martedì 12 marzo 2019

La rinascita dell’Egitto, grazie ai cinesi

Aiutiamoli a casa loro”. Lo slogan leghista è brutale e razzista, nella sua versione italiana, perché in realtà – e secondo le regole della comunicazione in mano a dei falsari – significa l’opposto. Ossia un volgarissimo fora dai ball e nessun aiuto.
La premessa “culturale” di quello slogan è che noi italiani siamo ricchi, ma non troppo; e dunque non possiamo permetterci di accogliere gente che viene dai paesi più poveri o in guerra, soprattutto africani. Silenzio ovviamente sullo sfruttamento bestiale cui costringiamo quelli che riescono ad arrivare nonostante tutto, dandoli in pasto ai caporali per farli lavorare a due-tre euro l’ora. In quel caso, ci mancherebbe, sono i benvenuti, fino alla fine della stagione. Poi fora dai ball…
La stupidità rende ciechi e quindi gente simile non riesce neppure a vedere – figuriamoci a capire – quel che sta avvenendo dall’altra parte del Mediterraneo. E dire che ci riguarda ormai direttamente…
Abbiamo ripreso e inquadrato un articolo de IlSole24Ore che dava conto dei colossali investimenti cinesi in Algeria e il significato che questi andavano assumendo per il Nordafrica e l’Europa mediterranea.
Adesso vi proponiamo quest’altro articolo, scritto per Class Editori con l’intento di segnalare alle imprese italiane le opportunità di business in Egitto, che però descrive un’altra realtà in rapidissima trasformazione sotto la spinta degli investimenti, dei progetti e delle competenze tecnologiche… di Pechino.
Ancora abituati – da veri razzisti, anche se in veste “democratica” – a pensare i cinesi come produttori di chincaglieria o giocattoli di plastica e gli egiziani come arabi indolenti, dovremmo invece guardare alla quantità e dimensione dei progetti cinesi che stanno mettendo le premesse per un radicale cambiamento del modello di sviluppo di un paese che vanta ben 105 milioni di abitanti, peraltro in rapidissimo aumento.
Solo per elencare quelli principali:
a) una nuova capitale amministrativa (tipo Brasilia) costruita ex novo nel deserto, su 700 chilometri quadrati e in grado di ospitare 5 milioni (milioni!) di persone; con “1.000 moschee, zone industriali, un centro congressi con 5.000 posti, duemila scuole, aeroporto internazionale, centinaia di strutture sanitarie, un distretto diplomatico, un distretto medico, aree ricreative”, oltre ovviamente ai palazzi ministeriali, le ambasciate, gli alberghi, ecc. Nella foto d’apertura una “idea” di come dovrebbe diventare.

b) una nuova città portuale vicino ad El Alamein per decongestionare la concentrazione di popolazione nelle aree lungo il Nilo e attirare flussi turistici;
c) una nuova zona economica speciale in cui concentrare, integrare e far sviluppare la miriade di imprese tessili di piccole dimensioni e zero proiezione internazionale.
Si può andare avanti a lungo, ma potere leggere da soli.
L’”occasione” per le imprese italiane, in questa autentica manna, è davvero poca roba: una fornitura di tubi per la costruzione di una rete di gas domestico.
Ma non è questo il punto. La questione è che dall’altra parte del Mediterraneo, dall’Algeria all’Egitto, c’è qualcuno che “aiuta gli africani a casa loro”. Ma sul serio. Investendo in infrastrutture civili, industrie, scuole, ecc. In questo modo, perlomeno in prospettiva, non solo si “trattiene” la popolazione in patria con modi decisamente meno bruschi dei lager libici costruiti dall’Italia (Al Sisi certamente non è un “sincero democratico”) ma, con la crescita dell’occupazione e del reddito, è immaginabile anche un calo del malessere sociale che ha dato fin qui fiato all’islamismo radicale.
C’è poi l’aspetto economico, del tutto svantaggioso per chi dovesse restare fuori della Via della Seta e ammanettato a un sistema di “austerità” che drena risorse dai paesi euromediterranei a favore di quelli nordeuropei.
Se Gheddafi fosse rimasto al potere ancora per qualche anno – e qui appare del tutto suicida l’intervento militare euro-statunitense per eliminarlo – sarebbe stato completato un “anello sud” finalmente fuori dall’alternativa tra sottosviluppo e modello petrolio-dipendente. Una pacchia, per chi non riesce più a crescere sotto l’incubo del Fiscal Compact.
Male che poteva andare, per i nostri concittadini meno fortunati, ci sarebbe stata almeno l’occasione di potersi imbarcare per attraversare il mare e sperare di venir ben accolti. Magari pagando solo il biglietto del traghetto…
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Egitto, l’Italia guarda ai mega progetti all’ombra delle piramidi
L’Ice a Il Cairo ha evidenziato le opportunità che si aprono in questa fase per le imprese italiane dell’oil&gas, del mobile, nelle costruzione, nella lavorazione del cuoio. Intanto partono le gare per realizzare infrastrutture civili. Il paese è uno dei più integrati nella strategia Bri e la Cina progetta ancora di investirvi 2,5 miliardi di dollari da parte di un centinaio di aziende manifatturiere
Pier Paolo Albricci – Class Editori *
La Camera di commercio italiana in Egitto segnala l’apertura di una gara importante per l’industria italiana oil & gas. La Egas, Egyptian Natural Gas holding, ha lanciato un bid internazionale per la fornitura di tubi nell’ambito di un progetto per realizzare una rete di gas domestico, finanziata dalla World bank con 330 milioni di dollari.
La dimensione della gara conferma l’Egitto come uno dei paesi del Medio Oriente più attivi negli investimenti in infrastrutture civili, un mercato importante per le imprese italiane in particolare nella filiera dell’oil & gas, ma non solo. Il paese sta beneficiando in particolare degli effetti positivi dell’allargamento del canale di Suez che negli ultimi tre anni ha moltiplicato i flussi degli scambi marittimi tra Asia e Mediterraneo, dando un forte impulso agli investimenti pubblici e privati.
Nell’area mediterranea l’Egitto è, anche, uno dei paesi più toccati dalle iniziative nell’ambito della Belt&Road Initiative (Bri) che si è concretizzata nel finanziamento di una parte importante dei lavori a Suez e nella partecipazione ai nuovi progetti, tra cui i principali sono la zona economica speciale Teda-Suez, di cui è già stata completata la prima fase, con l’obiettivo di introdurre più di 100 aziende del tessile e abbigliamento, attrezzature petrolifere, motocicli, energia solare, la realizzazione di una monorotaia tra la nuova capitale amministrativa e al-Salam City, finanziata dalla Eximbank cinese, la creazione di un hub tessile nell’Alto Nilo,con un finanziamenti cinese per 324 milioni di dollari.
Inoltre Construction China’s Shanghai Electric Company and Dong Fang realizzeranno con un investimento di 2,3 miliardi di dollari la centrale idroelettrica di Ataka Mountain.
Oltre a quelli che vedono più direttamente in campo capitali cinesi, i lavori in corso d’opera sono molteplici e in diversi settori. Fra i principali emerge la realizzazione della Nuova Capitale Amministrativa, voluto fortemente dal Presidente della Repubblica, e in avanzata fase di realizzazione in una zona desertica a una cinquantina di chilometri a Est del Cairo che si estenderà per 700 chilometri quadrati
Su un’area di quasi 80 mila ettari di cui circa 6 mila a verde, la città ospiterà la nuova sede del governo, alloggi per cinque milioni di persone, 1.000 moschee, zone industriali, un centro congressi con 5.000 posti, duemila scuole, aeroporto internazionale, centinaia di strutture sanitarie, un distretto diplomatico, un distretto medico, aree ricreative. La prima fase dell’enorme progetto, finanziato anche dalla China Fortune Land Development Company, dovrebbe essere completata entro il 2020.
New Alamein City è un altro mega progetto tra il residenziale e il turistico le cui prime realizzazione potrebbero vedere la luce entro l’anno prossimo. Localizzato nella provincia di Marsa Matrouh, la seconda città della costa settentrionale, dopo Alessandria, Al-Alamein City punta a superare la congestione della popolazione in Egitto sfruttando la costa settentrionale come destinazione residenziale e attirando il turismo durante tutto l’anno.
Progettata per ospitare più di 3 milioni di persone, è stata concepita in diverse fasi, la prima fase è divisa in due settori principali con un’area di circa 3.200 ettari per 400 mila, prevede centri turistici, un settore archeologico e un settore urbano. Rete idrica, infrastrutture di trasporto, fognature e reti elettriche sono in fase di costruzione mentre The Arab Contractors Company sta portando avanti l’alternativa dell’attuale strada costiera con 38 km di lunghezza e 5 corsie e due cantieri a sud della città.
Un terzo grande progetto Robbiky Leather City, che prevede un investimento di 63 milioni di dollari, è finalizzato alla realizzazione della prima Zona Industriale dell’Egitto specializzata nella produzione di concia delle pelli e di prodotti in pelle e prevede il trasferimento di 70 piccole concerie da Magra El-Oyoun nella vecchia Cairo, alla nuova città. Il 90% delle infrastrutture e delle utilities della nuova città sono state completate e 113 fabbriche sono state già installate.
Un altro progetto interessante per le imprese italiane della filiera del mobile è la Città del Mobile di Damietta sulle coste del Mediterraneo circa 250 chilometri a nord del Cairo, che prevede la realizzazione di un hub internazionale per la produzione e l’esportazione di mobili, con un investimento di 562,8 milioni di dollari.
Su un’area di 133 ettari sorgeranno fabbriche, laboratori di artigianato, piccole e medie imprese del settore. La zona dovrebbe essere realizzata entro un anno, inclusa la consegna delle licenze. Il progetto prevede inoltre la realizzazione di un hotel di classe mondiale che ospiterà gli ospiti delle future esposizioni fieristiche. I lavori delle reti di infrastrutture e strade sono in fase di completamento.
Nell’ambito della creazione di zone economiche speciali dove attirare investimenti esteri, quella del Canale di Suez (SCZone) è la più estesa su un’area di 461 chilometri quadrati, quasi i due terzi delle dimensioni di Singapore.
SCZone è costituita da 2 aree integrate, Ain Sokhna con Ain Sokhna Port, e East Port Said, che comprende 2 aree di sviluppo (Qantara West & Ismailia West) e 4 porti (West Port Said, Port Adabiya , Port Al Tor Port,Al Arish Port).
Ogni area integrata e di sviluppo offre opportunità di investimento in imprese industriali e commerciali, infrastrutture e real estate, logistica, servizi e tecnologia.
L’azienda cinese Jushi ha firmato un contratto per le espansioni pianificate dalla società nella zona di Ain Sokhna con un investimento di 60 milioni di dollari in un’area di 90 mila metri quadrati. Trentadue società cinesi sono pienamente operative in SCZone, dove hanno investito 400 milioni.
Il presidente cinese ha annunciato che il governo investirà fino a 2,5 miliardi di dollari in 100 società in SCZone.Il governo russo ha anche confermato gli investimenti e ha avviato sviluppi per un totale di 107,8 milioni di dollari distribuiti su 398 aziende nei settori dell’ingegneria, delle macchine, della costruzione navale e del cibo nei pressi di East Port Said.
L’espansione industriali prevista lungo il canale sarà alimentata da tre gigantesche centrali elettriche situate a Ain Sokhna, Burullus e nella nuova capitale amministrativa che forniranno una capacità totale di 14.400 megawatt, pari a circa il 50% della rete elettrica del Paese, con un investimento di 7 miliardi di dollari. Elsewedy è l’appaltatore principale della centrale elettrica Beni Suef, mentre Orascom sta lavorando ai progetti Burullus e New Capital. Siemens ha firmato un contratto da 8 miliardi di euro per costruire tre impianti a gas a ciclo combinato da 4.800 MW, ciascuno con otto unità.
Uno dei progetti più interessanti per le imprese italiane della filiera del mobile è la Citta del Mobile di Damietta sulle coste del Mediterraneo circa 250 chilometri a nord del Cairo, che prevede la realizzazione di un hub internazionale per la produzione e l’esportazione di mobili, con un investimento di 562,8 milioni di dollari.
Su un’area di 133 ettari sorgeranno fabbriche, laboratori di artigianato, piccole e medie imprese del settore. La zona dovrebbe essere realizzata entro un anno, inclusa la consegna delle licenze. Il progetto prevede inoltre la realizzazione di un hotel di classe mondiale che ospiterà gli ospiti delle future esposizioni fieristiche. I lavori delle reti di infrastrutture e strade sono in fase di completamento.

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