesso che quando doveva affrontare un avversario reale come l’Unione Sovietica.
La Russia oggi non è un avversario: tutto ciò che vuole è essere un
Paese normale, in pace con il mondo. Ma l’Impero non glielo consentirà,
vero? Deve creare nemici.
Chi sono i nostri nemici? Secondo gli autori della Guerra Infinita sono la Corea del Nord, Iran, Siria e terroristi islamici.
Qualcuno di loro è effettivamente in grado di minacciare gli Stati
Uniti? Beh, sì, ma sono tutti abbastanza facili da scoraggiare. Ma il
piano degli autori della Guerra Infinita non è quello di scoraggiarli, è
di chiuderli in un angolo attraverso l’instabilità politica e le
sanzioni mentre frustrano la popolazione sui due fronti in una frenesia
terrorizzante.
Sappiamo tutti che il complesso
militare-industriale degli Stati Uniti è diventato un organismo
auto-riproducente e incontrollabile, proprio come Dwight D. Eisenhower
aveva avvertito nel 1961.
Tutti conoscono la frase e
l’avvertimento di Eisenhower – è parte della nostra memoria collettiva.
Con un bilancio di mille miliardi di dollari l’anno, in crescita e oltre
1000 basi sparse per il pianeta, si è esteso ben oltre ciò che
Eisenhower avrebbe potuto immaginare nel suo incubo peggiore.
Non possiamo dire che non lo sapevamo: ci aveva avvertito.
Dopo l’episodio Nazional-Socialista in Germania, molti buoni tedeschi
si sono rammaricati per non aver parlato chiaro e forte, sostenendo che
non sapevano ciò che era stato fatto in loro nome.
Ma noi non abbiamo questa scusa: sappiamo tutto da sempre e non è la prima volta che veniamo avvertiti.
Il Generale Smedley Butler ce lo disse nel 1933 e le sue parole sono
ancora con noi, pubblicate on-line. Come mai tutti, generali inclusi,
diventano improvvisamente saggi appena vanno in pensione? Butler ci ha
offerto una spiegazione: la sua mente “era in uno stato alterato mentre
prestava servizio come soldato eseguendo gli ordini”. Nel 1933 Butler ci
disse che egli “era un truffatore, un gangster per il capitalismo”.
Disse:
“Ho aiutato a rendere il Messico, in particolare
Tampico, sicuro per gli interessi petroliferi americani nel 1914. Ho
aiutato a rendere Haiti e Cuba posti tranquilli per gli affari dei
ragazzi della National City Bank. Ho aiutato a razziare una mezza
dozzina di Repubbliche centro-americane per gli interessi di Wall
Street. La lista è lunga. Ho aiutato a ripulire il Nicaragua per
l’International Banking House dei Brown Brothers nel 1909-1912… Ho
portato la luce nella Repubblica Dominicana per gli interessi della
American Sugar nel 1916. In Cina ho contribuito a fare in modo che la
Standard Oil lavorasse indisturbata“.
Questo Impero non è nulla di nuovo, sappiamo da sempre che cos’è e che cosa fa. Non possiamo dire di non saperlo.
Da sempre abbiamo visto come gli Stati Uniti hanno represso ogni
rivolta popolare contro autocrati e oligarchi locali, posto Paesi sotto
il loro controllo e aiutato ad organizzare e formare gli squadroni della
morte che sterminavano l’opposizione. Pensate all’Indonesia,
all’Argentina, o all’Honduras. Abbiamo visto come l’Impero ha
schiacciato ogni governo democratico che minacciasse gli interessi
commerciali statunitensi con il falso pretesto dell’ “anti-comunismo” a
partire dall’Iran nel 1953, Guatemala nel 1954 e proseguendo con Congo,
Haiti (più volte), il famoso e infame golpe in Cile nel 1973 (con
l’assassinio del presidente Salvador Allende l’11 settembre), Nicaragua
nel 1980, e molti, molti altri. (Per altri dettagli vedi William Blum,
Killing Hope).
Naturalmente molti di noi hanno vissuto
attraversando le gigantesche menzogne e il genocidio di milioni in
Vietnam, Laos e Cambogia durante la cosiddetta “Guerra del Vietnam”:
sapevamo, guardavamo e abbiamo pagato le tasse per i proiettili e le
bombe.
Più recentemente abbiamo visto le sfacciate bugie
dell’Impero a disposizione di tutti in Iraq, Libia, Siria, Afghanistan,
Somalia, Georgia, Pakistan, Yemen, Ucraina… Non finiscono mai!
Ma gli intrighi che sobilliamo in giro per il mondo non sembrano mai
tornare a casa e suonare il nostro campanello, non è vero? Forse è per
questo che continua a funzionare. Pensiamo che si possa semplicemente
ignorarli e andare avanti con la nostra vita – che non ci riguardino. O
ci toccheranno?
Mettiamo da parte la distruzione della
democrazia che sempre accompagna gli stati di polizia fascisti e
militarizzati, quello che sono gradualmente diventati gli Stati Uniti. E
ignoriamo anche la violenza che pervade la società statunitense o il
vasto gulag di carcerazione dove finiscono tutti gli “inutili
non-contribuenti”. Consideriamo che l’unico attacco militare sul suolo
degli Stati Uniti che ha realmente segnato un successo tangibile dai
tempi di Pearl Harbor è stato l’ 11 settembre.
Pearl Harbor era
alla periferia, lontano, in mezzo al Pacifico: “Un giorno che vivrà
nell’Infamia”, tanto più che la FDR sapeva che stava per accadere e ha
fatto di tutto per provocare l’interruzione dei rifornimenti di petrolio
al Giappone, provocando quindi l’attacco.
Ma le Hawaii sono
una periferia, mentre l’11 Settembre ha colpito il cuore dell’Impero, il
centro finanziario di New York, quello che aziona la pompa della
ricchezza imperiale e il Pentagono, incaricato della missione di dominio
degli Stati Uniti nel mondo.
Credere che 19 arabi armati di
taglierini, incapaci di pilotare persino un aereo a elica, siano stati
in grado di far crollare tre edifici del WTO in caduta libera, come in
una demolizione controllata (sì, gli edifici erano tre, vedi Edificio 7)
e distruggere una parte del Pentagono, o credere che si sia trattato di
un lavoro “interno”, non ha importanza. Il punto è che in quell’atto di
distruzione le guerre causate dall’Impero in giro per il mondo sono
tornate a casa.
Qual è stato il risultato? Questi eventi ci
hanno indotto o no a riconsiderare ciò che stiamo facendo? Ovviamente
no! Invece, siamo tutti pronti per la guerra. Ricordate, l’Impero è un
automa, un organismo auto-perpetuante che si alimenta di denaro e di
paura.
Quale modo migliore per generare nuova paura se non
quello di inscenare, provocare o fallire nel prevenire, un attacco alla
“Patria” – che è, tra l’altro, un termine della propaganda nazista?
Lo scopo della guerra è semplicemente quello di causare più guerra,
perché è molto redditizia e, infatti, viene usato il termine
(inappropriato) di “industria della difesa”.
Butler ci disse
nel 1933 che “la guerra è un racket” e ha documentato i massicci
profitti durante la prima guerra mondiale. Immaginate quanti soldi
stanno facendo Lockheed, Northrop Grumman-Boeing, General Dynamics,
Raytheon e gli altri dalla “Guerra al Terrore”? Cifre astronomiche.
Mentre leggete queste parole, l’Impero è impegnato nel suo lavoro in
Ucraina. Ecco come funziona. In primo luogo si rovescia il governo
eletto in un colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti, poi si induce
il regime fantoccio locale a scatenare un attacco militare e a
organizzare squadre della morte per soffocare quella parte della
popolazione nella zona orientale che non intende sostenere il colpo di
stato pro-statunitense: in questo caso utilizzando veri e propri
squadroni della morte di stampo nazista, completi di svastiche.
(Chiunque può verificare facilmente questi fatti con una semplice
ricerca su Internet). E per il consueto tocco finale imperialista, si
vota alle Nazioni Unite (insieme al Canada) contro una risoluzione che
condanna i nazisti ucraini e altri assassini razzisti, mentre gli
europei vergognosamente si astengono. Questo tipo di programma ha sempre
funzionato bene e l’Impero continua a replicarlo incessantemente, anche
se i risultati sono sempre peggiori.
Un gran numero di
cittadini Americani sostiene le guerre di conquista statunitensi poiché
queste consentono loro di poter mantenere i loro fastosi stili di vita. E
sono quelli che ci disturbano più di altri. Molti di noi sono
totalmente contrari alle guerre ma solo pochi considerano umanamente ed
emotivamente insopportabile la distruzione di milioni di vite umane a
nostro nome e con i nostri soldi. Qual è la differenza? Non so,
bisognerebbe chiederlo ad uno psicologo.
La domanda per quelli
che si oppongono alla guerra infinita è: cosa abbiamo fatto a questo
proposito? Il movimento di massa che nel 1960 portò alla rivolta un
vasto segmento della società, aveva qualcosa a che fare con la fine del
conflitto in Vietnam. Ma nonostante queste proteste, l’Impero fu in
grado di prolungare il conflitto di altri cinque anni, fino al 1973,
quando accettò di porvi fine agli stessi termini che furono offerti nel
1968 al premio “Nobel per la Pace” Henry Kissinger.
Da allora
non c’è stata nessuna protesta significativa contro la guerra, e tanto
meno nessuno in grado di prevenire o porre fine alla guerra. Perché?
In primo luogo, perché la leva obbligatoria è stata abolita. Questo ha
messo fine al coinvolgimento delle famiglie medie americane nelle guerre
dell’Impero e quindi ha eliminato l’obbligo del consenso da parte dei
cittadini. Gli strateghi si resero conto che la coscrizione obbligatoria
era un disastro per l’Impero. Il modo nuovo, migliore e più economico
per procurarsi carne da macello per la guerra senza fine era quello di
arruolare i bambini del sottoproletariato utilizzando l’oppressione
economica al fine di privarli di qualsiasi mezzo di progresso, tranne il
servizio militare.
In secondo luogo, l’apparato militare è
stato privatizzato e questo richiede un sempre minore coinvolgimento
delle famiglie statunitensi nel mondo militare e meno bisogno del loro
consenso: “Siete tutti volontari, quindi state zitti!”.
In
terzo luogo, il campo di azione sempre più esteso del controllo da parte
della NSA e di altre agenzie governative ha contribuito a tenere sempre
più sotto controllo la popolazione e a soffocare ogni dissenso.
E quarto: lo stretto controllo governativo/economico sui mezzi di
comunicazione statunitensi ha consentito una diffusa propaganda e un
lavaggio del cervello della popolazione.
In definitiva: è in
corso oggi una guerra agli informatori e ai giornalisti che espongono la
verità, da Tom Drake a William Binney, Sibel Simons, Jesselyn Radack,
Bradley Manning e Julian Assange. Se necessario la polizia, che ora è
molto più militarizzata che in passato e il corpo della Guardia
Nazionale riescono a schiacciare ogni rivolta come fosse un insetto.
Tutte queste misure impediscono a qualsiasi azione legale di riforma,
pur se perseguita in modo non violento attraverso votazioni, scioperi,
proteste autorizzate, resistenza civile, ecc., di produrre qualche
risultato.
L’unica azione che potrebbe fermare l’Impero è
quella di tagliargli i “viveri”, ovvero le tasse con cui vive. La belva
va affamata disinvestendo, portando i beni altrove, resistendo alle
tasse, protestando contro le tasse. L‘ex Segretario di Stato Alexander
Haig ci disse chiaro e tondo negli anni ’80, quando dovette affrontare
importanti proteste contro le politiche Americane nel Centro America:
“Lasciateli protestare quanto vogliono fin tanto che pagano le tasse”.
Mai parole più veritiere sono state pronunciate da un funzionario statunitense.
Si può forse contraddire questa dichiarazione? Ci sono state altre
misure che hanno avuto un qualche impatto sulla macchina da guerra?
Onestamente, no.
Milioni di persone in tutto il mondo hanno
protestato prima dell’invasione dell’Iraq nel 2003. Queste proteste sono
state ignorate. Nessuna protesta o altro sforzo riesce a fermarla
perché non vengono tagliati i “viveri” dell’Impero, cioè il denaro e la
paura. Solo tagliando i fondi non pagando le tasse si può fermare
l’Impero.
Molti hanno detto che gli Stati Uniti non hanno
bisogno del denaro dei contribuenti poiché sopravvive grazie al debito
infinito. E’ vero, l’Impero vive di debito, ma la capacità di vendere il
debito si basa sul rating dei buoni del tesoro statunitensi.
Recentemente, in Giugno 2014, la S&P ha dato agli USA un AA+ con
“prospettive stabili”.
Se nascono dubbi sul rating USA, può
essere messa in discussione la possibilità di vendere il debito per
continuare a finanziare l’Impero. La capacità di incassare le tasse è
ciò che mantiene alto il rating delle obbligazioni degli Stati Uniti. In
presenza di una qualsiasi riduzione del rating delle obbligazioni
statunitensi i tassi d’interesse dovrebbero salire per continuare ad
attrarre maggiori investimenti. Di conseguenza gli interessi sul debito
diverrebbero incontrollabili trasformandoli in debito non rimborsabile,
questo senza considerare il debito originario che non ha nessuna
intenzione di ripagare.
In questo ambito gli sforzi del Tea
Party per bloccare il governo federale rifiutando di aumentare il tetto
del debito per una volta si sono rivelati utili anche se per motivazioni
diverse.
Pensavano che fosse il welfare a mandare in rovina il
paese, ma questa è un’affermazione ridicola perché la spesa sociale è
trascurabile rispetto alle spese militari. Tuttavia, per una volta sono
riusciti a far abbassare il rating delle obbligazioni. Bloccare il
governo federale è comunque un passo nella giusta direzione e poiché
negli ultimi anni solo il Tea Party è riuscito a farlo, concediamogli il
giusto merito.
Se gli USA non fossero più in grado di
raccogliere le tasse in modo affidabile diminuirebbe la loro capacità di
finanziare l’Impero con il debito: dovrebbero ricorrere ad un aumento
delle imposte, una scelta politicamente inaccettabile, soprattutto
nell’era del Tea Party, con un elettorato totalmente contrario a
qualsiasi nuova imposizione fiscale.
Risulta quindi chiaro che
l’unica cosa che potrebbe fermare l’Impero è una rivolta fiscale. E non
dovrebbe essere neanche tanto clamorosa: al minimo dubbio circa la
capacità del governo federale di riscuotere le tasse si ridurrebbe il
rating delle obbligazioni.
Anche una minima riduzione potrebbe
far alzare i tassi d’interesse abbastanza da rendere il debito degli
Stati Uniti non rimborsabile.
Andiamo al sodo: come poter
evitare di pagare le tasse quando l’IRS (agenzia delle entrate
Americana, NdT) le trattiene i nostri stipendi aggiungendo circa il 15%
in più del necessario (poi l’80% delle persone ottiene un rimborso)? Una
coincidenza?
No, è un prestito senza interessi di un anno preso dai contribuenti.
In realtà è abbastanza semplice non pagare le tasse. Basta procurarsi
un modulo W-4, scrivere ESENTE nell’apposito spazio e consegnarlo al
vostro ufficio Risorse Umane. Al datore di lavoro non è consentito
cambiare niente se non dietro precisa indicazione dalla IRS.
Normalmente non hanno alcun motivo per contestarlo.
Ecco cosa è successo l’ultima volta che è stato sperimentato su vasta
scala: nel 2007 Code Pink si unì alla War Resisters League per
organizzare un progetto nazionale di rifiuto della tassa di guerra per
“fermare le guerre di Bush”. Non fu una vera e propria rivolta fiscale,
ma più che altro un referendum per comprendere quante persone avrebbero
potenzialmente aderito a trattenere simbolicamente una certa cifra dalle
tasse dovute. La petizione online chiese alla gente se fosse disposta a
trattenere volontariamente dalle tasse dovute anche solo 1 dollaro se
almeno altre 100.000 avessero accettato di fare lo stesso. Su una
popolazione di 316 milioni di persone, quanti credete abbiano firmato la
petizione? Circa 2.000.
Quindi, come potete vedere, non ci
sono molti segnali che la gente sia disposta a fare l’unica cosa che
potrebbe realmente fermare l’Impero: una vera e propria rivolta fiscale
alla Tea Party.
Questo significa che l’Impero continuerà a
prosperare, che il debito continuerà ad accumularsi senza mai poterlo
ripagare e che quindi il collasso totale è inevitabile.
Le
conseguenze di un collasso totale sono imprevedibili: forse ci sarà un
atterraggio morbido, forse no. Ma se non si è disposti a impegnarsi in
una qualche forma di rivolta fiscale, il crollo finale non si potrà
evitare.
Dovrete scegliere tra due cose: impegnarsi in una rivolta fiscale ora o affrontare il crollo futuro.
Siete sicuri di voler tentare la sorte del crollo? I risultati di una
rivolta fiscale individuale sono prevedibili: punizioni con sanzioni e
interessi applicati dalla IRS; vivere nella paura di vedersi portare via
stipendio, beni, proprietà e anche la casa dagli agenti federali (anche
se queste misure estreme non avvengono tanto spesso, ma basta solo il
pensiero ad instillare in noi la paura).
Forse perderemo i nostri beni e forse anche il lavoro.
Perdere il posto di lavoro porterebbe alla depressione, a un divorzio,
alla droga e all’alcol, ecc. Così finiamo con il preferire il crollo:
dopotutto si tratta solo di perdere i propri risparmi, non avere
elettricità e riscaldamento per la casa, non avere più nessuno che
raccoglie i rifiuti urbani, trovare negozi saccheggiati o chiusi, vedere
in giro bande armate che pattugliano le strade.
A voi la scelta.
Comunque il collasso potrebbe anche finire bene! Nel cuore di un
americano fiorisce sempre la speranza. Siamo o non siamo (o meglio –
eravamo) le persone del “We Can”?
Chissà, magari sappiamo crollare meglio di chiunque altro.
Ci vengono tuttavia dei dubbi dopo aver letto la presentazione di Dmitry Orlov – Collapse Gap.
E’ probabile che le conseguenze del crollo prossimo venturo saranno
peggiori di quelle di una rivolta fiscale oggi. Soprattutto dal momento
che all’IRS ci vogliono anni per arrivare ad identificare dei finti
“ESENTI”. E sarebbe più difficile da reprimere se fosse fatto in massa.
Ma è perfettamente comprensibile scegliere di non fare nulla e attendere
le conseguenze future, mettendo a tacere la propria coscienza
impegnandosi in proteste inutili e inefficaci.
Probabilmente avete una famiglia da mantenere, o un hobby costoso, o qualche altra scusa.
Così si decide di tentare la sorte del collasso futuro. In fondo per
voi il collasso potrebbe rivelarsi un fatto positivo, chissà.
Questa psicologia è abbastanza comprensibile. Spero davvero che questo
crollo sia indolore come si spera, ma chissà perché ne dubito.
Buona fortuna, però!
Qualunque cosa accada, dovrete vivere per tutta la vita, sia essa lunga
o breve, accettando le conseguenze della decisione che avrete preso.