L’Unione Europea estende nuovamente di altri sei mesi le sanzioni
contro la Russia e la politica autolesionista europea continua. Fra la
Russia e l’Italia sono numerosi i settori strategici di cooperazione,
fra cui quello energetico, ma con le sanzioni l’Italia perde colpi nel
mercato russo.
Il premier italiano Gentiloni in visita a Sochi ha definito eccellenti i rapporti fra l'Italia e la Russia, effettivamente la cooperazione fra i due Paesi nei più svariati settori dalla moda all'agroalimentare e all'energia ha raggiunto in passato ottimi livelli. Dal 2014 però l'Unione Europa impone sanzioni economiche alla Russia, una guerra commerciale pagata anche con le tasche italiane.
Nonostante Roma e Mosca siglino diversi importanti accordi, fra cui anche un contratto miliardario tra l'Eni e Rosneft, per gli imprenditori italiani condurre affari con la Russia è diventato sempre più complicato. A causa delle sanzioni l'Italia perde la grande occasione offerta dal mercato russo. Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione l'ingegnere Manfredi Mazziotti, proprietario di diverse aziende italiane del settore petrolifero.
— Ingegnere Mazziotti, in quale stato si trova oggi il settore petrolifero in Italia?
— Il settore petrolifero in Italia è indicato formalmente come un settore che dovrebbe essere abbandonato. L'Eni fa moltissimo ovviamente, ma tutto quello che si fa nel settore in generale è visto come un'attività non dico criminale, però pericolosa. Lavorare nel settore petrolifero significa essere considerati dei paria, anche se in realtà non è vero.
— Lei collabora con delle aziende russe?
— Ho collaborazioni importanti con l'azienda bielorussa Naftan, che in realtà è in mano ai russi. La Naftan è una raffineria enorme ed è una delle più importanti di tutta l'ex Unione Sovietica. Lavorando con la Naftan sembra come se io facessi qualcosa che alle banche non sta bene.
— Cioè? Quali sono le difficoltà in cui si è imbattuto?
— Si tratta di un buyer's credit che è concesso dal Monte dei Paschi di Siena su garanzia della SACE, il quale viene continuamente interrotto e bloccato. È un lavoro che va avanti dal 2011, procede tutto pianissimo, perché si ferma in continuazione la procedura.
— Secondo lei a che cosa sono dovuti questi ostacoli?
— Il problema è dovuto alla difficoltà di tutte le aziende italiane con il sistema bancario, che di fatto è come un nemico delle aziende. Questo sistema non collabora quando i clienti sono in difficoltà. Nel caso della Russia e della Bielorussia io non ho più supporto bancario. Ho firmato un accordo anche con una compagnia russa, ma non sono riuscito a farmi garantire nulla, perché le banche mi hanno negato il credito e mi hanno impedito di procedere, perciò il contratto è perso. Questo sta avvenendo con tutte le aziende del mondo russo.
— In che cosa consiste esattamente il problema?
— Le aziende russe chiedono garanzie a favore delle aziende italiane.
Quando si consegnano dei materiali o delle forniture, prima di pagarle i russi vogliono che vengano garantiti. È una cosa diventata ovvia per i russi, perché hanno preso talmente tante fregature dall'Italia, che quando ora si consegnano dei materiali, la parte russa vuole che siano garantiti. Ecco, queste garanzie le banche italiane non le danno.
— Qual è l'importanza del mercato russo per le imprese italiane?
“Perdere il mercato russo è stato come essere cacciati dal Paradiso per la UE”
— Il valore è enorme, le richieste del mercato russo nei confronti delle aziende italiane, aziende ottime in questo settore, sono numerosissime. Ci sono possibilità senza limiti, perché in Russia si fabbrica poco di quello che è necessario e da parte delle aziende italiane ci sarebbe la possibilità di fare molto lavoro, ma in questo momento ci sono difficoltà con le sanzioni, che solo formalmente non riguardano il settore del petrolio e del gas. Quando si parla di approcci con la Russia la mentalità del mondo italiano vede le sanzioni come un elemento negativo.
È un peccato che un settore grandissimo per la Russia e per l'Italia sia trattato in questo modo.
— In questo settore si potrebbe incrementare ancora di più la cooperazione fra Italia e Russia?
— Sono proprietario di un'azienda che lavora nell'ingegneria, nella progettazione e nella fornitura e quando devo affrontare un rapporto con la Russia mi scontro con dei problemi, mentre invece questo dovrebbe essere il Paese guida. La richiesta di forniture da parte della Russia è grandissima e l'Italia avrebbe un mare di lavoro e enormi possibilità. Noi sappiamo fare quello che i russi vogliono e mi sembra che con i russi ci sia un ottimo modo di lavorare. Con i russi ci si trova benissimo, l'approccio da parte dell'Italia e del governo italiano invece è che sarebbe meglio stare alla larga dai russi. La Russia viene considerata un pericolo.
In Europa noi siamo il maggiore fornitore petrolifero, i concorrenti sarebbero le aziende tedesche, le quali fanno in modo che passi il messaggio di non collaborare con la Russia. In realtà il vero problema è che le banche sono sotto il controllo della Germania. Il rapporto con la Russia sarebbe gigantesco e sarebbe molto gradito alle aziende italiane, perché conosciamo benissimo come lavorano i russi, ci abbiamo lavorato in passato, ma ci vengono create grandi difficoltà, soprattutto dal sistema bancario.
— Qual è il suo auspicio? Come vede in futuro la cooperazione fra Italia e Russia nel settore petrolifero?
— Il mio auspicio è che l'Italia esca dall'Unione Europea, perché l'Unione è controllata di fatto dalla Germania e questo Paese, come sappiamo, ha sempre avuto un rapporto delicatissimo con la Russia. Un partner come l'Italia che vuole aprirsi con la Russia, ecco, i tedeschi lo vedono come fumo negli occhi.
Il premier italiano Gentiloni in visita a Sochi ha definito eccellenti i rapporti fra l'Italia e la Russia, effettivamente la cooperazione fra i due Paesi nei più svariati settori dalla moda all'agroalimentare e all'energia ha raggiunto in passato ottimi livelli. Dal 2014 però l'Unione Europa impone sanzioni economiche alla Russia, una guerra commerciale pagata anche con le tasche italiane.
Nonostante Roma e Mosca siglino diversi importanti accordi, fra cui anche un contratto miliardario tra l'Eni e Rosneft, per gli imprenditori italiani condurre affari con la Russia è diventato sempre più complicato. A causa delle sanzioni l'Italia perde la grande occasione offerta dal mercato russo. Sputnik Italia ha raggiunto per una riflessione l'ingegnere Manfredi Mazziotti, proprietario di diverse aziende italiane del settore petrolifero.
— Ingegnere Mazziotti, in quale stato si trova oggi il settore petrolifero in Italia?
— Il settore petrolifero in Italia è indicato formalmente come un settore che dovrebbe essere abbandonato. L'Eni fa moltissimo ovviamente, ma tutto quello che si fa nel settore in generale è visto come un'attività non dico criminale, però pericolosa. Lavorare nel settore petrolifero significa essere considerati dei paria, anche se in realtà non è vero.
— Lei collabora con delle aziende russe?
— Ho collaborazioni importanti con l'azienda bielorussa Naftan, che in realtà è in mano ai russi. La Naftan è una raffineria enorme ed è una delle più importanti di tutta l'ex Unione Sovietica. Lavorando con la Naftan sembra come se io facessi qualcosa che alle banche non sta bene.
— Cioè? Quali sono le difficoltà in cui si è imbattuto?
— Si tratta di un buyer's credit che è concesso dal Monte dei Paschi di Siena su garanzia della SACE, il quale viene continuamente interrotto e bloccato. È un lavoro che va avanti dal 2011, procede tutto pianissimo, perché si ferma in continuazione la procedura.
— Secondo lei a che cosa sono dovuti questi ostacoli?
— Il problema è dovuto alla difficoltà di tutte le aziende italiane con il sistema bancario, che di fatto è come un nemico delle aziende. Questo sistema non collabora quando i clienti sono in difficoltà. Nel caso della Russia e della Bielorussia io non ho più supporto bancario. Ho firmato un accordo anche con una compagnia russa, ma non sono riuscito a farmi garantire nulla, perché le banche mi hanno negato il credito e mi hanno impedito di procedere, perciò il contratto è perso. Questo sta avvenendo con tutte le aziende del mondo russo.
— In che cosa consiste esattamente il problema?
— Le aziende russe chiedono garanzie a favore delle aziende italiane.
Quando si consegnano dei materiali o delle forniture, prima di pagarle i russi vogliono che vengano garantiti. È una cosa diventata ovvia per i russi, perché hanno preso talmente tante fregature dall'Italia, che quando ora si consegnano dei materiali, la parte russa vuole che siano garantiti. Ecco, queste garanzie le banche italiane non le danno.
— Qual è l'importanza del mercato russo per le imprese italiane?
“Perdere il mercato russo è stato come essere cacciati dal Paradiso per la UE”
— Il valore è enorme, le richieste del mercato russo nei confronti delle aziende italiane, aziende ottime in questo settore, sono numerosissime. Ci sono possibilità senza limiti, perché in Russia si fabbrica poco di quello che è necessario e da parte delle aziende italiane ci sarebbe la possibilità di fare molto lavoro, ma in questo momento ci sono difficoltà con le sanzioni, che solo formalmente non riguardano il settore del petrolio e del gas. Quando si parla di approcci con la Russia la mentalità del mondo italiano vede le sanzioni come un elemento negativo.
È un peccato che un settore grandissimo per la Russia e per l'Italia sia trattato in questo modo.
— In questo settore si potrebbe incrementare ancora di più la cooperazione fra Italia e Russia?
— Sono proprietario di un'azienda che lavora nell'ingegneria, nella progettazione e nella fornitura e quando devo affrontare un rapporto con la Russia mi scontro con dei problemi, mentre invece questo dovrebbe essere il Paese guida. La richiesta di forniture da parte della Russia è grandissima e l'Italia avrebbe un mare di lavoro e enormi possibilità. Noi sappiamo fare quello che i russi vogliono e mi sembra che con i russi ci sia un ottimo modo di lavorare. Con i russi ci si trova benissimo, l'approccio da parte dell'Italia e del governo italiano invece è che sarebbe meglio stare alla larga dai russi. La Russia viene considerata un pericolo.
In Europa noi siamo il maggiore fornitore petrolifero, i concorrenti sarebbero le aziende tedesche, le quali fanno in modo che passi il messaggio di non collaborare con la Russia. In realtà il vero problema è che le banche sono sotto il controllo della Germania. Il rapporto con la Russia sarebbe gigantesco e sarebbe molto gradito alle aziende italiane, perché conosciamo benissimo come lavorano i russi, ci abbiamo lavorato in passato, ma ci vengono create grandi difficoltà, soprattutto dal sistema bancario.
— Qual è il suo auspicio? Come vede in futuro la cooperazione fra Italia e Russia nel settore petrolifero?
— Il mio auspicio è che l'Italia esca dall'Unione Europea, perché l'Unione è controllata di fatto dalla Germania e questo Paese, come sappiamo, ha sempre avuto un rapporto delicatissimo con la Russia. Un partner come l'Italia che vuole aprirsi con la Russia, ecco, i tedeschi lo vedono come fumo negli occhi.
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