martedì 29 marzo 2016

La crisi ha rivoluzionato i bilanci delle famiglie italiane

La crisi ha fatto fare agli italiani un passo indietro sull’alimentazione di qualità, la moda e perfino la formazione e l’istruzione.
Nonostante la lieve ripresa dei consumi registrata nel 2015, i bilanci e le spese degli italiani continuano ad essere distanti dai livelli pre-crisi: nell’anno appena concluso, infatti, la spesa media annuale delle famiglie si è attestata su 22.882 euro, ancora 856 euro in meno rispetto al 2007, mentre i risparmi familiari, nello stesso periodo, si sono contratti addirittura del 25%.
Crescono, invece, le spese fisse, che assorbono una quota sempre maggiore del budget familiare. Rispetto al 2007, i nuclei del nostro Paese spendono molto di più per le uscite legate alla casa, all’acqua, all’elettricità e ai combustibili per il riscaldamento (+536 euro), ma anche per le spese sanitarie e per la salute (+142 euro). L’aumento dei costi fissi ha portato le famiglie, nel tempo, a tagliare il budget riservato alla maggior parte delle voci di spesa, riorientando i propri acquisti su prodotti di minor valore o rinunciando a beni e servizi percepiti come non indispensabili.
Il fenomeno di orientamento verso il basso della spesa diventa più evidente se si esamina il dettaglio dei prodotti alimentari. Cresce infatti la spesa per frutta e ortaggi (+164 euro rispetto al 2007) e per zuccheri e dolciumi (+92 euro), ma diminuiscono le risorse destinate a tutti i prodotti di maggior costo e pregio. In primis la carne (-100 euro) e il pesce (-74 euro), ma alla revisione di spesa non sfuggono nemmeno pane e cereali (-68 euro), olio (-51 euro), latte, formaggi e uova (-48) e bevande (-6).
Tra i prodotti no food, invece, spicca il calo di abbigliamento e calzature (-512 euro rispetto al 2007), ma anche della spesa per mobili, articoli e servizi per la casa (-475 euro) e il crollo del budget allocato per alberghi e ristoranti (-304 euro). Praticamente dimezzato pure il budget riservato all’istruzione, che tra il 2007 ed il 2015 passa da 304 a 173 euro, con un calo del 43%. Un dato su cui pesa la rinuncia a libri, corsi privati e formazione, ma su cui incide anche il calo di iscrizioni di giovani alle università. Il calo maggiore, però, è registrato da trasporti e carburanti: nel 2015 le famiglie italiane hanno speso lo scorso anno per questa voce ben 1.290 euro in meno rispetto al 2007. Un taglio dovuto in parte dalla diminuzione dei prezzi dei carburanti avvenuta nell’ultimo anno, che ha permesso alle famiglie di risparmiare 212 euro l’anno; ma che è da accreditare per la maggior parte ad un minor consumo di carburanti e al mancato rinnovo del parco auto. Aumentano, invece, le spese per la cura della persona, i servizi di assistenza sociale e assicurazioni (+945 euro), quelle per spettacoli (+184) e comunicazioni (+149), voce che include smartphone e contratti di telefonia, nati proprio nel 2007 e ormai diventati un vero e proprio fenomeno culturale ed una necessità lavorativa.
“La ripresa dei consumi rilevata nel 2015 rispetto al 2014 è ancora troppo debole per permettere il recupero del crollo della spesa registrato nei tre anni precedenti”, spiega Massimo Vivoli, Presidente Confesercenti. “Bisogna inoltre ricordare che il ritorno in territorio positivo dei consumi avvenuto lo scorso anno ha riguardato soprattutto i beni durevoli, le cui vendite sono cresciute del 7% nel solo 2015, mentre il resto è rimasto al palo. Anzi: la diminuzione di vendite registrata in molti comparti suggerisce che la domanda dei consumatori sia in questa fase più debole di quanto previsto. In questo scenario, dobbiamo prepararci a correre ai ripari, anche perché uno stimolo importante alla crescita del Pil può provenire solo dai consumi, visto che gli investimenti hanno ancora bisogno di tempo per manifestarsi. C’è bisogno di un intervento coraggioso, che dia un po’ di ossigeno alle famiglie e aiuti la ripartenza della spesa”.

Nessun commento:

Posta un commento