Quando De Benedetti avvisa Renzi che se non cambia l'Italicum voterà
NO al Referendum sulla controriforma costituzionale, vuol dire che gli
equilibri del Palazzo sono saltati. Solo poche settimane fa D'Alema
aveva accusato La Repubblica di essere il giornale di casa Renzi, ora il
proprietario di quel quotidiano sfiducia il presidente del consiglio
finora fanaticamente sostenuto. Cosa è successo? Semplicemente le
amministrative hanno travolto Renzi e il PD e la Brexit ha messo
sull'avviso tutto il capitalismo europeo sul bis che si starebbe
preparando in Italia con il referendum inizialmente previsto ad ottobre.
È stato il Financial Times a lanciare il segnale d'allarme. Guardate, ha scritto, che la probabile vittoria del NO nella consultazione italiana porrebbe un'altra falla nel sistema europeo, paragonabile e forse persino superiore a quella della Brexit. Non dobbiamo stupirci che la controriforma della Costituzione italiana interessi tanto la finanza europea. Sono stati i poteri finanziari a chiederla, come garanzia bancaria della realizzazione completa delle riforme liberiste. E soprattutto sono quei poteri che temono un altro pronunciamento popolare che, alla fine , sarebbe anche contro di loro.
Dopo l'allarme rosso dei poteri forti europei è così scattato quello dei loro omologhi italiani, che hanno brutalmente commissariato Renzi facendogli capire che non hanno alcuna intenzione di perdere con lui. La macchina per produrre altri uomini della Provvidenza si è dunque rimessa in moto, però c'è un problema, per trovare il sostituto di Renzi ci vuole tempo, mentre il fanfarone di Rignano ha sfidato il paese a sfiduciarlo nel prossimo ottobre. Si è quindi messo in moto il partito trasversale del salvataggio del regime, quello che non vuole che materie così importanti come la nostra Costituzione siano affidate al SI o al NO di un popolo. Che come abbiamo letto dopo la Brexit, è rozzo superficiale e poco informato.
È partita quindi la campagna per lo "spacchettamento "del quesito, che dovrebbe diventare una specie di test attitudinale per misurare, attraverso diversi quesiti, la competenza degli elettori. I radicali, da tempo corsari con patentino delle imprese che il palazzo non sempre può realizzare in prima persona, si sono impegnati a chiedere ben 5 pronunciamenti su una sola scheda elettorale . L'Azzeccagarbugli principe del Palazzo, Giuliano Amato, ha suggerito una via che permetterebbe di rinviare il referendum all'anno prossimo, tra contenziosi vari sulla sua formulazione. Il Sole 24 Ore ha dato appoggio alla iniziativa.
Insomma il palazzo, le stesso che fino a poco tempo fa esaltava Renzi, ha imposto a questi di tacere e di accodarsi alle grandi manovre per rendere il referendum inoffensivo per il potere vero. Ora il presidente del consiglio è costretto a balbettare come Berlusconi nel 2011, quando gli stavano preparando Il governo Monti. Intanto però si lavora per sottrarre al popolo il diritto a pronunciarsi in modo chiaro su quello che è stato il più grave attacco ai suoi diritti democratici da quando esiste la Repubblica . Dobbiamo dire no allo spacchettamento e a tutte le manovre di regime. Si fissi la data del voto e basta con questi trucchi, che dimostrano solo lo squallore di chi ci governa e vuol continuare a farlo a tutti i costi.
È stato il Financial Times a lanciare il segnale d'allarme. Guardate, ha scritto, che la probabile vittoria del NO nella consultazione italiana porrebbe un'altra falla nel sistema europeo, paragonabile e forse persino superiore a quella della Brexit. Non dobbiamo stupirci che la controriforma della Costituzione italiana interessi tanto la finanza europea. Sono stati i poteri finanziari a chiederla, come garanzia bancaria della realizzazione completa delle riforme liberiste. E soprattutto sono quei poteri che temono un altro pronunciamento popolare che, alla fine , sarebbe anche contro di loro.
Dopo l'allarme rosso dei poteri forti europei è così scattato quello dei loro omologhi italiani, che hanno brutalmente commissariato Renzi facendogli capire che non hanno alcuna intenzione di perdere con lui. La macchina per produrre altri uomini della Provvidenza si è dunque rimessa in moto, però c'è un problema, per trovare il sostituto di Renzi ci vuole tempo, mentre il fanfarone di Rignano ha sfidato il paese a sfiduciarlo nel prossimo ottobre. Si è quindi messo in moto il partito trasversale del salvataggio del regime, quello che non vuole che materie così importanti come la nostra Costituzione siano affidate al SI o al NO di un popolo. Che come abbiamo letto dopo la Brexit, è rozzo superficiale e poco informato.
È partita quindi la campagna per lo "spacchettamento "del quesito, che dovrebbe diventare una specie di test attitudinale per misurare, attraverso diversi quesiti, la competenza degli elettori. I radicali, da tempo corsari con patentino delle imprese che il palazzo non sempre può realizzare in prima persona, si sono impegnati a chiedere ben 5 pronunciamenti su una sola scheda elettorale . L'Azzeccagarbugli principe del Palazzo, Giuliano Amato, ha suggerito una via che permetterebbe di rinviare il referendum all'anno prossimo, tra contenziosi vari sulla sua formulazione. Il Sole 24 Ore ha dato appoggio alla iniziativa.
Insomma il palazzo, le stesso che fino a poco tempo fa esaltava Renzi, ha imposto a questi di tacere e di accodarsi alle grandi manovre per rendere il referendum inoffensivo per il potere vero. Ora il presidente del consiglio è costretto a balbettare come Berlusconi nel 2011, quando gli stavano preparando Il governo Monti. Intanto però si lavora per sottrarre al popolo il diritto a pronunciarsi in modo chiaro su quello che è stato il più grave attacco ai suoi diritti democratici da quando esiste la Repubblica . Dobbiamo dire no allo spacchettamento e a tutte le manovre di regime. Si fissi la data del voto e basta con questi trucchi, che dimostrano solo lo squallore di chi ci governa e vuol continuare a farlo a tutti i costi.
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