David Katz e Shaun Frankson, co-ideatori di Plastic Bank (banca della plastica), società canadese fondata nel 2013 con sede a Vancouver, hanno ideato un sistema per recuperare i rifiuti di plastica abbandonati sulla spiagge, e trasformarli in soldi destinati alle popolazioni del Terzo mondo. “Nel mondo sono dispersi migliaia di miliardi di dollari in plastica”, afferma Katz, “che invece si dovrebbe riusare e far fruttare, quando possibile”.
Il progetto rivoluzionario della Plastic Bank è attivo ad Haiti, nelle Filippine, in Brasile e Sud Africa, ma punta ad espandersi anche in India, Indonesia e Panama.
La quantità di rifiuti che il mondo genera aumenta quotidianamente. Ogni anno nel mondo si producono 300 milioni di tonnellate di plastica. Di questi, solo 140 milioni di tonnellate, meno della metà, dopo l’uso finiscono in discarica o vengono riciclate. I restanti 160 milioni di tonnellate o sono ancora in uso oppure finiscono nell’ambiente: in spiaggia, in un bosco o in mare. Almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare ogni anno.
Il modello di business è chiaro: ridurre l’inquinamento dovuto ai rifiuti plastici trasformandoli in una moneta di scambio. L’obiettivo è duplice: liberare l’ambiente del fardello dei rifiuti in plastica, avviandoli a riciclo separando correttamente i diversi tipi di materiale, e favorire lo sviluppo economico delle aree più povere del Mondo. “Nei paesi in via di sviluppo, abbiamo scoperto che circa l’80% dei rifiuti in plastica proviene da aree con elevati livelli di povertà e senza sistemi efficaci di gestione dei rifiuti”, afferma Shaun Frankson, co-founder di Plastic Banck.
Alle persone si chiede di raccogliere questi rifiuti sulle spiagge, nelle aree urbane o lungo le strade prima che finiscano nei mari, e di portarli in centri ad hoc dove vengono selezionati e preparati per l’avvio al riciclo.
A questo punto, le plastiche vengono vendute ad aziende interessate a usarle per produrre imballaggi o oggetti e il ricavato serve a remunerare ogni raccoglitore con denaro contante, corsi di formazione, strumenti da lavoro o oggetti di uso comune, per un valore di 25 centesimi di dollaro alla libbra (circa 40 centesimi di euro al chilo).
Il progetto rivoluzionario della Plastic Bank è attivo ad Haiti, nelle Filippine, in Brasile e Sud Africa, ma punta ad espandersi anche in India, Indonesia e Panama.
La quantità di rifiuti che il mondo genera aumenta quotidianamente. Ogni anno nel mondo si producono 300 milioni di tonnellate di plastica. Di questi, solo 140 milioni di tonnellate, meno della metà, dopo l’uso finiscono in discarica o vengono riciclate. I restanti 160 milioni di tonnellate o sono ancora in uso oppure finiscono nell’ambiente: in spiaggia, in un bosco o in mare. Almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare ogni anno.
Il modello di business è chiaro: ridurre l’inquinamento dovuto ai rifiuti plastici trasformandoli in una moneta di scambio. L’obiettivo è duplice: liberare l’ambiente del fardello dei rifiuti in plastica, avviandoli a riciclo separando correttamente i diversi tipi di materiale, e favorire lo sviluppo economico delle aree più povere del Mondo. “Nei paesi in via di sviluppo, abbiamo scoperto che circa l’80% dei rifiuti in plastica proviene da aree con elevati livelli di povertà e senza sistemi efficaci di gestione dei rifiuti”, afferma Shaun Frankson, co-founder di Plastic Banck.
Alle persone si chiede di raccogliere questi rifiuti sulle spiagge, nelle aree urbane o lungo le strade prima che finiscano nei mari, e di portarli in centri ad hoc dove vengono selezionati e preparati per l’avvio al riciclo.
A questo punto, le plastiche vengono vendute ad aziende interessate a usarle per produrre imballaggi o oggetti e il ricavato serve a remunerare ogni raccoglitore con denaro contante, corsi di formazione, strumenti da lavoro o oggetti di uso comune, per un valore di 25 centesimi di dollaro alla libbra (circa 40 centesimi di euro al chilo).
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