Bankitalia scopre l’acqua calda e dipinge
un quadro a tinte fosche sulla nostra economia. Il Pil sprofonda e le
banche prestano poco e a prezzi insostenibili
La Banca d’Italia scopre l’acqua calda. La crisi in Italia si sta aggravando drammaticamente. Ma anzichè mettere nero su bianco che l’economia del Paese sta per saltare, nel solito bollettino trimestrale Palazzo Koch si limita a parlare di produzione industriale che ristagna e ripresa lontana, nonostante i timidi segnali di crescita che arrivano dai consumi delle famiglie (quali?), dagli investimenti (ma dove?) e dalle migliori condizioni del credito (e qui siamo alla fantasia pura!). Intanto le stime sull’andamento del prodotto interno lordo peggiorano nettamente.
La Banca d’Italia scopre l’acqua calda. La crisi in Italia si sta aggravando drammaticamente. Ma anzichè mettere nero su bianco che l’economia del Paese sta per saltare, nel solito bollettino trimestrale Palazzo Koch si limita a parlare di produzione industriale che ristagna e ripresa lontana, nonostante i timidi segnali di crescita che arrivano dai consumi delle famiglie (quali?), dagli investimenti (ma dove?) e dalle migliori condizioni del credito (e qui siamo alla fantasia pura!). Intanto le stime sull’andamento del prodotto interno lordo peggiorano nettamente.
D’altra parte lo stesso governo, con il ministro dell’Economia Pier
Carlo Padoan ha appena riconosciuto che la crescita sarà risicata,
rafforzando l’ipotesi di una manovra finanziaria – per ora sempre negata
da Renzi – che l’ex viceministro Fassina ha quantificato in 23 miliardi
di euro.
Per risollevare le sorti
servirebbe un miracolo: un forte miglioramento degli scambi
internazionali, una ulteriore attenuazione delle tensioni finanziarie e
il funzionamento dalle nuove misure di politica monetaria adottate dalla
Bce, che ha promesso di immettere nel sistema un fiume di liquidità con
la raccomandazione che questa volta i soldi finiscano alle imprese e
non nell’acquisto di Btp. Se tutte queste ultime ipotesi dovessero
realizzarsi il Pil potrebbe salire fino a un +1%. Anche se gli stessi
economisti di via Nazionale hanno messo le mani avanti avvisando che
rimangono tuttavia considerevoli elementi di fragilità nelle prospettive
di ripresa, anche a causa dell’incertezza sull’evoluzione delle
tensioni geopolitiche in corso.
Se i segni di ripresa non si vedono, Bankitalia riesce a vedere “l’impossibile” parlando di segnali distensivi nell’offerta del credito bancario in Italia. Il costo del denaro per le imprese – sostiene via Nazionale – è in calo “ma resta superiore a quello dell’area dell’euro di circa 70 punti base”. Una visione parziale e quasi beffarda della realtà, visto che il costo del denaro resta altissimo per altri fattori diversi dai tassi, a partire dalle mostruose spese e commissioni applicate dalle banche, soprattutto ai clienti più in difficoltà (cioè in questo momento quasi tutte le famiglie e le piccole imprese). Tanto che la stessa Banca d’Italia non può negare che i segnali di miglioramento delle condizioni del credito sono tuttavia ancora “marginali e incerti”. I prestiti alle imprese sono ancora scesi soprattutto per il debole quadro congiunturale e in misura minore rispetto al passato, scrivono gli economisti di via Nazionale.
Se i segni di ripresa non si vedono, Bankitalia riesce a vedere “l’impossibile” parlando di segnali distensivi nell’offerta del credito bancario in Italia. Il costo del denaro per le imprese – sostiene via Nazionale – è in calo “ma resta superiore a quello dell’area dell’euro di circa 70 punti base”. Una visione parziale e quasi beffarda della realtà, visto che il costo del denaro resta altissimo per altri fattori diversi dai tassi, a partire dalle mostruose spese e commissioni applicate dalle banche, soprattutto ai clienti più in difficoltà (cioè in questo momento quasi tutte le famiglie e le piccole imprese). Tanto che la stessa Banca d’Italia non può negare che i segnali di miglioramento delle condizioni del credito sono tuttavia ancora “marginali e incerti”. I prestiti alle imprese sono ancora scesi soprattutto per il debole quadro congiunturale e in misura minore rispetto al passato, scrivono gli economisti di via Nazionale.
Le politiche delle banche, tuttavia, rimangono “condizionate
dall’elevato rischio credito” soprattutto nei confronti delle pmi.
Nessun commento:
Posta un commento