venerdì 25 marzo 2016

L’Occidente dopo il tramonto

Politica internazionale, apparato mediatico, opinione pubblica: a loro converrà trincerarsi nell’imbarazzo del silenzio, che si connota anche come unico cordoglio. Perché non basteranno le farneticanti omelie dell’intellettualoide borghesia delle partigianerie di fraccomodo – inscenate dall’arrembaggio della indecenza del salvinismo, e della cecità del renzismo -, per filtrare la coscienza dell’Occidente nei depuratori dell’indifferenza. Da Charlie Hebdo a Zaventem, passando per il Bataclan e la metropolitana di Maelbeek, la diplomazia dell’ozio si è adagiata sui guanciali del conformismo, lasciando che la fatale emorragia del terrorismo venisse a malapena tamponata con l’opportunismo della solidarietà.
La viltà della “esportazione della democrazia” – prosecuzione dell’imperialismo coi mezzi del politicamente corretto – si manifesta nelle lagne a gettoni della Mogherini. La stessa che, nemmeno 9 mesi fa, ammiccava gioviale ai petrodollari dell’Arabia Saudita, e i cui sorrisi come scimitarra trafiggevano il cuore di un’Europa soggiogata dalla sua impotenza. La commozione ad orologeria della Lady PESC è la parafrasi dell’Occidente: sull’arroganza dell’educare alla “civiltà”, cala la rivolta dell’Oriente – violentemente a salvaguardia della sua integrità -. Bruxelles, ieri, velava le turpitudini omicide di Salah. Bruxelles, oggi, lacrima lo stesso sangue che gli adepti del magrebino rivendicano.
Ma l’ipocrisia della meschinità è sconfinata: l’ISIS non è un cancro, ma la metastasi di un carcinoma riprodotto dalle cellule malate del neocolonialismo di Washington e delle marchette dei filo-atlantisti. Prima che una “guerra santa”, la jihad è la risposta (netta e marcata) alla prepotenza della militarizzazione griffata NATO – e “made in USA” -, e alla propaganda della democratizzazione coercitiva. Assecondarla è un crimine, approfondirla è un’urgenza. Frattanto, l’avanspettacolo del ridicolo prosegue, e la profezia della contemporaneità respira nella metrica di Battiato: “[...] l’analista sa che la famiglia è in crisi, da più generazioni, per mancanza di padri”

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