lunedì 13 novembre 2017

Ricerca italiana: bioplastica dagli scarti urbani

La ricerca italiana protagonista a Bruxelles: durante la Bioeconomy Week (14-17 novembre) sarà infatti presentato Res Urbis, “REsources from URban BIo-waSte”, il progetto dell'Università di Verona e de La Sapienza per la valorizzazione degli scarti urbani di origine organica mediante trasformazione in bio-polimeri per la produzione di plastiche ecocompatibili, finanziato dalla Comunità Europea all’interno del programma Horizon 2020.
“Ognuno dei 300 milioni di europei che vivono in aree urbane – spiega Mauro Majone, coordinatore del progetto - produce in media ogni giorno più di 100 grammi di sostanza organica di scarto, il cui recupero e valorizzazione è attualmente piuttosto limitato; questo rende evidente che il potenziale impatto applicativo di RES URBIS è molto elevato. Le ricadute ambientali, economico e occupazionali che possono derivare dalla messa a punto di tecnologie innovative che consentano la trasformazione di quest’enorme flusso di materiale organico in prodotti utili e con effettivo valore di mercato sono estremamente positive. Allo stesso tempo, il progetto punta a sviluppare tecnologie tali da consentirne l’integrazione con la riqualificazione di impianti tradizionali per la depurazione delle acque o il trattamento dei rifiuti”.
Il progetto si inquadra nelle azioni di ricerca e sviluppo specificamente finalizzate a promuovere l'Economia circolare “La transizione da un’economia di tipo lineare, in cui le risorse vengono utilizzate per produrre beni che alla fine del loro ciclo di vita vengono smaltite in modo massivo, ad un modello di tipo circolare, in cui le risorse vengono riutilizzate indefinitamente, con enormi benefici per l’ambiente, passa necessariamente per il recupero dei rifiuti organici prodotti nelle nostre città”, spiega David Bolzonella del dipartimento di Biotecnologie UniVerona “In questo progetto si vuole sviluppare una filiera tecnologica innovativa per la valorizzazione integrata dei vari scarti organici di origine urbana quali i rifiuti municipali e i fanghi di depurazione delle acque reflue municipali. L'obiettivo principale è quello di convertire queste tipologie di scarti urbani in bioplastiche con applicazioni nei settori dell'imballaggio (film biodegradabili e compositi), della produzione di beni di consumo durevole quali ad esempio i telai di computer, tablet e telefoni, oppure elementi per l’interior design come lampade e sedie. Tutti i flussi residui dal processo per la produzione delle bio-plastiche andranno, come già oggi accade con i rifiuti organici raccolti separatamente, verso la produzione di biogas (metano) e compost, per una valorizzazione di secondo livello.”.Alla ricerca hanno partecipato anche l’università di Bologna, la Ca Foscari di Venezia e   21 partner tra imprese, associazioni e amministrazioni pubbliche provenienti da 8 Paesi europei.

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