domenica 13 settembre 2015

Per gli europei l'acqua è un diritto umano

Il diritto umano all'acqua deve entrare nella legislazione comunitaria. È il verdetto dell'Europarlamento, che poche ore fa ha approvato una relazione modellata sulla proposta formulata dalla campagna Right2Water tramite una ECI (European Citizens Initiative) che ha raggiunto il tetto record di 1.884.790 adesioni.
Il documento è stato approvato con 363 sì, 96 no e 231 astenuti. La deputata irlandese del GUE, Lynn Boylan, ha accolto con favore l'esito della votazione: «Questa è una vittoria per la società civile e per gli attivisti di Right2Water in tutta Europa. Gli 1,8 milioni di firmatari dell'iniziativa dei cittadini europei, primo caso di successo per questo meccanismo, hanno finalmente ricevuto il sostegno che meritano da un'istituzione dell'Ue. La risposta iniziale della Commissione all'ECI era stata vaga, deludente e aveva fatto poco per esaudire le richieste. Io e altri colleghi progressisti ci siamo riuniti per produrre una relazione che meglio rispondesse alla loro campagna».
Il testo votato in plenaria invita Bruxelles a presentare proposte legislative che sanciscano il diritto umano all'acqua, tra cui una revisione della direttiva quadro. Inoltre, chiede di contrastare la privatizzazione dei servizi idrici e di escluderli dai negoziati sul TTIP. Il trattato di libero scambio fra Stati Uniti e Unione europea, infatti, al momento non estromette l'acqua dai tanti servizi pubblici che intende aprire alla privatizzazione.
Secondo Food and Water Europe, branca europea della ONG Food and Water Watch, la risoluzione approvata a Strasburgo mette in chiaro che «l'acqua è un bene pubblico di fondamentale importanza per la vita e la dignità umana, e non deve essere trattata come una merce».
I movimenti hanno visto accolte le loro richieste di smettere di utilizzare le misure di austerità come grimaldello per spalancare i beni comuni alla privatizzazione. L'aula ha anche respinto la mozione alternativa presentata dal PPE e dall'ECR, che invece prevedeva alcuni emendamenti al testo uscito dalla Commissione Ambiente (ENVI). Oltre ad espungere ogni riferimento alle misure di austerità, venivano completamente tagliati questo passaggio:
[...] invita la Commissione a escludere in modo permanente servizi i servizi idrici, igienico-sanitari e di smaltimento delle acque reflue dalle regole del mercato interno e da qualsiasi accordo commerciale, e di fornirli a prezzi accessibili [...]
E soprattutto quest'altro:
[...] Sottolinea che il carattere particolare dei servizi idrico-sanitari, come la produzione, la distribuzione e il trattamento, rende imperativo che siano esclusi da eventuali accordi commerciali che l'UE sta negoziando o intende negoziare; esorta la Commissione a concedere una esclusione giuridicamente vincolante per i servizi idrici, igienico-sanitari e di smaltimento delle acque reflue dai negoziati in corso per il Partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) e dall'Accordo sul commercio dei servizi (TISA); sottolinea che tutti i futuri accordi sul commercio e gli investimenti dovrebbero includere clausole sull'accesso libero all'acqua potabile per la popolazione del paese terzo cui l'accordo si riferisce, in linea con l'impegno di lungo periodo dell'Unione per lo sviluppo sostenibile e i diritti umani, e che un reale accesso all'acqua potabile per la popolazione del paese terzo cui si riferisce l'accordo deve essere condizione preliminare per eventuali futuri accordi di libero scambio [...]
Se tutti gli emendamenti che puntavano a gestire l'acqua secondo le leggi del libero mercato sono stati rifiutati, è pur vero che è sparito il paragrafo della relazione che spingeva l'Unione europea a sviluppare partenariati pubblico-pubblico nell'ambito della cooperazione internazionale sull'acqua, rompendo lo schema consueto delle partnership pubblico-privato. Già da tempo questa formula si sta sperimentando in America Latina, e si pone obiettivi slegati da dinamiche di profitto: lo scopo del partenariato, infatti, è la garanzia dell'accesso ai beni comuni e la sedimentazione del concetto di diritto umano all'acqua, considerata bene comune universale.
Tuttavia, secondo il portavoce del Forum italiano dei movimenti per l'acqua, Marco Bersani, il voto è fondamentale per rafforzare le battaglie che in tutto il continente i movimenti stanno portando avanti con l'obiettivo della ripubblicizzazione. «È particolarmente importante perché - spiega - mentre le sirene liberiste continuano a guidare le politiche dell'Unione, in tantissime città d'Europa si va progressivamente affermando la pratica della rimunicipalizzazione del servizio idrico».
Quale futuro attende la battaglia per l'acqua? Se da una parte la Commissione europea potrebbe decidere di non dar seguito alle pressioni politiche, è anche vero che l'intera architettura dell'Unione perderebbe legittimità agli occhi di una opinione pubblica già molto scettica. È l'aspetto su cui Bersani calca la mano: «Formalmente la Commissione può ignorare qualsiasi pronunciamento del Parlamento Europeo, ma se la mobilitazione sociale è costante e incisiva non può permettersi di non tenerne conto. Sottolineo che tra i punti qualificanti del documento ci sono: le richieste di tenere fuori l'acqua da qualsiasi accordo commerciale internazionale o interno e di fermare la promozione della privatizzazione attraverso i memorandum imposti dalla Troika ai Paesi indebitati». Come è accaduto in Grecia.

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