Ripartire dal Patto per il Lavoro. Così è stato riavviato il
confronto tra Confindustria e sindacati. Ad un anno dal Patto per la
Fabbrica, siglato il 9 marzo del 2018, i leader di Cgil, Cisl e Uil e il
presidente di Confindustria, sono tornati ad incontrarsi in uno
scenario politico ed economico profondamente mutato rispetto al marzo
dello scorso anno.
L’Italia continua ad essere in una pesante recessione (definita “tecnica” perché fa meno impressione sulla fiducia di famiglie e imprese, ndr), e le cosiddette “parti sociali”, a partire dall’appuntamento di oggi puntano a confermare di avere una piattaforma comune che mette al centro le infrastrutture (tra cui la Tav), la sempre evocata crescita e il lavoro. Sul tavolo, dovrebbe esserci anche la questione del salario minimo legale, fatta esplodere dalla questione del reddito di cittadinanza che ha svelato la vergogna dei bassi e bassissimi salari in Italia, e le due proposte di legge -una del M5S e l’altra del Pd- che propongono l’introduzione per legge della retribuzione minima oraria, una misura già esistente in molti paesi europei ma malvista da Cgil Cisl Uil e da Confindustria. I sindacati concertativi continuano a nascondere il crollo dei salari reali dei lavoratori riaffermando che la strada da seguire sia quella di attribuire valore legale ai contratti nazionali stipulati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Di questo i sindacati discuteranno anche con il vicepremier Luigi Di Maio che li ha convocati oggi, al ministero dello Sviluppo economico.
Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l’appuntamento di oggi con i sindacati servirà a far ripartire il confronto “da molti punti del Patto per la Fabbrica, ma ne implementeremo anche altri, chiaramente nel confronto con i tre segretari, specialmente in questo momento delicato della vita del Paese”. Oggi sarà anche l’occasione, per Boccia, di confrontarsi con il nuovo leader della Cgil, Maurizio Landini, che ha manifestato sintonia con le preoccupazioni degli industriali sulle difficoltà che il Paese sta attraversando. “Siamo in una fase recessiva – ha detto Landini alla vigilia dell’incontro – ed è sotto gli occhi di tutti. Domani c’è l’occasione perchè le parti verifichino la condizione anche di dire delle cose comuni nei confronti del governo, perchè la situazione economica e sociale è molto pesante e molto pericolosa”.
Per il nuovo numero uno della Cgil, “il Patto per la Fabbrica va applicato, il problema che abbiamo è che è stato fatto un ottimo accordo un anno fa, ma deve essere applicato in tutte le sue parti. Questo vuol dire affrontare il problema della rappresentanza, della certificazione della rappresentanza, degli investimenti, del fisco, della formazione”. Curioso questo affiancare e ribadire che insieme a fisco e formazione ci sia il problema della rappresentanza. Anche nella recente intervista a L’Espresso, Landini ha lasciato capire molto chiaramente che nelle trattative non vuole avere tra i piedi sindacati conflittuali (non ha nominato l’Usb o altri sindacati di base, ma il concetto è chiaro)
Sulla stessa linea il leader della Uil, Carmelo Barbagallo: “la povertà aumenta, la produzione diminuisce, i lavoratori sono sempre più precari bisogna, con pacatezza, cominciare a ridiscutere di che tipo di società vogliamo in questo Paese, di come vogliamo far riprendere l’economia, di come ridiamo potere d’acquisto a lavoratori e pensionati attraverso il taglio delle tasse. E’ ora di togliere il cuneo fiscale sul lavoro, noi abbiamo il costo del lavoro più alto della media europea e i salari reali più bassi della media europea, abbiamo le pensioni tassate al doppio della media europea”.
Anche per la leader della Cisl, Annamaria Furlan, “l’incontro di domani (oggi per chi legge, ndr) è molto importante: noi dobbiamo passare alla gestione del Patto per la Fabbrica e dobbiamo anche andare oltre. C’è un bisogno estremo che le parti sociali che rappresentano il lavoro, in modo particolare attraverso la contrattazione, creino il futuro per questo Paese, a partire dalla qualità del lavoro, cosa di cui c’è assoluta necessità”.
L’Italia continua ad essere in una pesante recessione (definita “tecnica” perché fa meno impressione sulla fiducia di famiglie e imprese, ndr), e le cosiddette “parti sociali”, a partire dall’appuntamento di oggi puntano a confermare di avere una piattaforma comune che mette al centro le infrastrutture (tra cui la Tav), la sempre evocata crescita e il lavoro. Sul tavolo, dovrebbe esserci anche la questione del salario minimo legale, fatta esplodere dalla questione del reddito di cittadinanza che ha svelato la vergogna dei bassi e bassissimi salari in Italia, e le due proposte di legge -una del M5S e l’altra del Pd- che propongono l’introduzione per legge della retribuzione minima oraria, una misura già esistente in molti paesi europei ma malvista da Cgil Cisl Uil e da Confindustria. I sindacati concertativi continuano a nascondere il crollo dei salari reali dei lavoratori riaffermando che la strada da seguire sia quella di attribuire valore legale ai contratti nazionali stipulati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. Di questo i sindacati discuteranno anche con il vicepremier Luigi Di Maio che li ha convocati oggi, al ministero dello Sviluppo economico.
Per il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, l’appuntamento di oggi con i sindacati servirà a far ripartire il confronto “da molti punti del Patto per la Fabbrica, ma ne implementeremo anche altri, chiaramente nel confronto con i tre segretari, specialmente in questo momento delicato della vita del Paese”. Oggi sarà anche l’occasione, per Boccia, di confrontarsi con il nuovo leader della Cgil, Maurizio Landini, che ha manifestato sintonia con le preoccupazioni degli industriali sulle difficoltà che il Paese sta attraversando. “Siamo in una fase recessiva – ha detto Landini alla vigilia dell’incontro – ed è sotto gli occhi di tutti. Domani c’è l’occasione perchè le parti verifichino la condizione anche di dire delle cose comuni nei confronti del governo, perchè la situazione economica e sociale è molto pesante e molto pericolosa”.
Per il nuovo numero uno della Cgil, “il Patto per la Fabbrica va applicato, il problema che abbiamo è che è stato fatto un ottimo accordo un anno fa, ma deve essere applicato in tutte le sue parti. Questo vuol dire affrontare il problema della rappresentanza, della certificazione della rappresentanza, degli investimenti, del fisco, della formazione”. Curioso questo affiancare e ribadire che insieme a fisco e formazione ci sia il problema della rappresentanza. Anche nella recente intervista a L’Espresso, Landini ha lasciato capire molto chiaramente che nelle trattative non vuole avere tra i piedi sindacati conflittuali (non ha nominato l’Usb o altri sindacati di base, ma il concetto è chiaro)
Sulla stessa linea il leader della Uil, Carmelo Barbagallo: “la povertà aumenta, la produzione diminuisce, i lavoratori sono sempre più precari bisogna, con pacatezza, cominciare a ridiscutere di che tipo di società vogliamo in questo Paese, di come vogliamo far riprendere l’economia, di come ridiamo potere d’acquisto a lavoratori e pensionati attraverso il taglio delle tasse. E’ ora di togliere il cuneo fiscale sul lavoro, noi abbiamo il costo del lavoro più alto della media europea e i salari reali più bassi della media europea, abbiamo le pensioni tassate al doppio della media europea”.
Anche per la leader della Cisl, Annamaria Furlan, “l’incontro di domani (oggi per chi legge, ndr) è molto importante: noi dobbiamo passare alla gestione del Patto per la Fabbrica e dobbiamo anche andare oltre. C’è un bisogno estremo che le parti sociali che rappresentano il lavoro, in modo particolare attraverso la contrattazione, creino il futuro per questo Paese, a partire dalla qualità del lavoro, cosa di cui c’è assoluta necessità”.
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