Una
piccola svalutazione competitiva, di quelle che scandalizzavano se
fatte dall’Italietta anni ‘80 o da altre economie contemporanee, ma
benedetta se disegnata dalla Bce in versione Mario Draghi.
Mai come questa volta “i mercati” avevano azzeccato tutte le previsioni. La Bce ha aumentato di un decimo di punto i tassi negativi sui depositi bancari, portandoli a -0,50%. Significa che le banche private che lasciano propri soldi in deposito presso la Bce perderanno – se sceglieranno di non muoverli di lì – un qualcosa ogni anno.
La mossa è fatta ovviamente per scoraggiare questa immobilizzazione, e spingere le banche a fare prestiti in direzione dell’economia reale, ossia a imprese e famiglie.
Nella stessa direzione va la terza fase di Tltro – prestiti a tassi quasi zero della Bce alle banche – che differenzia però leggermente il tasso di interesse richiesto, più favorevole per gli istituti che riprendono a far circolare liquidità nell’economia reale.
E altrettanto si può dire per la ripresa del quantitative easing, nella dimensione di 20 miliardi al mese ma a tempo indeterminato. In pratica, la Bce acquisterà titoli di Stato, ovviamente a partire da quelli più “sicuri” (tedeschi e olandesi). Ma rischia di trovarne relativamente pochi in circolazione, perché un terzo dei titoli oggi sul mercato sono già a tassi negativi. Persino i Btp triennali italiani, nell’ultima emissione, sono entrati ormai in questa fascia!
Mai come questa volta “i mercati” avevano azzeccato tutte le previsioni. La Bce ha aumentato di un decimo di punto i tassi negativi sui depositi bancari, portandoli a -0,50%. Significa che le banche private che lasciano propri soldi in deposito presso la Bce perderanno – se sceglieranno di non muoverli di lì – un qualcosa ogni anno.
La mossa è fatta ovviamente per scoraggiare questa immobilizzazione, e spingere le banche a fare prestiti in direzione dell’economia reale, ossia a imprese e famiglie.
Nella stessa direzione va la terza fase di Tltro – prestiti a tassi quasi zero della Bce alle banche – che differenzia però leggermente il tasso di interesse richiesto, più favorevole per gli istituti che riprendono a far circolare liquidità nell’economia reale.
E altrettanto si può dire per la ripresa del quantitative easing, nella dimensione di 20 miliardi al mese ma a tempo indeterminato. In pratica, la Bce acquisterà titoli di Stato, ovviamente a partire da quelli più “sicuri” (tedeschi e olandesi). Ma rischia di trovarne relativamente pochi in circolazione, perché un terzo dei titoli oggi sul mercato sono già a tassi negativi. Persino i Btp triennali italiani, nell’ultima emissione, sono entrati ormai in questa fascia!
Insomma,
la Bce ha fatto tutto quel che le veniva chiesto e che poteva fare. Ma
che aveva già abbondantemente fatto, anche con sforzi maggiori, senza
risultati apprezzabili per la “crescita” ma con l’unico effetto di
evitare il crollo del sistema bancario e finanziario europeo.
Quindi
anche la nuova fase di allentamento monetario non ha grandi speranza di
smuovere l’economia reale, ormai sull’orlo della recessione, a partire
da quella tedesca. I rischi sopravanzano le attese di profitto, quindi
le imprese (e le banche) non troveranno particolari vantaggi o stimoli a
mettersi in moto. Significativo è che Draghi, all’inizio di una nuova
Commissione europea che si annuncia particolarmente debole e dunque
“conservativa”, abbia anche lui raccomandato di fare investimenti pubblici, almeno a quegli Stati che se lo possono permettere grazie al surplus (a Berlino, insomma…).
Ma allora, quale significato ha questa ennesima decisione della Bce?
L’unico
possibile: “difendere” ancora per qualche tempo il “modello
mercantilista” tedesco ed europeo, svalutando un po’ la moneta unica
rispetto a dollaro e yuan cinese (Trump si è subito inferocito,
prendendosela con la “sua banca centrale, la Federal Reserve, che non fa
altrettanto). Difendere insomma l’arretratezza industriale continentale
dopo almeno 20 anni di “sciopero degli investimenti” – basti ricordare
lo scandalo del dieselgate che ha travolto la credibilità
dell’automobile tedesca – e un sistema finanziario diventata
improvvisamente “contendibile” (l’Hong Kong Exchange ha avanzato
un’offerta da 36 miliardi per il London Stock Exchange, ossia la società
che controlla la Borda di Londra e quella di Milano).
Quindi
possiamo dire fin d’ora che la decisione di ieri, l’ultima, in pratica,
della gestione Draghi (su quelle future di Christine Lagarde ci sarà da
ridere e piangere) è semplicemente inutile.
Non più un bazooka, ma una pistola ad acqua.
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