Ieri sera, ai microfoni di Sky Tg 24,
il presidente della commissione ispettiva Marco Ponti ha consegnato al
governo l’analisi costi-benefici sul Tav Torino-Lione. L’analisi,
definita dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti una bozza
preliminare, «riguarda tutti i soggetti sociali implicati. (…) A questo
punto – ha aggiunto il professor Ponti – non c’è più alcuna ragione per
differire una decisione: il governo ci faccia sapere in fretta cosa
intende fare».
«Il governo ci faccia sapere in fretta cosa intende fare». Queste le parole fotocopia del presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino, che come riporta La Stampa, in un intervento al congresso dello Spi Cgil – è noto come il Tav oggi sia la prima preoccupazione dei pensionati… – si era già portato avanti col lavoro, accusando il governo «di decidere ogni giorno cose diverse», prendendo di fatto in giro «un’intera comunità».
Su questo, bisogna dirlo, Chiamparino la comunità in giro non l’ha mai presa; lui storico sostenitore del Tav, fedele alla linea della componente torinese del Pd sostenuta a gran voce dal quotidiano Repubblica. Insomma, come raccogliere in una frase l’espressione del tradimento della non-più-sinistra verso i suoi non-più-elettori.
E il governo? “Dissidiamo”, anche qui come sul Tav, da Chiamparino, e il motivo è che divengono sempre più palesi le divisioni interne che caratterizzano, fin dall’inizio, il governo giallo-verde. E cioè, che di un governo in realtà non si è mai trattato, ma di almeno tre in uno.
Lo abbiamo visto negli ultimi giorni con la gestione delle persone a bordo delle due Ong, Sea Watch e Sea Eye, in cui il teatrino Conte-M5S contro Salvini è andato in scena su quel palco dove quest’ultimo ha costruito gran parte della sua propaganda; palco che quindi diventa strategico per i pentastellati, se vogliono riemergere dall’oscuramento causato dai tweet, più che dai fatti, del leader della Lega.
Anche sul Tav, le reazioni non potrebbero essere più contrastanti: per Salvini, divenuto riferimento degli interessi per il Sì in assenza del Pd dalle poltrone che contano, se i tecnici dovessero bocciare la continuazione del progetto, si potrebbe provare con una consultazione referendaria. «Se ci fosse un referendum– ha dichiarato –, non potremmo certo fermarlo».
Immaginiamo, in tal caso, gli equilibrismi che dovrebbero fare i De Benedetti & Co. nel dover sostenere un’indicazione di voto senza poter sostenere il suo principale artefice.
Per i Cinque Stelle invece – «non l’ho ancora letta», afferma Di Maio – la parola finale probabilmente sarà come sempre affidata ai tecnici, così come accaduto per l’analisi sul Terzo valico di Genova. Una depoliticizzazione delle scelte di governo che caratterizzano tutto l’operato del Movimento di Beppe Grillo, come se la gestione di territorio, risorse e essere umani, potessero essere affidati a un mero calcolo matematico.
In questo caso, però, la novità risulta dal fatto che è stato proprio il ministro Toninelli a scegliere il professor Ponti come capo del team per redigere la valutazione dei costi-benefici. Questo significa che, per i Cinque Stelle, un No finale sarebbe un buon punto di partenza per tentare di recuperare terreno rispetto a quella che sondaggi registrano come una vera e propria scorpacciata di voti leghista.
Perciò, non sorprende la scelta di Salvini di vagliare l’ipotesi referendum come una sorta di anticipo di quel plebiscito che il leader del Carroccio si aspetta di registrare alle prossime europee di maggio.
Europee che allora potrebbero non essere più quel limite invalicabile, al di là della sbandierata intesa, prima di cui non rompere l’alleanza giallo-verde. Unità che, terzo elemento, vede anche nel così detto “Reddito di cittadinanza” l’ennesimo punto di frizione tra le due componenti. A conti fatti, quel decreto deve ancora essere firmato, e stando alle ultime notizie, la prossima riunione non si terrà prima della prossima settimana.
Insomma, le acque sono agitate non solo per le Ong su cui navigavano le persone che ieri sera sono state finalmente autorizzate a sbarcate a Malta. Ma che tu sia migrante, valsusino, donna, lavoratore, pensionato, o più semplicemente povero, quando ti svegli con questo governo (che uno non è, e non è diverso da quelli precedenti), sai che indipendentemente da quanto corri, sarai solo strumento di speculazioni per fini elettorali.
«Il governo ci faccia sapere in fretta cosa intende fare». Queste le parole fotocopia del presidente della regione Piemonte Sergio Chiamparino, che come riporta La Stampa, in un intervento al congresso dello Spi Cgil – è noto come il Tav oggi sia la prima preoccupazione dei pensionati… – si era già portato avanti col lavoro, accusando il governo «di decidere ogni giorno cose diverse», prendendo di fatto in giro «un’intera comunità».
Su questo, bisogna dirlo, Chiamparino la comunità in giro non l’ha mai presa; lui storico sostenitore del Tav, fedele alla linea della componente torinese del Pd sostenuta a gran voce dal quotidiano Repubblica. Insomma, come raccogliere in una frase l’espressione del tradimento della non-più-sinistra verso i suoi non-più-elettori.
E il governo? “Dissidiamo”, anche qui come sul Tav, da Chiamparino, e il motivo è che divengono sempre più palesi le divisioni interne che caratterizzano, fin dall’inizio, il governo giallo-verde. E cioè, che di un governo in realtà non si è mai trattato, ma di almeno tre in uno.
Lo abbiamo visto negli ultimi giorni con la gestione delle persone a bordo delle due Ong, Sea Watch e Sea Eye, in cui il teatrino Conte-M5S contro Salvini è andato in scena su quel palco dove quest’ultimo ha costruito gran parte della sua propaganda; palco che quindi diventa strategico per i pentastellati, se vogliono riemergere dall’oscuramento causato dai tweet, più che dai fatti, del leader della Lega.
Anche sul Tav, le reazioni non potrebbero essere più contrastanti: per Salvini, divenuto riferimento degli interessi per il Sì in assenza del Pd dalle poltrone che contano, se i tecnici dovessero bocciare la continuazione del progetto, si potrebbe provare con una consultazione referendaria. «Se ci fosse un referendum– ha dichiarato –, non potremmo certo fermarlo».
Immaginiamo, in tal caso, gli equilibrismi che dovrebbero fare i De Benedetti & Co. nel dover sostenere un’indicazione di voto senza poter sostenere il suo principale artefice.
Per i Cinque Stelle invece – «non l’ho ancora letta», afferma Di Maio – la parola finale probabilmente sarà come sempre affidata ai tecnici, così come accaduto per l’analisi sul Terzo valico di Genova. Una depoliticizzazione delle scelte di governo che caratterizzano tutto l’operato del Movimento di Beppe Grillo, come se la gestione di territorio, risorse e essere umani, potessero essere affidati a un mero calcolo matematico.
In questo caso, però, la novità risulta dal fatto che è stato proprio il ministro Toninelli a scegliere il professor Ponti come capo del team per redigere la valutazione dei costi-benefici. Questo significa che, per i Cinque Stelle, un No finale sarebbe un buon punto di partenza per tentare di recuperare terreno rispetto a quella che sondaggi registrano come una vera e propria scorpacciata di voti leghista.
Perciò, non sorprende la scelta di Salvini di vagliare l’ipotesi referendum come una sorta di anticipo di quel plebiscito che il leader del Carroccio si aspetta di registrare alle prossime europee di maggio.
Europee che allora potrebbero non essere più quel limite invalicabile, al di là della sbandierata intesa, prima di cui non rompere l’alleanza giallo-verde. Unità che, terzo elemento, vede anche nel così detto “Reddito di cittadinanza” l’ennesimo punto di frizione tra le due componenti. A conti fatti, quel decreto deve ancora essere firmato, e stando alle ultime notizie, la prossima riunione non si terrà prima della prossima settimana.
Insomma, le acque sono agitate non solo per le Ong su cui navigavano le persone che ieri sera sono state finalmente autorizzate a sbarcate a Malta. Ma che tu sia migrante, valsusino, donna, lavoratore, pensionato, o più semplicemente povero, quando ti svegli con questo governo (che uno non è, e non è diverso da quelli precedenti), sai che indipendentemente da quanto corri, sarai solo strumento di speculazioni per fini elettorali.
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