L’operazione verità si sta rivelando decisamente una questione
rognosa per il governo Gentiloni. Lo si era capito dalla stretta
imposta ai mass media (e dall’atteggiamento della polizia) contro lo
sciopero generale del 10 e la manifestazione dell’11 novembre, convocati
proprio all’insegna della verità da far conoscere al paese sul piano
della disoccupazione reale, della aspettativa di vita taroccata sulle
pensioni, della destrutturazione del lavoro che ha visto il boom solo di
quello precario e a bassi salari, dello smantellamento del welfare che
sta minando alla base la salute e la scuola pubblica.
Ma adesso a incalzare il governo sul piano della verità – e a far saltare i nervi ai ministri – ci si è messa anche la Commissione Europea. Con motivazioni e posizionamento ovviamente opposti a quelli dell’Usb o della Piattaforma Eurostop.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha bollato come “intollerabili” le parole del vice presidente della Commissione europea, Jyrki Katainen, il quale ha esortato il Governo a dire la verità agli italiani sullo stato dei conti pubblici. “Non mi è piaciuta l’esortazione al Governo italiano – ha detto – a non mentire ai cittadini, questo è intollerabile. Il Governo dice le cose come stanno”.
Una sorta di excusatio non petita del ministro dell’Economia, che mostra tutti i nervi scoperti di un esecutivo che ha fatto della cortina fumogena sulla ripresa economica e sulla luce in fondo al tunnel una velina di regime. I fatti, come noto, dicono tutt’altro, confermando ancora una volta quella contraddizione tra il demone della “crescita” e la realtà dello sviluppo di un paese, una contraddizione classica nei sistemi liberisti (neo o ordo che siano).
Come abbiamo scritto nei giorni scorsi sul nostro giornale, la Commissione Europea ha già fatto sapere che la Legge di Stabilità approntata dal governo per affrontare la campagna elettorale, si porta dentro un buco di alcuni miliardi (almeno 3,5) che andranno recuperati al più presto con una manovra aggiuntiva. Come? O con nuove tasse o con nuovi tagli alla spesa sociale, come al solito.
Ma adesso a incalzare il governo sul piano della verità – e a far saltare i nervi ai ministri – ci si è messa anche la Commissione Europea. Con motivazioni e posizionamento ovviamente opposti a quelli dell’Usb o della Piattaforma Eurostop.
Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha bollato come “intollerabili” le parole del vice presidente della Commissione europea, Jyrki Katainen, il quale ha esortato il Governo a dire la verità agli italiani sullo stato dei conti pubblici. “Non mi è piaciuta l’esortazione al Governo italiano – ha detto – a non mentire ai cittadini, questo è intollerabile. Il Governo dice le cose come stanno”.
Una sorta di excusatio non petita del ministro dell’Economia, che mostra tutti i nervi scoperti di un esecutivo che ha fatto della cortina fumogena sulla ripresa economica e sulla luce in fondo al tunnel una velina di regime. I fatti, come noto, dicono tutt’altro, confermando ancora una volta quella contraddizione tra il demone della “crescita” e la realtà dello sviluppo di un paese, una contraddizione classica nei sistemi liberisti (neo o ordo che siano).
Come abbiamo scritto nei giorni scorsi sul nostro giornale, la Commissione Europea ha già fatto sapere che la Legge di Stabilità approntata dal governo per affrontare la campagna elettorale, si porta dentro un buco di alcuni miliardi (almeno 3,5) che andranno recuperati al più presto con una manovra aggiuntiva. Come? O con nuove tasse o con nuovi tagli alla spesa sociale, come al solito.
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