La ministra della Salute Beatrice Lorenzin allunga a 208 voci la
lista di esami clinici da ridurre e sottrae altri 2,3 miliardi al
Servizio sanitario nazionale. L’accusa è di eccesso di prescrizioni
inappropriate. In preparazione altre norme per ridurre la medicina
difensiva. I sindacati: manifestazione nazionale a novembre
Messo definitivamente in soffitta l’obiettivo prioritario di prevenire le malattie che era alla base della riforma sanitaria del 1978, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin allunga ulteriormente fino a 208 voci, rispetto alle 108 dell’agosto scorso, l’elenco degli esami clinici - da inserire in un prossimo decreto legge - che saranno coperti dal Sistema sanitario nazionale solo a determinate condizioni, prevedendo sanzioni per i medici che non rispettano i paletti imposti e perseverano invece in quell’«eccesso di prescrizioni» esploso negli ultimi anni con la cosiddetta “medicina difensiva”.
Un problema, quello dell’appropriatezza delle prescrizioni di test diagnostici (ma di abuso di farmaci non parla più nessuno) su cui tutti concordano, inclusi, con scarsa autocritica, i camici bianchi, e che comporterebbe secondo i calcoli governativi uno spreco di risorse pubbliche pari a 13 miliardi ogni anno. I medici però non ci stanno ad accettare il «metodo repressivo» che limita la loro azione «in scienza e coscienza» e «rischia di incrinare il rapporto di fiducia col paziente». Ma soprattutto, si ripercuote sulla salute pubblica, aumentando il divario tra le opportunità di accesso alle cure a seconda del censo e della regione di appartenenza.
E allora la Federazione nazionale degli Ordini dei medici annuncia già per novembre una manifestazione nazionale di tutta la categoria per «richiamare l’attenzione sulle criticità emergenti del Ssn», mentre Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici chiama alla «mobilitazione unitaria con i cittadini a difesa del Ssn e contro i tagli alla sanità camuffati come mancati aumenti o risparmi annunciati da Renzi e Padoan».
Cozza spiega al manifesto: «Con quest’ultima manovra di luglio inserita nel decreto sugli enti locali, in applicazione del Patto sulla salute siglato da governo e regioni e da completare appunto con l’elenco degli esami clinici stilato dal ministero, si tagliano 2,3 miliardi alla sanità pubblica. Ma sono 30 i miliardi sottratti negli ultimi cinque anni e non reinvestiti sul Ssn». Inoltre, il provvedimento della ministra Lorenzin — che limita, per esempio, la possibilità di ripetere l’esame del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue a una volta ogni cinque anni, a meno di particolari necessità curative — scarica sulle regioni la messa a punto del modus operandi: chi controllerà, chi dirimerà eventuali controversie tra medico e controllore, quali sanzioni per il medico e chi le infliggerà. C’è da scommettere che ogni regione si regolerà a modo suo. E così l’erogazione dei servizi, già a macchia di leopardo, diventerà talmente disomogenea da violare il diritto costituzionale sancito dall’articolo 32. In più, aggiunge Luigi Conte, segretario Fnomceo, «molti dei 208 esami indicati nel provvedimento come a rischio inappropriatezza sono desueti e già non utilizzati».
Ribatte Lorenzin: «Non c’è una caccia al medico, tutt’altro. Gli diamo gli strumenti per agire in modo più sereno. Le sanzioni amministrative sul salario accessorio scatteranno dopo un eccesso reiterato di prescrizioni inappropriate e solo dopo un contraddittorio con il medico che dovrà giustificare scientificamente le sue scelte. Se non lo farà, solo allora scatterà la sanzione». La ministra assicura inoltre che i «protocolli che stabiliscono come e quando fare gli esami sono stati decisi dalle società scientifiche e rivisti dal Consiglio superiore di sanità». E invece l’associazione dei medici dirigenti Anaao «conferma la propria totale contrarietà ad affrontare il tema dell’appropriatezza clinica per via politica e amministrativa - afferma il segretario nazionale Costantino Troise - Senza contare i veri e propri strafalcioni presenti nella parte tecnica del decreto, che la dicono lunga sulle competenze e sull’attenzione riservate alla materia».
Non sono poche invece le organizzazioni che plaudono al provvedimento considerato «utile alla lotta agli sprechi». Ma mentre i sindacati dei radiologi, per esempio, chiedono di «risolvere rapidamente la questione della responsabilità professionale», per il Codacons i medici «appaiono totalmente tutelati e possono ricorrere anche a forme particolari di assicurazione», «il problema semmai è garantire un livello di assistenza sanitaria adeguata evitando distorsioni a danno degli utenti».
L’elenco di Lorenzin comunque, secondo Massimo Cozza, «non rappresenta in alcun modo un limite alla medicina difensiva». E infatti il governo sta già lavorando, come ha ribadito ieri, ad una serie di norme da inserire nella legge di stabilità per aiutare i medici a tutelarsi dalle cause temerarie che sarebbero, secondo i sindacati, il 97% di quelle intentate da pazienti.
Messo definitivamente in soffitta l’obiettivo prioritario di prevenire le malattie che era alla base della riforma sanitaria del 1978, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin allunga ulteriormente fino a 208 voci, rispetto alle 108 dell’agosto scorso, l’elenco degli esami clinici - da inserire in un prossimo decreto legge - che saranno coperti dal Sistema sanitario nazionale solo a determinate condizioni, prevedendo sanzioni per i medici che non rispettano i paletti imposti e perseverano invece in quell’«eccesso di prescrizioni» esploso negli ultimi anni con la cosiddetta “medicina difensiva”.
Un problema, quello dell’appropriatezza delle prescrizioni di test diagnostici (ma di abuso di farmaci non parla più nessuno) su cui tutti concordano, inclusi, con scarsa autocritica, i camici bianchi, e che comporterebbe secondo i calcoli governativi uno spreco di risorse pubbliche pari a 13 miliardi ogni anno. I medici però non ci stanno ad accettare il «metodo repressivo» che limita la loro azione «in scienza e coscienza» e «rischia di incrinare il rapporto di fiducia col paziente». Ma soprattutto, si ripercuote sulla salute pubblica, aumentando il divario tra le opportunità di accesso alle cure a seconda del censo e della regione di appartenenza.
E allora la Federazione nazionale degli Ordini dei medici annuncia già per novembre una manifestazione nazionale di tutta la categoria per «richiamare l’attenzione sulle criticità emergenti del Ssn», mentre Massimo Cozza, segretario nazionale Fp Cgil Medici chiama alla «mobilitazione unitaria con i cittadini a difesa del Ssn e contro i tagli alla sanità camuffati come mancati aumenti o risparmi annunciati da Renzi e Padoan».
Cozza spiega al manifesto: «Con quest’ultima manovra di luglio inserita nel decreto sugli enti locali, in applicazione del Patto sulla salute siglato da governo e regioni e da completare appunto con l’elenco degli esami clinici stilato dal ministero, si tagliano 2,3 miliardi alla sanità pubblica. Ma sono 30 i miliardi sottratti negli ultimi cinque anni e non reinvestiti sul Ssn». Inoltre, il provvedimento della ministra Lorenzin — che limita, per esempio, la possibilità di ripetere l’esame del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue a una volta ogni cinque anni, a meno di particolari necessità curative — scarica sulle regioni la messa a punto del modus operandi: chi controllerà, chi dirimerà eventuali controversie tra medico e controllore, quali sanzioni per il medico e chi le infliggerà. C’è da scommettere che ogni regione si regolerà a modo suo. E così l’erogazione dei servizi, già a macchia di leopardo, diventerà talmente disomogenea da violare il diritto costituzionale sancito dall’articolo 32. In più, aggiunge Luigi Conte, segretario Fnomceo, «molti dei 208 esami indicati nel provvedimento come a rischio inappropriatezza sono desueti e già non utilizzati».
Ribatte Lorenzin: «Non c’è una caccia al medico, tutt’altro. Gli diamo gli strumenti per agire in modo più sereno. Le sanzioni amministrative sul salario accessorio scatteranno dopo un eccesso reiterato di prescrizioni inappropriate e solo dopo un contraddittorio con il medico che dovrà giustificare scientificamente le sue scelte. Se non lo farà, solo allora scatterà la sanzione». La ministra assicura inoltre che i «protocolli che stabiliscono come e quando fare gli esami sono stati decisi dalle società scientifiche e rivisti dal Consiglio superiore di sanità». E invece l’associazione dei medici dirigenti Anaao «conferma la propria totale contrarietà ad affrontare il tema dell’appropriatezza clinica per via politica e amministrativa - afferma il segretario nazionale Costantino Troise - Senza contare i veri e propri strafalcioni presenti nella parte tecnica del decreto, che la dicono lunga sulle competenze e sull’attenzione riservate alla materia».
Non sono poche invece le organizzazioni che plaudono al provvedimento considerato «utile alla lotta agli sprechi». Ma mentre i sindacati dei radiologi, per esempio, chiedono di «risolvere rapidamente la questione della responsabilità professionale», per il Codacons i medici «appaiono totalmente tutelati e possono ricorrere anche a forme particolari di assicurazione», «il problema semmai è garantire un livello di assistenza sanitaria adeguata evitando distorsioni a danno degli utenti».
L’elenco di Lorenzin comunque, secondo Massimo Cozza, «non rappresenta in alcun modo un limite alla medicina difensiva». E infatti il governo sta già lavorando, come ha ribadito ieri, ad una serie di norme da inserire nella legge di stabilità per aiutare i medici a tutelarsi dalle cause temerarie che sarebbero, secondo i sindacati, il 97% di quelle intentate da pazienti.
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