Nizza non è solo il luogo dell’ultima strage, ma anche lo sfondo di
una nuova scuola di pensiero, ancora in nuce, attraverso il quale le
oligarchie e il sistema mediatico mainstream cercano di aggiustare il
tiro e di incollare i cocci di narrazioni contraddittorie e ormai
equivoche: è la rivoluzione copernicana del Terrorismo punto 2, con la
quale si cerca di mantenere intatto l’effetto paura sui cittadini, di
rafforzare un ambiguo e futile spirito identitario nel quale annegare le
responsabilità del globalismo e allo stesso tempo sgravare dalle
responsabilità un ceto politico che affida ormai gran parte della
propria legittimazione e del proprio essere garante della disuguaglianza
sociale alla tutela della sicurezza. Come dimostra l’inattesa
contestazione al primo ministro Valls e la denuncia che i familiari
delle vittime italiane vogliono proporre contro lo Stato francese, la
creazione di un potente mostro dalle mille teste cui attribuire tutte le
colpe può diventare controproducente nel momento in cui le difese
appaiono insufficienti fino al ridicolo, così come può legittimamente
stimolare la domanda se non siano le sciagurate avventure in medio
oriente a creare le condizioni per la strage di cittadini inermi.
Così adesso sulla base di ciò che è avvenuto a Nizza si gioca anche su un nuovo campo: quello del terrorismo fai da te, artigianale, singolo non più strettamente legato a cellule implacabili formate da reduci del Medioriente, organizzate, armate e dirette dall’Isis o da altri, ma prodotto da iniziative individuali o di gruppi di conoscenti ancorché ispirate dai veleni jihadisti, dai cattivi predicatori, insomma dal terrorismo come maligna istanza dello spirito islamico. Intendiamoci siamo ancora in uno stadio di passaggio tra la ipostatizzazione del male assoluto in alcune sigle, oggi l’Isis, ieri Al Quaeda che adesso invece è buona, ma la situazione ambivalente del governo francese che si trova a giustificare insieme il suo ruolo in medio oriente o in Africa e il fallimento di una sicurezza liberticida, come lo stesso Hollande ha ammesso, apre le porte al cambiamento di paradigma, immediatamente e cronometricamente avvalorato dal triste e poco chiaro episodio di Wurzburg.
E’ una tesi rischiosa perché se i cittadini europei avessero conservato un po’ di cervello e non fossero ridotti a rincretiniti che vanno alla caccia di Pokemon armati di cellulare, si domanderebbero come mai gente nata sul suolo europeo, con passaporti europei non sia stata folgorata dalla superiorità occidentale, perché si ostini ad essere mussulmana e si lasci sedurre dal fondamentalismo, perché sia piena di risentimento per l’inferno che l’impero sta creando nelle loro terre di origine. Ma è anche necessaria come cominciano a spiegare i soliti analisti americani al servizio di Washington, immediatamente richiamati in servizio attivo: se il terrorismo diventa bricolage di morte non organizzato benché ispirato dai movimenti jihadisti, allora è chiaro che non basterà sconfiggere l’Isis e il suo Califfo ( anche ammesso che lo si voglia fare davvero), ma occorrerà rimanere in Iraq e in Siria a tempo indeterminato per isolare il focolaio infettivo cogliendo due piccioni con una fava sola: ovvero la continuazione della paura e la ricolonizzazione del medioriente.
La nuova tesi benché in gran parte artificiosa visto che a quanto sembra organizzazione terroristica e iniziative individuali (fino a ieri fortissimamente negate) si siano sempre intrecciate, se non sovrapposte, è gravida di conseguenze perché alla fine trova le sue fondamenta nella xenofobia di base e nella guerra di civiltà, ad onta del fatto che l’occidente sia in perfetto accordo con i regimi fondamentalisti più retrivi, come quello dell’Arabia Saudita, tanto per fare un esempio di scuola. E’ interessante vedere come la maggior parte dei francesi rifiuti l’idea che la follia di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, lo stragista di Nizza possa derivare più che da intenzioni terroristiche non avvalorate da conoscenze particolari e nemmeno dalla religiosità peraltro inesistente nel personaggio, da situazioni del tutto personali, come i debiti e il divorzio. S’intende al fondo che un mediorientale non sia così evoluto da soffrire per queste cose, non comunque come un pilota tedesco che si è suicidato portandosi dietro 150 persone senza che sia stato accusato nemmeno alla lontana di terrorismo. Non sto mettendo in piedi una tesi, sto mostrando su quale terreno psicologico nascerà la nuova pianta del terrorismo diffuso che semmai ha una qualche consistenza è il frutto di scelte precise dei governi francesi, tedeschi e occidentali in genere i quali hanno sempre barattato l’applicazione ufficiosa della sharia tra l’immigrazione musulmana con l’emarginazione in quanto cittadini e detentori di diritti: una sorta di laboratorio per un futuro in cui tutti saranno immigrati, aspettando il paradiso nell’altra vita. Dunque raccolgono quel che hanno seminato. Anche se qualche patetico tenutario di posta rosa, un Lialo di Prevert improvvidamente eletto a guru politico, per la gioia dei pochemonisti con cellulare di cui è il coté perfetto, è subito saltato sulle barricate della nuova teoria del terrorismo invitando con amichevole tu il mussulmano della porta accanto a denunciare “gli invasati che si sentono invasori e dagli imam che li fomentano”, a “sbugiardarli, controbattere punto su punto le loro idee distorte”.
Certo forse è un po’ distorto ritenere che la morte di 500. 000 bambini sia un prezzo equo per l’invasione dell’Iraq come affermò a suo tempo Madeleine Allbright e di cui il nostro non si dà pensiero, lavorando in un giornale di fatto americano e per giunta con la K, ma non importa, non occorrono nemmeno tre fiammiferi per vedere di che pasta è fatto. E che è proprio a gente di questo tipo, fondamentalista del nulla di giornata, che dobbiamo quello che stiamo vivendo.
Così adesso sulla base di ciò che è avvenuto a Nizza si gioca anche su un nuovo campo: quello del terrorismo fai da te, artigianale, singolo non più strettamente legato a cellule implacabili formate da reduci del Medioriente, organizzate, armate e dirette dall’Isis o da altri, ma prodotto da iniziative individuali o di gruppi di conoscenti ancorché ispirate dai veleni jihadisti, dai cattivi predicatori, insomma dal terrorismo come maligna istanza dello spirito islamico. Intendiamoci siamo ancora in uno stadio di passaggio tra la ipostatizzazione del male assoluto in alcune sigle, oggi l’Isis, ieri Al Quaeda che adesso invece è buona, ma la situazione ambivalente del governo francese che si trova a giustificare insieme il suo ruolo in medio oriente o in Africa e il fallimento di una sicurezza liberticida, come lo stesso Hollande ha ammesso, apre le porte al cambiamento di paradigma, immediatamente e cronometricamente avvalorato dal triste e poco chiaro episodio di Wurzburg.
E’ una tesi rischiosa perché se i cittadini europei avessero conservato un po’ di cervello e non fossero ridotti a rincretiniti che vanno alla caccia di Pokemon armati di cellulare, si domanderebbero come mai gente nata sul suolo europeo, con passaporti europei non sia stata folgorata dalla superiorità occidentale, perché si ostini ad essere mussulmana e si lasci sedurre dal fondamentalismo, perché sia piena di risentimento per l’inferno che l’impero sta creando nelle loro terre di origine. Ma è anche necessaria come cominciano a spiegare i soliti analisti americani al servizio di Washington, immediatamente richiamati in servizio attivo: se il terrorismo diventa bricolage di morte non organizzato benché ispirato dai movimenti jihadisti, allora è chiaro che non basterà sconfiggere l’Isis e il suo Califfo ( anche ammesso che lo si voglia fare davvero), ma occorrerà rimanere in Iraq e in Siria a tempo indeterminato per isolare il focolaio infettivo cogliendo due piccioni con una fava sola: ovvero la continuazione della paura e la ricolonizzazione del medioriente.
La nuova tesi benché in gran parte artificiosa visto che a quanto sembra organizzazione terroristica e iniziative individuali (fino a ieri fortissimamente negate) si siano sempre intrecciate, se non sovrapposte, è gravida di conseguenze perché alla fine trova le sue fondamenta nella xenofobia di base e nella guerra di civiltà, ad onta del fatto che l’occidente sia in perfetto accordo con i regimi fondamentalisti più retrivi, come quello dell’Arabia Saudita, tanto per fare un esempio di scuola. E’ interessante vedere come la maggior parte dei francesi rifiuti l’idea che la follia di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, lo stragista di Nizza possa derivare più che da intenzioni terroristiche non avvalorate da conoscenze particolari e nemmeno dalla religiosità peraltro inesistente nel personaggio, da situazioni del tutto personali, come i debiti e il divorzio. S’intende al fondo che un mediorientale non sia così evoluto da soffrire per queste cose, non comunque come un pilota tedesco che si è suicidato portandosi dietro 150 persone senza che sia stato accusato nemmeno alla lontana di terrorismo. Non sto mettendo in piedi una tesi, sto mostrando su quale terreno psicologico nascerà la nuova pianta del terrorismo diffuso che semmai ha una qualche consistenza è il frutto di scelte precise dei governi francesi, tedeschi e occidentali in genere i quali hanno sempre barattato l’applicazione ufficiosa della sharia tra l’immigrazione musulmana con l’emarginazione in quanto cittadini e detentori di diritti: una sorta di laboratorio per un futuro in cui tutti saranno immigrati, aspettando il paradiso nell’altra vita. Dunque raccolgono quel che hanno seminato. Anche se qualche patetico tenutario di posta rosa, un Lialo di Prevert improvvidamente eletto a guru politico, per la gioia dei pochemonisti con cellulare di cui è il coté perfetto, è subito saltato sulle barricate della nuova teoria del terrorismo invitando con amichevole tu il mussulmano della porta accanto a denunciare “gli invasati che si sentono invasori e dagli imam che li fomentano”, a “sbugiardarli, controbattere punto su punto le loro idee distorte”.
Certo forse è un po’ distorto ritenere che la morte di 500. 000 bambini sia un prezzo equo per l’invasione dell’Iraq come affermò a suo tempo Madeleine Allbright e di cui il nostro non si dà pensiero, lavorando in un giornale di fatto americano e per giunta con la K, ma non importa, non occorrono nemmeno tre fiammiferi per vedere di che pasta è fatto. E che è proprio a gente di questo tipo, fondamentalista del nulla di giornata, che dobbiamo quello che stiamo vivendo.
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