mercoledì 7 ottobre 2015

Il vero scontro non è tra la Russia e l’Isis, ma tra la Russia e l’Occidente

Il futuro a breve termine potrebbe riservarci scenari fino a poco tempo fa improbabili. Come quello di una Russia egemone e padrona indisturbata del Medio Oriente, dove l’immobilismo di Usa ed Europa stanno producendo solo vantaggi per la politica estera di Mosca. Direttamente dalla Giordania, dove è in visita assieme a una delegazione ufficiale di parlamentari per discutere di cooperazione economica e militare, il presidente del Consiglio della Federazione russa, Valentina Matvienko, ha fatto sapere che la Russia potrebbe esaminare l’ipotesi di una serie di attacchi aerei militari contro i militanti dello Stato islamico in Iraq, qualora dovesse ricevere dal governo di Baghdad una richiesta in tal senso. «Nel caso di una richiesta ufficiale dell’Iraq alla Federazione Russa – ha detto Matvienko – la leadership del paese prenderà in considerazione la fattibilità politica e militare del coinvolgimento delle nostre forze aeree in operazione sul campo. Tale richiesta non è stata ancora fatta, dunque vi prego di non specularci sopra».
Nel frattempo caccia da combattimento russi, Sukhoi Su-25, Su-24M e bombardieri Su-34, hanno cominciato raid aerei intorno alla città di Palmira, nella Siria centrale. A renderlo noto è stata la tv di stato siriana, secondo la quale l’aviazione russa ha iniziato a bombardare l’area che una volta era la sede di uno dei principali siti archeologici del paese, rasa al suolo dalla foga dai terroristi islamici.
Il vero scontro in queste ore, però, non è tra la Russia e l’Isis, ma tra la Russia e l’Occidente. La Nato oggi, attraverso il segretario generale Stoltenberg, è tornata ad accusare Mosca di colpire i civili e non i militanti del califfato. «Chiedo alla Russia di evitare nuove tensioni con la Nato», ha detto Stoltenberg, definendo inaccettabile la violazione dello spazio aereo turco da parte dei jet russi. Un’accusa, quella del diplomatico norvegese, che a Mosca non ha affatto gradito. “Giusto l’altro giorno la Nato ha bombardato un ospedale pieno di civili a Kunduz e ora ci vengono a fare la morale”, è il ragionamento che fanno dalle parti del Cremlino.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, è tornata ad attaccare i media occidentali, accusandoli di aver orchestrato «una forte campagna anti-russa contro le operazioni di Mosca in Siria», mentre Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha dichiarato che la Russia sta lavorando esclusivamente per colpire i gruppi terroristi presenti sul territorio siriano. «Più volte sia il presidente della Russia che i militari – ha detto Peskov - hanno sottolineato che l'obiettivo degli attacchi sono le organizzazioni e i gruppi terroristici che si trovano sul territorio della Siria e che stanno attaccando le forze armate e le città di questo Paese. Lì di questi gruppi ve ne è un gran numero».
Intanto a sparigliare ancora di più le carte potrebbe arrivare volontari russi che hanno combattuto nell’ultimo anno e mezzo a fianco dei separatisti del Donbass, in est Ucraina. Vladimir Komoyedov, presidente della Commissione Difesa del Parlamento russo, non ha escluso una ipotesi del genere dopo le dichiarazioni del presidente ceceno, Razman Kadyrov, che aveva annunciato di essere pronto, ma solo dopo un eventuale via libera di Putin, ad inviare forze in Siria per operazioni speciali. «Sicuramente, unità di volontari russi combattenti saranno tra le file dell'esercito siriano», ha fatto sapere Komoyedov. Secondo fonti russe, sono tra 2.500 e 5mila i 'foreign fighters' russi che potrebbero presto sbarcare in Siria. Il Cremlino ha chiarito che non ha intenzione di inviare truppe di terra in Siria, proseguendo esclusivamente con i raid aerei a sostegno delle forze di Assad.

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