lunedì 25 settembre 2017

Ci eravamo tanto odiati

Dev’esservi qualcosa di nascosto e vitale tra la politica italiana e la città di Fiuggi. Nelle feconde acque termali fiuggine venti e passa anni fa Fini spense la fiamma del Movimento Sociale; nei giorni scorsi Forza Italia ha approfittato dell’amenità locale per poter pianificare le prossime tornate elettorali. Forse i bagni avranno aiutato mister B. a mantenere quella ritrovata forma fisica gagliardamente dimostrata tra gli scaffali dell’Autogrill: di sicuro, al netto della location e dei paparazzi, la kermesse ha certificato il riavvicinamento definitivo tra l’ex Cav e l’Unione Europea.
Letto in controluce, il discorso di Berlusconi– depurato dal pastone piacion-nostalgico fatto di pietismi sull’età e richiami svogliati al golpe del 2011- appare infatti un preciso segnale di roger rivolto all’establishment europeo. Silvio c’è, e ha dimenticato volentieri gli sgarbi della premiata ditta Merkel-Sarkozy: all’UE serve una grande coalizione di moderati (leggi collaborazionisti) che, dal centro, respinga sia l’assalto sbandato dei 5stelle che i bollori salviniani proseguendo nel cammino delle riforme-svendita dell’economia italiana.
B non può farsi sfuggire la chance di essere nuovamente un player centrale della politica italiana, giocando ad un tempo sul tavolo moderato e su quello “populista”.
In tal senso FI svolge un ruolo perfetto per i gattopardi di Bruxelles. Da un lato rende sempre più sterile Salvini e le istanze- invero molto aleatorie- del sovranismo leghista; dall’altro rappresenta sempre una percentuale fondamentale di elettorato che, nell’aritmetica delle urne, può risultare decisiva. In un “partito” liquido, a-ideologico e padronale come Forza Italia, del resto, ogni piroetta trasformistica può avvenire: la fiducia al governo Monti ed il patto del Nazareno sono esempi marchiani. Se c’è stato in passato dell’antieuropeismo, questo fu sempre di maniera, teso a intercettare scampoli di sacrosanto dissenso per inertizzarlo nel mare magnum della melassa moderata. Non si capirebbe altrimenti la candidatura e la presidenza di Tajani all’Europarlamento, così come non si spiegherebbe il magistrale lavoro di restyling politico a cui- Renzi imperante- Silvio s’è sottoposto per tornare oggi sulla cresta dell’onda. Il ping-pong con la Lega ha giovato solo e soltanto a Forza Italia, castrando le voglie di leadership e la forza del giovin Matteo, ingabbiato dal furbo giuoco di specchi ideato ad Arcore.
L’ex Cavaliere acclamato in quel di Fiuggi il giorno della presentazione del nuovo programma elettorale. Sullo sfondo, campeggia l’emblematica scritta “L’Italia e l’Europa che vogliamo”.

Dell’ipocrisia patetica con cui Merkel e soci plaudono oggi all’orco deriso ieri nessuno o quasi può sorprendersi, visto che la menzogna è la madre dell’europeismo (sui padri, ché son tanti e innumerevoli, meglio non disquisire…). Duole constatare invece che, ancora una volta, Berlusconi ponga innanzi alle disperate esigenze del Paese le proprie: in tal senso solo degli ingenui- o degli sprovveduti- potrebbero pensare allora a una coalizione realmente alternativa al circo europeista con un così stretto alleato del PPE. Si sa, la via che porta a Palazzo Chigi è lastricata di buone intenzioni

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