Il voto di domenica 13 marzo in Germania per il rinnovo dei
parlamenti regionali ha sentenziato la sconfitta della Coalizione di
Governo e in particolare della Cancelliera Angela Merkel, in riferimento
soprattutto alla politica immigratoria.
Nel Baden-Wuerttemberg, dove quattro anni fa la CDU aveva ottenuto il 39% dei consensi, vincono i Verdi di Winfried Kretschmann con il 30,3%. La CDU si ferma invece al 27%, seguita da l’AfD con il 15,1%, SPD con il 12,7%, i Liberali con l’8,3%. La sinistra della Linke resta fuori dal parlamento regionale con il 2,9%.
In Renania-Palatinato vince l’SPD guidato da Malu Dreyer con il 36,2%. Seconda arriva la CDU con il 31,8%, seguita da AfD con il 12,6%, Liberali col 6,2% dei consensi, Verdi con il 5,3%. La Linke resta anche qui fuori con il 2,8%.
In Sassonia-Anhalt vince invece la CDU di Reiner Haseloff con il 29,8% dei voti. AfD arriva seconda con il 24,2%, poi Linke con il 16,3%, SPD con il 10,6% e Verdi con il 5,2%. Restano fuori dal Parlamento i Liberali con il 4,9%.
Le urne offrono risultati molto incerti e nessuno dei partiti può cantare davvero vittoria. Tutti tranne uno: l’unico partito a festeggiare, attestandosi come terza forza nazionale, è Alternative für Deutschland, partito fondato nel 2013 e guidato oggi da Frauke Petry. Forza politica fortemente euroscettica, anti-euro e anti-immigrazione, in Sassonia AfD è riuscito ad ottenere il 24% strappando consensi alla sinistra (SPD+Linke) che nelle elezioni di quattro anni prima avevano ottenuto il 17% in più del risultato odierno. Sono proprio i ceti popolari, i cui voti sono sempre stati canalizzati dell’orbita della sinistra, a soffrire maggiormente i problemi legati all’economia e dell’immigrazione.
Dal punto di vista economico, seppur la Germania ha visto un periodo favorevole di crescita economica, è pur vero che essa è stata fatta sulle spalle dei lavoratori tedeschi stessi, i quali a partire dalla riforma Hartz del 2002 non vedono crescere i loro salari. L’elettorato medio di AfD è composto dai giovani al di sotto dei 30 anni, cioè coloro che più di tutti, attraverso l’esperienza dei minijobs, vivono sulla propria pelle le difficoltà del precariato tedesco.
Alle stesse ragioni economiche si ricollega il problema immigratorio. Fu la stessa Angela Merkel ad invitare in Germania i profughi siriani, cioè coloro che tra tutti i “migranti” erano i più istruiti e i meglio qualificati, per usarli poi nelle industrie tedesche come “esercito industriale di riserva” per mantenere bassi i salari dei tedeschi. Ma la situazione è poi sfuggita di mano, il numero dei profughi partiti dal Medioriente è cresciuto enormemente e né la Germania, né l’Europa hanno saputo trovare delle soluzioni efficaci per contrastare il fenomeno, né dal punto di vista dell’accoglienza interna, fissando delle regole certe, e né dal punto di vista della politica estera, risolvendo la crisi siriana, concludendo il conflitto e facendo tornare i profughi alle loro case. Invece, la Germania di Angela Merkel non è riuscita a far altro che sottomettersi al volere e alle condizioni del novello Sultano turco, Erdogan, il quale può usare come pedine i profughi siriani bloccando e riaprendo a piacimento i flussi immigratori, a seconda dei suoi scopi. Dal punto di vista della sicurezza poi, l’unica reazione ai fatti di Colonia è stato un libretto d’istruzioni per sesso sicuro tra migranti e autoctoni, segno evidente che l’attuale amministrazione in Germania è praticamente fuori dalla realtà. In questo contesto, avanzano partiti alternativi come l’AfD. Voi, se volete continuare a non capirci niente, continuate pure a chiamarli “populisti”, loro comunque avanzano in tutta Europa.
Nel Baden-Wuerttemberg, dove quattro anni fa la CDU aveva ottenuto il 39% dei consensi, vincono i Verdi di Winfried Kretschmann con il 30,3%. La CDU si ferma invece al 27%, seguita da l’AfD con il 15,1%, SPD con il 12,7%, i Liberali con l’8,3%. La sinistra della Linke resta fuori dal parlamento regionale con il 2,9%.
In Renania-Palatinato vince l’SPD guidato da Malu Dreyer con il 36,2%. Seconda arriva la CDU con il 31,8%, seguita da AfD con il 12,6%, Liberali col 6,2% dei consensi, Verdi con il 5,3%. La Linke resta anche qui fuori con il 2,8%.
In Sassonia-Anhalt vince invece la CDU di Reiner Haseloff con il 29,8% dei voti. AfD arriva seconda con il 24,2%, poi Linke con il 16,3%, SPD con il 10,6% e Verdi con il 5,2%. Restano fuori dal Parlamento i Liberali con il 4,9%.
Le urne offrono risultati molto incerti e nessuno dei partiti può cantare davvero vittoria. Tutti tranne uno: l’unico partito a festeggiare, attestandosi come terza forza nazionale, è Alternative für Deutschland, partito fondato nel 2013 e guidato oggi da Frauke Petry. Forza politica fortemente euroscettica, anti-euro e anti-immigrazione, in Sassonia AfD è riuscito ad ottenere il 24% strappando consensi alla sinistra (SPD+Linke) che nelle elezioni di quattro anni prima avevano ottenuto il 17% in più del risultato odierno. Sono proprio i ceti popolari, i cui voti sono sempre stati canalizzati dell’orbita della sinistra, a soffrire maggiormente i problemi legati all’economia e dell’immigrazione.
Dal punto di vista economico, seppur la Germania ha visto un periodo favorevole di crescita economica, è pur vero che essa è stata fatta sulle spalle dei lavoratori tedeschi stessi, i quali a partire dalla riforma Hartz del 2002 non vedono crescere i loro salari. L’elettorato medio di AfD è composto dai giovani al di sotto dei 30 anni, cioè coloro che più di tutti, attraverso l’esperienza dei minijobs, vivono sulla propria pelle le difficoltà del precariato tedesco.
Alle stesse ragioni economiche si ricollega il problema immigratorio. Fu la stessa Angela Merkel ad invitare in Germania i profughi siriani, cioè coloro che tra tutti i “migranti” erano i più istruiti e i meglio qualificati, per usarli poi nelle industrie tedesche come “esercito industriale di riserva” per mantenere bassi i salari dei tedeschi. Ma la situazione è poi sfuggita di mano, il numero dei profughi partiti dal Medioriente è cresciuto enormemente e né la Germania, né l’Europa hanno saputo trovare delle soluzioni efficaci per contrastare il fenomeno, né dal punto di vista dell’accoglienza interna, fissando delle regole certe, e né dal punto di vista della politica estera, risolvendo la crisi siriana, concludendo il conflitto e facendo tornare i profughi alle loro case. Invece, la Germania di Angela Merkel non è riuscita a far altro che sottomettersi al volere e alle condizioni del novello Sultano turco, Erdogan, il quale può usare come pedine i profughi siriani bloccando e riaprendo a piacimento i flussi immigratori, a seconda dei suoi scopi. Dal punto di vista della sicurezza poi, l’unica reazione ai fatti di Colonia è stato un libretto d’istruzioni per sesso sicuro tra migranti e autoctoni, segno evidente che l’attuale amministrazione in Germania è praticamente fuori dalla realtà. In questo contesto, avanzano partiti alternativi come l’AfD. Voi, se volete continuare a non capirci niente, continuate pure a chiamarli “populisti”, loro comunque avanzano in tutta Europa.
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