Gli aumenti dell'Iva previsti dalle clausole di salvaguardia dovrebbero costare, già nel 2019, 480 euro a famiglia per effetto del calo dei consumi. E' quanto stima l’Ufficio economico Confesercenti in una elaborazione diffusa dall'AdnKronos qualora il neo governo fosse costretto a far scattare le clausole.
La Confesercenti infatti, calcola che le famiglie reagirebbero agli aumenti, con ogni probabilità, riducendo i consumi. Secondo tali stime l’effetto sarebbe della perdita di mezzo punto di consumi (-0,5%) già nel 2019, con una flessione che arriverebbe a -0,8% nel 2020 e -0,9% nel 2021. Realizzato l’azzeramento anche per il 2018, infatti, resta in piedi, seppur attutita, la previsione di maggiori entrate, attraverso aumenti automatici delle aliquote IVA per il 2019 di oltre 12,4 miliardi di euro.
Quanto agli effetti sull’economia determinati dall'aumento dell'Iva, le misure alternative necessarie a coprire l’operare delle clausole di salvaguardia determinerebbero nel 2019, per il nuovo governo, una manovra pari a sette decimali di Pil. D’altra parte, nella situazione attuale di ripresa economica appena avviata e soprattutto di consumi ancora non consolidati, l’operare delle clausole, attraverso l’aumento delle aliquote IVA sui beni di consumo, provocherebbe un incremento dei prezzi che, pur ipotizzando un parziale assorbimento da parte delle imprese (della distribuzione, in particolare) vista la domanda non sostenuta, genererebbe una riduzione degli acquisti da parte delle famiglie.
Per stimare l’effetto dell’aumento delle aliquote IVA, così come previsto, gli esperti di Confesercenti hanno effettuato una simulazione con risultati preoccupanti. In particolare, sulla base delle relazioni storiche si stima un effetto immediato in termini di Pil pari a un calo dello 0,3% il prossimo anno e dello 0,4% nel 2021 legato in prevalenza all’impatto della misura sui consumi delle famiglie (stimati in contrazione rispettivamente dello 0,5% nel 2019 che diventerebbe -0,9% nel 2021). Dato l’effetto sull’economia, anche l’entità del saldo di bilancio ne risulterebbe ridimensionata, ma è evidente che l’impatto principale sarebbe sull’andamento complessivo della nostra economia.
L’aumento sarebbe anche un colpo alla competitività del nostro turismo, perché farebbe peggiorare lo spread tra la nostra aliquota agevolata – applicata su ricettività e pubblici esercizi - e quelle straniere.
Se le clausole di salvaguardia dovessero essere applicate, infatti l’aliquota passerebbe dal 10% attuale all’11,5% nel 2019 fino al 13% a partire dal 2020, un’aliquota superiore di 5 punti percentuali alla media Ue, 7 sopra la Grecia, 6,5 rispetto alla Francia e 3,5 sopra la Spagna.
La Confesercenti infatti, calcola che le famiglie reagirebbero agli aumenti, con ogni probabilità, riducendo i consumi. Secondo tali stime l’effetto sarebbe della perdita di mezzo punto di consumi (-0,5%) già nel 2019, con una flessione che arriverebbe a -0,8% nel 2020 e -0,9% nel 2021. Realizzato l’azzeramento anche per il 2018, infatti, resta in piedi, seppur attutita, la previsione di maggiori entrate, attraverso aumenti automatici delle aliquote IVA per il 2019 di oltre 12,4 miliardi di euro.
Quanto agli effetti sull’economia determinati dall'aumento dell'Iva, le misure alternative necessarie a coprire l’operare delle clausole di salvaguardia determinerebbero nel 2019, per il nuovo governo, una manovra pari a sette decimali di Pil. D’altra parte, nella situazione attuale di ripresa economica appena avviata e soprattutto di consumi ancora non consolidati, l’operare delle clausole, attraverso l’aumento delle aliquote IVA sui beni di consumo, provocherebbe un incremento dei prezzi che, pur ipotizzando un parziale assorbimento da parte delle imprese (della distribuzione, in particolare) vista la domanda non sostenuta, genererebbe una riduzione degli acquisti da parte delle famiglie.
Per stimare l’effetto dell’aumento delle aliquote IVA, così come previsto, gli esperti di Confesercenti hanno effettuato una simulazione con risultati preoccupanti. In particolare, sulla base delle relazioni storiche si stima un effetto immediato in termini di Pil pari a un calo dello 0,3% il prossimo anno e dello 0,4% nel 2021 legato in prevalenza all’impatto della misura sui consumi delle famiglie (stimati in contrazione rispettivamente dello 0,5% nel 2019 che diventerebbe -0,9% nel 2021). Dato l’effetto sull’economia, anche l’entità del saldo di bilancio ne risulterebbe ridimensionata, ma è evidente che l’impatto principale sarebbe sull’andamento complessivo della nostra economia.
L’aumento sarebbe anche un colpo alla competitività del nostro turismo, perché farebbe peggiorare lo spread tra la nostra aliquota agevolata – applicata su ricettività e pubblici esercizi - e quelle straniere.
Se le clausole di salvaguardia dovessero essere applicate, infatti l’aliquota passerebbe dal 10% attuale all’11,5% nel 2019 fino al 13% a partire dal 2020, un’aliquota superiore di 5 punti percentuali alla media Ue, 7 sopra la Grecia, 6,5 rispetto alla Francia e 3,5 sopra la Spagna.
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