Probabilmente non scopriremo mai cosa sia stato veramente discusso
fra Trump, i Sauditi e gli Israeliani, ma ci sono pochi dubbi che la
recente mossa saudita contro il Qatar sia il risultato diretto di questi
negoziati. Come lo so? Perché Trump stesso lo ha detto! [in inglese]
Come ho già raccontato in un articolo recente, la catastrofica
sottomissione di Trump ai neoconservatori [in italiano] e alle loro
politiche lo ha lasciato in balìa dell’Arabia Saudita e di Israele [in
italiano], altri due stati canaglia, la cui potenza e, ad essere
franchi, la cui salute mentale stanno venendo meno ad ogni minuto.
Nonostante l’Arabia Saudita e il Qatar abbiano già avuto in passato le loro divergenze e i loro problemi, questa volta la magnitudo di questa crisi supera di gran lunga tutte quelle passate. Questo è un primo tentativo, necessariamente grossolano, di fare una lista di chi sostiene chi:
A sostegno dell'Arabia Saudita (secondo Wikipedia) A sostegno del Qatar (secondo me)
Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Egitto, Maldive, Yemen (intendono il miserabile regime pro-Sauditi in esilio), Mauritania, Comore, Libia (il governo di Tobruk), Giordania, Ciad, Gibuti, Senegal, Stati Uniti, Gabon. Turchia, Germania, Iran
I numeri sono dalla parte dei Sauditi, ma la qualità?
Domande, tante domande
La situazione è molto fluida e tutto potrebbe cambiare presto, ma non notate qualcosa di strano nella lista qua sopra? Turchia e Germania sostengono il Qatar nonostante gli USA sostengano l’Arabia Saudita. Cioè, due importanti stati della NATO prendono posizione contro gli USA.
Inoltre, date un’occhiata alla lista dei sostenitori dei Sauditi: eccetto che per gli USA e per l’Egitto, sono tutti irrilevanti dal punto di vista militare (e gli Egiziani non saranno in ogni modo coinvolti militarmente). Non è così per coloro che si oppongono ai Sauditi, in special modo Iran e Turchia. Dunque se i soldi sono dalla parte dei Sauditi, la potenza di fuoco in questa situazione è dalla parte del Qatar.
Poi, il Gabon? Il Senegal? Da quando in qua questi stati sono coinvolti nelle politiche del Golfo Persico? Perché partecipano ad un conflitto così lontano? Anche una rapida occhiata alle 10 condizioni che il Qatar deve soddisfare secondo i Sauditi [in inglese] non ci aiuta a capire il perché del loro coinvolgimento:
Interruzione immediata delle relazioni diplomatiche con l’Iran,
Espulsione di tutti i membri del movimento di resistenza Palestinese Hamas dal Qatar,
Congelamento di tutti i conti correnti bancari di membri di Hamas e cancellazione di tutti gli accordi,
Espulsione di tutti i membri della Fratellanza Musulmana dal Qatar,
Espulsione degli elementi contrari al (P)GCC [Consiglio di Cooperazione del Golfo (Persico)],
Fine del sostegno alle ‘organizzazioni terroriste’,
Fine dell’interferenza negli affari Egiziani,
Cessare le trasmissioni dei notiziari di Al Jazeera,
Scusarsi con tutti i governi del Golfo (Persico) per gli ‘abusi’ di Al Jazeera,
Impegnarsi affinché il Qatar non conduca alcuna azione che contraddica le politiche del (P)GCC e l’adesione al suo statuto.
I Sauditi hanno consegnato anche una lista di persone e organizzazioni che vogliono proibire (si veda qui) [in inglese].
Da un’occhiata a queste condizioni è abbastanza chiaro che l’Iran e i Palestinesi (Hamas in special modo) sono in alto nella lista delle richieste. Ma perché ciò dovrebbe interessare al Gabon o al Senegal?
Ancora più interessante è la domanda, perché ISRAELE non è nella lista dei paesi che sostengono l’Arabia Saudita?
Come sempre, gli stessi Israeliani sono molto più onesti riguardo al proprio ruolo in tutto ciò. Sebbene magari non affermino chiaramente “siamo stati noi”, scrivono articoli come questo “Cinque motivi per cui Israele dovrebbe occuparsi della crisi Qatariana” [in inglese] , che elenca tutte le ragioni per cui gli Israeliani ne sono felici:
Danneggia Hamas
Ravvicina Israele all’Arabia Saudita, all’Egitto e ai Paesi del Golfo
Dimostra nuovamente l’influenza degli USA nella regione
Delegittima il terrorismo
Sostiene Israele in generale e il suo governo in particolare
Questo genere di onestà è abbastanza ristoratrice, anche se è solo ad uso e consumo interno israeliano. Rapido controllo da fonte palestinese [in inglese]– sì, gli Israeliani sostengono l’Arabia Saudita. Ciò non sorprende affatto, non importa con quanta attenzione le corporation mediatiche occidentali facciano finta di non accorgersene.
E gli USA? Trarranno veramente beneficio da questa crisi?
Gli USA hanno quella che forse è la più grande base USAF del mondo in Qatar, la Base Aerea di Al Udeid [in inglese]. Inoltre, il quartier generale avanzato dello United States CENTCOM [in inglese] si trova in Qatar. Dire che queste sono infrastrutture cruciali per gli Stati Uniti, significa sottovalutarle – si può dire che queste sono le più importanti strutture militari americane del mondo al di fuori degli Stati Uniti. Pertanto si concluderebbe logicamente che l’ultima cosa che gli Stati Uniti vogliono è un qualunque genere di crisi o perfino di tensione in prossimità di queste strutture vitali; eppure è piuttosto chiaro che Sauditi ed Americani si muovano in sincrono contro il Qatar. Tutto ciò non ha senso, vero? Corretto. Ma adesso che gli Stati Uniti si sono imbarcati in una vana politica di escalation militare in Siria [in italiano] non dovrebbe sorprendere affatto che due importanti alleati nella regione facciano la stessa cosa.
Inoltre, c’è mai stata una volta in cui le politiche dell’Amministrazione Trump in Medio Oriente abbiano avuto un qualche senso logico? Durante la campagna elettorale erano, diciamo 50/50 (eccellenti sull’ISIS, assolutamente stupide sull’Iran). Ma sin dal colpo di mano contro Flynn a gennaio e la resa di Trump ai Neoconservatori, tutto quello che abbiamo visto è stata una ininterrotta sequenza di atti di delirante stupidità.
Obiettivamente, la crisi in Qatar, non è affatto un bene per gli USA. Ma ciò non significa che un’Amministrazione che è stata sequestrata da ideologi duri e puri intenda accettare questa realtà oggettiva. Quello che vediamo è un’Amministrazione molto debole, al governo di un paese sempre più debole che tenta di dimostrare che ha ancora tanto peso da giocarsi. E se è effettivamente così, il piano è pessimo e destinato a fallire, o a generare tante conseguenze indesiderate.
Ritorno al mondo reale
Tutto questo è solo uno specchietto per le allodole, e quello che sta accadendo in realtà è di nuovo un altro maldestro tentativo da parte dei Tre Stati Canaglia (USA, Arabia Saudita e Israele) di indebolire l’Iran.
Naturalmente, ci sono altri fattori che contribuiscono, ma la questione grossa, il nucleo del problema è quello che io definirei come la veloce crescita dell’” attrazione gravitazionale dell’Iran” e il corrispondente “decadimento orbitale” dell’intera regione sempre più vicino all’Iran. E, a peggiorare il tutto, i Tre Stati Canaglia stanno visibilmente e inesorabilmente perdendo la propria influenza sulla regione: gli USA in Iraq e in Siria, Israele in Libano, e l’Arabia Saudita in Yemen – tutti e tre si sono imbarcati in operazioni militari che hanno finito per dimostrarsi errori madornali e che, invece di dimostrare quanto questi paesi siano forti, ha svelato quanto in realtà siano deboli. Ancora peggiore è il fatto che i Sauditi stanno affrontando una grave crisi economica la cui fine non è in vista, mentre il Qatar è diventato lo stato più ricco del pianeta, principalmente grazie all’immenso giacimento di gas che condivide con l’Iran.
Dopotutto, potrebbe sembrare che il Qatar non sia questa grossa minaccia per l’Arabia Saudita, essendo – diversamente dall’Iran – un altro stato salafita, ma in realtà questo è parte del problema: negli ultimi vent’anni, i Qatariani hanno percepito come le nuove ricchezze abbiano procurato loro mezzi completamente sproporzionati alle loro dimensioni fisiche: non solo hanno creato il più influente impero mediatico del Medio oriente, Al-Jazeera, ma si sono addirittura imbarcati in una politica estera che ha reso il loro ruolo importante nelle crisi di Libia, Egitto e Siria. E sì, il Qatar è diventato uno dei principali sostenitori del terrorismo, ma lo stesso vale per Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele, quindi questo è soltanto un vuoto pretesto. Il vero ‘crimine’ del Qatar è stato quello di rifiutare, sulla base di ragioni puramente pragmatiche, di prendere parte alla massiccia campagna anti-iraniana imposta alla regione da Arabia Saudita e Israele. Diversamente dalla lunga lista di stati che hanno dovuto esprimere il loro sostegno alla posizione saudita, i Qatariani potevano avere i mezzi per dire semplicemente “no” e tracciare la propria rotta.
Ciò in cui sperano adesso i Sauditi è che il Qatar si arrenda alle minacce, e che la coalizione a guida Saudita prevalga senza che ci sia una guerra “calda” contro il Qatar. Tutti si chiedono quale sia la probabilità che riescano ad ottenere questo risultato, ma io sono piuttosto dubbioso al riguardo (ne riparleremo più avanti).
E la Russia in tutto questo?
In tante occasioni Russi e Qatariani si sono presi a testate, specialmente su Siria e Libia, paesi in cui il Qatar ha avuto un ruolo estremamente tossico, essendo il primo finanziatore di vari gruppi di terroristi takfiri. Inoltre, il Qatar è il concorrente numero uno della Russia per il gas naturale in molti mercati. Ci sono state anche altre crisi tra i due stati, compresa quella che sembra essere un assassinio da parte russa del leader terrorista ceceno Zelimkhan Yandarbiyev [in inglese], e la seguente tortura e processo di due impiegati dell’ambasciata russa accusati di essere coinvolti nell’assassinio (erano stati condannati alla prigione a vita e infine rimandati in Russia). Eppure, i Russi e i Qatariani sono gente molto pragmatica, e i due paesi hanno mantenuto relazioni fondamentalmente cordiali, anche se caute, giungendo anche a delle cooperazioni economiche.
È estremamente improbabile che la Russia intervenga direttamente in questa crisi, a meno che naturalmente non sia attaccato direttamente l’Iran. La buona notizia è che quest’attacco diretto all’Iran è improbabile, dato che nessuno dei Tre Stati Canaglia ha davvero gli attributi per prendersela con l’Iran (ed Hezbollah). Quello che farà la Russia è usare il proprio soft power, politico ed economico, [entrambi in inglese] per tentare di attirare lentamente il Qatar nell’orbita Russa, secondo la strategia semi-ufficiale del Ministro degli Esteri Russo, che consiste nel “trasformare i nemici in neutrali, i neutrali in amici, gli amici in alleati”. Proprio come con la Turchia, i Russi forniranno volentieri il proprio aiuto, specialmente perché sanno che quest’aiuto guadagnerà loro un’influenza molto preziosa nella regione.
L’Iran, il vero bersaglio di tutto questo
Gli Iraniani dicono apertamente che i recenti attacchi terroristici a Tehran sarebbero stati ordinati dall’Arabia Saudita [in inglese]. Tecnicamente, ciò vorrebbe dire che adesso l’Iran è in guerra [in inglese]. In realtà, naturalmente, essendo l’Iran la vera superpotenza locale, sta agendo con calma e moderazione [in inglese]: gli Iraniani comprendono perfettamente che questi ultimi attacchi terroristi sono un segno di debolezza, e che la migliore reazione è comportarsi allo stesso modo dei Russi dopo le bombe di San Pietroburgo: restare concentrati, calmi e determinati. Proprio come i Russi, gli Iraniani hanno offerto di mandare cibo al Qatar, ma è difficile che intervengano militarmente, a meno che i Sauditi non impazziscano davvero. Inoltre, con le forze armate turche presto schierate in Qatar [in inglese], gli Iraniani non hanno davvero la necessità di dimostrare alcuna potenza militare. Direi che il semplice fatto che né gli USA, né Israele abbiano osato attaccare direttamente l’Iran sin dal 1988 (dall’abbattimento da parte della Marina USA dell’Airbus, volo 655 dell’Iran Air [in inglese]) sia la migliore prova della reale potenza militare iraniana.
Quindi a cosa andiamo incontro?
È davvero impossibile prevederlo, anche solo perché le azioni dei Tre Stati Canaglia difficilmente possono essere descritte come “razionali”. Eppure, supponendo che nessuno impazzisca, la mia personale sensazione è che a prevalere sarà il Qatar, e che quest’ultimo tentativo saudita di provare quanto sia potente il regno, fallirà di nuovo, proprio come tutti gli altri (in Bahrain nel 2011, in Siria nel 2012 o in Yemen nel 2015). Il tempo inoltre non gioca a favore dei Sauditi. I Qatariani hanno indicato chiaramente di non avere intenzione di arrendersi [in inglese] e che combatteranno [in inglese]. I Sauditi hanno già preso la scandalosa decisione di imporre un embargo ad un altro paese musulmano durante il mese sacro del Ramadan. Continueranno con l’escalation commettendo un atto di aggressione contro un altro paese musulmano durante questo mese? Potrebbero farlo, ma è difficile credere che possano ignorare a tal punto l’opinione pubblica musulmana. Ma se non lo fanno, la loro operazione perderà gran parte dello slancio, mentre ai Qatariani verrà lasciato il tempo di prepararsi politicamente, economicamente, socialmente e militarmente. Il Qatar sarà piccolo, e la sua popolazione poco numerosa, ma le loro immense tasche consentono loro di schierare rapidamente un enorme quantitativo di fornitori e di contractors lieti di aiutarli. Questo è un caso in cui le famose “forze dei mercati” agiranno in vantaggio del Qatar.
Il Ministro degli Esteri del Qatar è atteso a Mosca sabato [in inglese], ed è piuttosto ovvio di cosa si parlerà nel corso degli incontri: anche se la Russia non metterà tutto il proprio peso politico a sostegno dei Qatariani, il Cremlino potrebbe accettare un ruolo da mediatore tra Arabia Saudita e Qatar. Se succedesse questo, sarebbe l’ironia finale: il risultato principale dell’operazione saudita-israeliano-statunitense sarà l’assegnazione di un ruolo di influenza ancora maggiore nella regione alla Russia. Per quanto riguarda lo stesso Qatar, il risultato di questa crisi si declinerà secondo il famoso detto nicciano: “Quello che non ci uccide, ci rafforza.”
Conclusione
Questa crisi la vedo come un altro disperato tentativo da parte dei Tre Stati Canaglia di dimostrare che loro sono ancora il più grosso e il più cattivo del quartiere, ed esattamente come i precedenti, penso che fallirà. Per esempio, io non ce li vedo i Qatariani a chiudere Al-Jazeera, una delle loro “armi” più potenti. Né ce li vedo a rompere tutti i loro rapporti diplomatici con l’Iran, visto quanto i due stati sono [come gemelli siamesi] uniti all’anca per mezzo dell’immenso giacimento di gas liquido di South Pars [in inglese]. La sconfinata ricchezza dei Qatariani significa inoltre che loro avranno sostenitori molto potenti in tutto il mondo che proprio adesso, nel momento in cui io scrivo queste righe, probabilmente sono al telefono a chiamare gente molto influente per spiegare loro in termini assolutamente chiari, come non sia il caso di fare pasticci col Qatar.
Se non altro, questa crisi servirò soltanto a spingere il Qatar nel caldo abbraccio di altri paesi, tra cui Russia e Iran, e indebolirà ulteriormente i Sauditi.
I Tre Stati Canaglia hanno lo stesso problema: la loro capacità militare di minacciare, tiranneggiare o punire si sta rapidamente erodendo e sempre meno paesi lì fuori li temono. Il loro sbaglio più grosso è che invece di cercare di adattare le proprie politiche a questa nuova realtà, scelgono sempre di raddoppiare, ancora e ancora, nonostante falliscano ogni volta, facendoli apparire perfino più deboli e peggiorando ulteriormente la loro situazione rispetto a quella iniziale. Questa è una pericolosissima spirale verso il basso, e ancora i Tre Stati Canaglia non sembrano in grado di immaginare una qualunque altra politica.
Terminerò quest’articolo confrontando cosa i Presidenti Putin e Trump faranno in questi giorni, dato che trovo questo confronto altamente simbolico della nuova era in cui viviamo:
Trump, dopo aver bombardato qualche “tecnica” (camioncini 4×4 con una mitragliatrice) e qualche camion in Siria, si è messo a twittare che Comey è un bugiardo e un delatore.
Quanto a Putin, ha partecipato all’ultimo meeting della Shanghai Cooperation Organization (SCO) che ha salutato l’ingresso di Pakistan e India come membri a pieno titolo. La SCO adesso rappresenta oltre metà della popolazione che abita il nostro pianeta, e un quarto del PIL mondiale. La si può pensare come “l’altro G8”, oppure come “il G8 che conta”.
Nonostante l’Arabia Saudita e il Qatar abbiano già avuto in passato le loro divergenze e i loro problemi, questa volta la magnitudo di questa crisi supera di gran lunga tutte quelle passate. Questo è un primo tentativo, necessariamente grossolano, di fare una lista di chi sostiene chi:
A sostegno dell'Arabia Saudita (secondo Wikipedia) A sostegno del Qatar (secondo me)
Emirati Arabi Uniti, Bahrain, Egitto, Maldive, Yemen (intendono il miserabile regime pro-Sauditi in esilio), Mauritania, Comore, Libia (il governo di Tobruk), Giordania, Ciad, Gibuti, Senegal, Stati Uniti, Gabon. Turchia, Germania, Iran
I numeri sono dalla parte dei Sauditi, ma la qualità?
Domande, tante domande
La situazione è molto fluida e tutto potrebbe cambiare presto, ma non notate qualcosa di strano nella lista qua sopra? Turchia e Germania sostengono il Qatar nonostante gli USA sostengano l’Arabia Saudita. Cioè, due importanti stati della NATO prendono posizione contro gli USA.
Inoltre, date un’occhiata alla lista dei sostenitori dei Sauditi: eccetto che per gli USA e per l’Egitto, sono tutti irrilevanti dal punto di vista militare (e gli Egiziani non saranno in ogni modo coinvolti militarmente). Non è così per coloro che si oppongono ai Sauditi, in special modo Iran e Turchia. Dunque se i soldi sono dalla parte dei Sauditi, la potenza di fuoco in questa situazione è dalla parte del Qatar.
Poi, il Gabon? Il Senegal? Da quando in qua questi stati sono coinvolti nelle politiche del Golfo Persico? Perché partecipano ad un conflitto così lontano? Anche una rapida occhiata alle 10 condizioni che il Qatar deve soddisfare secondo i Sauditi [in inglese] non ci aiuta a capire il perché del loro coinvolgimento:
Interruzione immediata delle relazioni diplomatiche con l’Iran,
Espulsione di tutti i membri del movimento di resistenza Palestinese Hamas dal Qatar,
Congelamento di tutti i conti correnti bancari di membri di Hamas e cancellazione di tutti gli accordi,
Espulsione di tutti i membri della Fratellanza Musulmana dal Qatar,
Espulsione degli elementi contrari al (P)GCC [Consiglio di Cooperazione del Golfo (Persico)],
Fine del sostegno alle ‘organizzazioni terroriste’,
Fine dell’interferenza negli affari Egiziani,
Cessare le trasmissioni dei notiziari di Al Jazeera,
Scusarsi con tutti i governi del Golfo (Persico) per gli ‘abusi’ di Al Jazeera,
Impegnarsi affinché il Qatar non conduca alcuna azione che contraddica le politiche del (P)GCC e l’adesione al suo statuto.
I Sauditi hanno consegnato anche una lista di persone e organizzazioni che vogliono proibire (si veda qui) [in inglese].
Da un’occhiata a queste condizioni è abbastanza chiaro che l’Iran e i Palestinesi (Hamas in special modo) sono in alto nella lista delle richieste. Ma perché ciò dovrebbe interessare al Gabon o al Senegal?
Ancora più interessante è la domanda, perché ISRAELE non è nella lista dei paesi che sostengono l’Arabia Saudita?
Come sempre, gli stessi Israeliani sono molto più onesti riguardo al proprio ruolo in tutto ciò. Sebbene magari non affermino chiaramente “siamo stati noi”, scrivono articoli come questo “Cinque motivi per cui Israele dovrebbe occuparsi della crisi Qatariana” [in inglese] , che elenca tutte le ragioni per cui gli Israeliani ne sono felici:
Danneggia Hamas
Ravvicina Israele all’Arabia Saudita, all’Egitto e ai Paesi del Golfo
Dimostra nuovamente l’influenza degli USA nella regione
Delegittima il terrorismo
Sostiene Israele in generale e il suo governo in particolare
Questo genere di onestà è abbastanza ristoratrice, anche se è solo ad uso e consumo interno israeliano. Rapido controllo da fonte palestinese [in inglese]– sì, gli Israeliani sostengono l’Arabia Saudita. Ciò non sorprende affatto, non importa con quanta attenzione le corporation mediatiche occidentali facciano finta di non accorgersene.
E gli USA? Trarranno veramente beneficio da questa crisi?
Gli USA hanno quella che forse è la più grande base USAF del mondo in Qatar, la Base Aerea di Al Udeid [in inglese]. Inoltre, il quartier generale avanzato dello United States CENTCOM [in inglese] si trova in Qatar. Dire che queste sono infrastrutture cruciali per gli Stati Uniti, significa sottovalutarle – si può dire che queste sono le più importanti strutture militari americane del mondo al di fuori degli Stati Uniti. Pertanto si concluderebbe logicamente che l’ultima cosa che gli Stati Uniti vogliono è un qualunque genere di crisi o perfino di tensione in prossimità di queste strutture vitali; eppure è piuttosto chiaro che Sauditi ed Americani si muovano in sincrono contro il Qatar. Tutto ciò non ha senso, vero? Corretto. Ma adesso che gli Stati Uniti si sono imbarcati in una vana politica di escalation militare in Siria [in italiano] non dovrebbe sorprendere affatto che due importanti alleati nella regione facciano la stessa cosa.
Inoltre, c’è mai stata una volta in cui le politiche dell’Amministrazione Trump in Medio Oriente abbiano avuto un qualche senso logico? Durante la campagna elettorale erano, diciamo 50/50 (eccellenti sull’ISIS, assolutamente stupide sull’Iran). Ma sin dal colpo di mano contro Flynn a gennaio e la resa di Trump ai Neoconservatori, tutto quello che abbiamo visto è stata una ininterrotta sequenza di atti di delirante stupidità.
Obiettivamente, la crisi in Qatar, non è affatto un bene per gli USA. Ma ciò non significa che un’Amministrazione che è stata sequestrata da ideologi duri e puri intenda accettare questa realtà oggettiva. Quello che vediamo è un’Amministrazione molto debole, al governo di un paese sempre più debole che tenta di dimostrare che ha ancora tanto peso da giocarsi. E se è effettivamente così, il piano è pessimo e destinato a fallire, o a generare tante conseguenze indesiderate.
Ritorno al mondo reale
Tutto questo è solo uno specchietto per le allodole, e quello che sta accadendo in realtà è di nuovo un altro maldestro tentativo da parte dei Tre Stati Canaglia (USA, Arabia Saudita e Israele) di indebolire l’Iran.
Naturalmente, ci sono altri fattori che contribuiscono, ma la questione grossa, il nucleo del problema è quello che io definirei come la veloce crescita dell’” attrazione gravitazionale dell’Iran” e il corrispondente “decadimento orbitale” dell’intera regione sempre più vicino all’Iran. E, a peggiorare il tutto, i Tre Stati Canaglia stanno visibilmente e inesorabilmente perdendo la propria influenza sulla regione: gli USA in Iraq e in Siria, Israele in Libano, e l’Arabia Saudita in Yemen – tutti e tre si sono imbarcati in operazioni militari che hanno finito per dimostrarsi errori madornali e che, invece di dimostrare quanto questi paesi siano forti, ha svelato quanto in realtà siano deboli. Ancora peggiore è il fatto che i Sauditi stanno affrontando una grave crisi economica la cui fine non è in vista, mentre il Qatar è diventato lo stato più ricco del pianeta, principalmente grazie all’immenso giacimento di gas che condivide con l’Iran.
Dopotutto, potrebbe sembrare che il Qatar non sia questa grossa minaccia per l’Arabia Saudita, essendo – diversamente dall’Iran – un altro stato salafita, ma in realtà questo è parte del problema: negli ultimi vent’anni, i Qatariani hanno percepito come le nuove ricchezze abbiano procurato loro mezzi completamente sproporzionati alle loro dimensioni fisiche: non solo hanno creato il più influente impero mediatico del Medio oriente, Al-Jazeera, ma si sono addirittura imbarcati in una politica estera che ha reso il loro ruolo importante nelle crisi di Libia, Egitto e Siria. E sì, il Qatar è diventato uno dei principali sostenitori del terrorismo, ma lo stesso vale per Stati Uniti, Arabia Saudita e Israele, quindi questo è soltanto un vuoto pretesto. Il vero ‘crimine’ del Qatar è stato quello di rifiutare, sulla base di ragioni puramente pragmatiche, di prendere parte alla massiccia campagna anti-iraniana imposta alla regione da Arabia Saudita e Israele. Diversamente dalla lunga lista di stati che hanno dovuto esprimere il loro sostegno alla posizione saudita, i Qatariani potevano avere i mezzi per dire semplicemente “no” e tracciare la propria rotta.
Ciò in cui sperano adesso i Sauditi è che il Qatar si arrenda alle minacce, e che la coalizione a guida Saudita prevalga senza che ci sia una guerra “calda” contro il Qatar. Tutti si chiedono quale sia la probabilità che riescano ad ottenere questo risultato, ma io sono piuttosto dubbioso al riguardo (ne riparleremo più avanti).
E la Russia in tutto questo?
In tante occasioni Russi e Qatariani si sono presi a testate, specialmente su Siria e Libia, paesi in cui il Qatar ha avuto un ruolo estremamente tossico, essendo il primo finanziatore di vari gruppi di terroristi takfiri. Inoltre, il Qatar è il concorrente numero uno della Russia per il gas naturale in molti mercati. Ci sono state anche altre crisi tra i due stati, compresa quella che sembra essere un assassinio da parte russa del leader terrorista ceceno Zelimkhan Yandarbiyev [in inglese], e la seguente tortura e processo di due impiegati dell’ambasciata russa accusati di essere coinvolti nell’assassinio (erano stati condannati alla prigione a vita e infine rimandati in Russia). Eppure, i Russi e i Qatariani sono gente molto pragmatica, e i due paesi hanno mantenuto relazioni fondamentalmente cordiali, anche se caute, giungendo anche a delle cooperazioni economiche.
È estremamente improbabile che la Russia intervenga direttamente in questa crisi, a meno che naturalmente non sia attaccato direttamente l’Iran. La buona notizia è che quest’attacco diretto all’Iran è improbabile, dato che nessuno dei Tre Stati Canaglia ha davvero gli attributi per prendersela con l’Iran (ed Hezbollah). Quello che farà la Russia è usare il proprio soft power, politico ed economico, [entrambi in inglese] per tentare di attirare lentamente il Qatar nell’orbita Russa, secondo la strategia semi-ufficiale del Ministro degli Esteri Russo, che consiste nel “trasformare i nemici in neutrali, i neutrali in amici, gli amici in alleati”. Proprio come con la Turchia, i Russi forniranno volentieri il proprio aiuto, specialmente perché sanno che quest’aiuto guadagnerà loro un’influenza molto preziosa nella regione.
L’Iran, il vero bersaglio di tutto questo
Gli Iraniani dicono apertamente che i recenti attacchi terroristici a Tehran sarebbero stati ordinati dall’Arabia Saudita [in inglese]. Tecnicamente, ciò vorrebbe dire che adesso l’Iran è in guerra [in inglese]. In realtà, naturalmente, essendo l’Iran la vera superpotenza locale, sta agendo con calma e moderazione [in inglese]: gli Iraniani comprendono perfettamente che questi ultimi attacchi terroristi sono un segno di debolezza, e che la migliore reazione è comportarsi allo stesso modo dei Russi dopo le bombe di San Pietroburgo: restare concentrati, calmi e determinati. Proprio come i Russi, gli Iraniani hanno offerto di mandare cibo al Qatar, ma è difficile che intervengano militarmente, a meno che i Sauditi non impazziscano davvero. Inoltre, con le forze armate turche presto schierate in Qatar [in inglese], gli Iraniani non hanno davvero la necessità di dimostrare alcuna potenza militare. Direi che il semplice fatto che né gli USA, né Israele abbiano osato attaccare direttamente l’Iran sin dal 1988 (dall’abbattimento da parte della Marina USA dell’Airbus, volo 655 dell’Iran Air [in inglese]) sia la migliore prova della reale potenza militare iraniana.
Quindi a cosa andiamo incontro?
È davvero impossibile prevederlo, anche solo perché le azioni dei Tre Stati Canaglia difficilmente possono essere descritte come “razionali”. Eppure, supponendo che nessuno impazzisca, la mia personale sensazione è che a prevalere sarà il Qatar, e che quest’ultimo tentativo saudita di provare quanto sia potente il regno, fallirà di nuovo, proprio come tutti gli altri (in Bahrain nel 2011, in Siria nel 2012 o in Yemen nel 2015). Il tempo inoltre non gioca a favore dei Sauditi. I Qatariani hanno indicato chiaramente di non avere intenzione di arrendersi [in inglese] e che combatteranno [in inglese]. I Sauditi hanno già preso la scandalosa decisione di imporre un embargo ad un altro paese musulmano durante il mese sacro del Ramadan. Continueranno con l’escalation commettendo un atto di aggressione contro un altro paese musulmano durante questo mese? Potrebbero farlo, ma è difficile credere che possano ignorare a tal punto l’opinione pubblica musulmana. Ma se non lo fanno, la loro operazione perderà gran parte dello slancio, mentre ai Qatariani verrà lasciato il tempo di prepararsi politicamente, economicamente, socialmente e militarmente. Il Qatar sarà piccolo, e la sua popolazione poco numerosa, ma le loro immense tasche consentono loro di schierare rapidamente un enorme quantitativo di fornitori e di contractors lieti di aiutarli. Questo è un caso in cui le famose “forze dei mercati” agiranno in vantaggio del Qatar.
Il Ministro degli Esteri del Qatar è atteso a Mosca sabato [in inglese], ed è piuttosto ovvio di cosa si parlerà nel corso degli incontri: anche se la Russia non metterà tutto il proprio peso politico a sostegno dei Qatariani, il Cremlino potrebbe accettare un ruolo da mediatore tra Arabia Saudita e Qatar. Se succedesse questo, sarebbe l’ironia finale: il risultato principale dell’operazione saudita-israeliano-statunitense sarà l’assegnazione di un ruolo di influenza ancora maggiore nella regione alla Russia. Per quanto riguarda lo stesso Qatar, il risultato di questa crisi si declinerà secondo il famoso detto nicciano: “Quello che non ci uccide, ci rafforza.”
Conclusione
Questa crisi la vedo come un altro disperato tentativo da parte dei Tre Stati Canaglia di dimostrare che loro sono ancora il più grosso e il più cattivo del quartiere, ed esattamente come i precedenti, penso che fallirà. Per esempio, io non ce li vedo i Qatariani a chiudere Al-Jazeera, una delle loro “armi” più potenti. Né ce li vedo a rompere tutti i loro rapporti diplomatici con l’Iran, visto quanto i due stati sono [come gemelli siamesi] uniti all’anca per mezzo dell’immenso giacimento di gas liquido di South Pars [in inglese]. La sconfinata ricchezza dei Qatariani significa inoltre che loro avranno sostenitori molto potenti in tutto il mondo che proprio adesso, nel momento in cui io scrivo queste righe, probabilmente sono al telefono a chiamare gente molto influente per spiegare loro in termini assolutamente chiari, come non sia il caso di fare pasticci col Qatar.
Se non altro, questa crisi servirò soltanto a spingere il Qatar nel caldo abbraccio di altri paesi, tra cui Russia e Iran, e indebolirà ulteriormente i Sauditi.
I Tre Stati Canaglia hanno lo stesso problema: la loro capacità militare di minacciare, tiranneggiare o punire si sta rapidamente erodendo e sempre meno paesi lì fuori li temono. Il loro sbaglio più grosso è che invece di cercare di adattare le proprie politiche a questa nuova realtà, scelgono sempre di raddoppiare, ancora e ancora, nonostante falliscano ogni volta, facendoli apparire perfino più deboli e peggiorando ulteriormente la loro situazione rispetto a quella iniziale. Questa è una pericolosissima spirale verso il basso, e ancora i Tre Stati Canaglia non sembrano in grado di immaginare una qualunque altra politica.
Terminerò quest’articolo confrontando cosa i Presidenti Putin e Trump faranno in questi giorni, dato che trovo questo confronto altamente simbolico della nuova era in cui viviamo:
Trump, dopo aver bombardato qualche “tecnica” (camioncini 4×4 con una mitragliatrice) e qualche camion in Siria, si è messo a twittare che Comey è un bugiardo e un delatore.
Quanto a Putin, ha partecipato all’ultimo meeting della Shanghai Cooperation Organization (SCO) che ha salutato l’ingresso di Pakistan e India come membri a pieno titolo. La SCO adesso rappresenta oltre metà della popolazione che abita il nostro pianeta, e un quarto del PIL mondiale. La si può pensare come “l’altro G8”, oppure come “il G8 che conta”.
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