mercoledì 21 giugno 2017

Salvare la legge sul biotestamento

Questo finale di legislatura deve evitare di buttare all’aria i provvedimenti che attendono di essere varati da anni e che sono ormai vicinissimi alla meta. Soprattutto le leggi che riguardano i diritti dei cittadini, come quella sulla cittadinanza (Ius soli), ferma al Senato dalla fine del 2015, e quella sul biotestamento. Approvarle sarebbe un atto di responsabilità verso i cittadini, oltre che un segno di civiltà.
Dal 1996 ai giorni nostri sono passati in Parlamento 58 Disegni di Legge sul biotestamento senza che sia mai stata approvata una legge in merito. Dopo cinque legislature, finalmente, il 20 aprile 2017, la Camera dei Deputati ha approvato la Legge N. 2801 che stabilisce le “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”.
Questa legge rappresenta un’importante crescita culturale per tutti i cittadini del nostro Paese perché sancisce alcuni importanti principi, sanciti dalla nostra Costituzione, ma che per la prima volta affrontano il tema delle scelte alle quali ci possiamo trovare di fronte nell’ultima parte della nostra vita (vedi il post testamento biologico: vicini alla meta ). Tra questi va ricordata:
l’importanza dell’autodeterminazione nelle scelte di fine vita in analogia a quanto avviene per il consenso ad ogni altro atto sanitario;
l’importanza del principio della comunicazione tra medico e paziente, che rappresenta tempo di cura;
l’importanza della formazione di tutto il personale sanitario in materia di relazione e di comunicazione con il paziente, di terapia del dolore e di cure palliative;
il principio di dovere prendersi cura della persona ammalata fino al completamento della sua vita, anche quando sono esaurite le possibilità terapeutiche per la sua malattia e di potere ricorrere, In presenza di sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari, anche alla sedazione palliativa profonda continua in associazione alla terapia del dolore, se il paziente è consenziente;
l’importanza della desistenza terapeutica quando la cura della malattia rappresenta solo un prolungamento della sofferenza e della possibilità di rifiutare ogni forma di sostegno vitale compresa la nutrizione e l’idratazione artificiale se fonte di sofferenza, perché devono essere considerate anch’esse una forma di terapia.
Per prima volta è stata approvata una Legge che stabilisce che ogni cittadino maggiorenne capace di intendere e di volere, o se minore/incapace il suo rappresentante genitoriale/tutore, in previsione di non potere esprimere più la propria volontà, possa egualmente esprimere le proprie scelte con le Disposizioni Anticipate di Trattamento (DAT) che saranno rispettate dal medico quando se ne presenterà la necessità. Ancora la Legge stabilisce per la prima volta che, di fronte a una patologia cronica e invalidante o caratterizzata da inarrestabile evoluzione con prognosi infausta, il cittadino possa sottoscrive la Pianificazione Condivisa delle Cure (PCC) alla quale il medico e l’equipe sanitaria dovrà attenersi quando lo stesso cittadino si venga a trovare in condizione di non poter esprimere più il proprio consenso.
Faccio quindi un appello al Presidente della Repubblica, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera, e a tutto il mondo politico, che faccia di tutto affinché la Legge sulle “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”, già passata da un ramo del Parlamento, possa essere definitivamente approvata prima del completamento della l’attuale legislatura, col rischio, altrimenti, che passino ancora anni prima che venga approvata una legge così importante e così attesa da tutta la cittadinanza, ed in particolare da quella più fragile e indifesa, e venga così colmato il vuoto legislativo in questa materia che si ha ancora nel nostro Paese come, ormai, avviene in soli pochi altri Paesi in Europa.

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