Si susseguono, quasi indisturbati, gli attentati terroristici
dell’Isis, e senza badare ai confini, da Dakka a Baghdad fino all’Arabia
Saudita; questi atti criminali in pochi giorni hanno causato la morte
di centinaia di persone innocenti: si parla di 300 morti in un mese,
compresi anche i morti di Turchia e Usa, e non parliamo delle vittime
della crisi siriana o di quelle dello Yemen. Terroristi che si muovano
liberamente, in Europa, negli Usa, nel mondo arabo e nel sud-est
asiatico, a dispetto di tutti i controlli e apparati di sicurezza
dispiegati ovunque: possibile!?
In Occidente da due anni si parla molto dell’Isis, o Daesh, ovvero lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, ma si dimentica di parlare della sua origine, della sua provenienza e dei finanziamenti di cui gode.
Inizialmente, l'obiettivo della "creazione" di Al Qaeda era quello di combattere i comunisti nella guerra sovietico-afghana, con l'appoggio degli Stati Uniti, che guardavano al conflitto in corso in Afghanistan, tra i comunisti afghani alleati delle forze sovietiche da un lato, ed i mujaheddin afghani dall'altro, come a una pericolosa possibilità di espansione sovietica nella regione.
Gli Stati Uniti, seguendo il piano della CIA chiamato "Operazione Ciclone", hanno finanziato i mujaheddin afghani e pakistani che combattevano l'occupazione sovietica.
Allo stesso tempo, un numero crescente di mujaheddin arabi si è unito ad Al Qaeda (venivano chiamati "afghani arabi"), in nome della jihad contro il regime marxista in Afghanistan, con l'appoggio finanziario delle organizzazioni islamiche internazionali, in particolare l'Ufficio dei Servizi dei Mujaheddin Arabi, che ha forniti loro circa $ 600.000.000 all'anno, dono del governo del Regno dell’Arabia Saudita e di altri benestanti musulmani, soprattutto ricchi sauditi e stretti collaboratori di Osama bin Laden.
Finita la guerra, l'Unione Sovietica si è ritirata dall'Afghanistan nel 1989, e il governo comunista afghano di Mohammad Najibullah ha resistito per altri tre anni dopo la guerra, prima di cadere per mano dei Taleban. Questi, per incapacità di governare e per lotte intestine, hanno portato il paese nel caos totale.
Al Qaeda fu creata da gruppi di mujaheddin al seguito di Bin Laden, con il pretesto di liberare le terre dell’Islam; si trattò in realtà di un'alleanza di Bin Laden con il gruppo egiziano di Al Zawahiri, avvenuta nel 1988, cioè due anni prima dell’invasione irachena del Kuwait. Questo gruppo si è reso responsabile di diversi attentati, e in particolare dell'attentato alle Torri gemelle (dell'11 settembre 2001) che ha scatenato la guerra globale al terrorismo.
Una parte di Al Qaeda, che mirava alla costituzione del Califfato islamico, si è staccata ed ha dato vita allo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante.
Approfittando del caos generatosi dopo la fine del regime di Saddam e del fallimento del tentativo americano di portare la democrazia in quel paese, l’Isis ha potuto estendere il suo potere territoriale fino a
100 km dalla capitale Baghdad, e controllare così una parte del confine con la Siria.Tutto ciò rientrava perfettamente nel piano dell’amministrazione americana conosciuto come “il nuovo grande Medio Oriente”, o strategia del "caos creativo", che si è palesato con la cosiddetta primavera araba.
L’Occidente non avrebbe mosso neanche un dito per fermare i movimenti radicali dei fondamentalisti dell’Isis se non fossero stati divulgati gli atti di criminalità inaudita compiuti contro i malcapitati nelle mani dell’Isis (le brutali decapitazioni che tutti ricordiamo), compresi alcuni prigionieri occidentali.
E’ stata la reazione/pressione dell’opinione pubblica mondiale a spingere i riluttanti governi occidentali, che, seppur a parole, hanno dichiarato guerra al terrorismo dell’Isis, ma non hanno smesso di comprare il petrolio, di contrabbando e a buon prezzo, in cambio di armi e sostegno logistico ai terroristi dell’Isis. Infatti, quando l’Isis annuncia spostamenti da una parte all'altra con carovane di carri e blindati carichi d’armi, sotto gli occhi di tutti, e in piena "guerra al terrore", non c'è nessun intervento da parte “dell’alleanza mondiale” che dovrebbe portare avanti la guerra.
I vari gruppi fondamentalisti che combattono in Siria contro il regime di Assad, dall’Isis ad al Nusra, hanno in comune, con le dovute differenze, l’appartenenza al movimento mondiale dei Fratelli musulmani, che ha base in Egitto ma è presente anche in Turchia e in Qatar, e gode da parte di questi Stati di un sostegno economico e militare enorme. Schierato a suo favore troviamo anche il Wahabismo che governa in Arabia Saudita, che, pur in disaccordo con i Fratelli musulmani, li sostiene in Siria contro Assad, ma li combatte in Egitto, tanto da condizionare la politica economica egiziana. Guarda caso, sono tutti paesi alleati con gli Stati Uniti e l’Europa.
La signora Clinton, candidata alla presidenza americana, dichiara pubblicamente, senza pudore, che “siamo stati noi a creare l’Isis; poi è sfuggito al nostro controllo”, così come Tony Blair, ex primo ministro inglese, riconosce che la guerra all’Iraq di Saddam, che ha provocato la morte di un milione di iracheni, era sbagliata. E non c'è nessuno che lo accusi di crimini di guerra e lo porti davanti a un tribunale internazionale per essere processato per i suoi crimini, insieme a tanti altri presidenti e capi di governo, che hanno partecipato a questa maledetta guerra!
Per combattere il terrorismo in tutti le sue varie forme, dal terrorismo di Stato al terrorismo religioso, culturale e mediatico, abbiamo necessità di una cultura diversa, una cultura basata sui diritti e sul rispetto delle diversità, culturali, religiose e etniche, senza discriminazione razziale; chi crede in questi valori ha il dovere di lavorare per essi, a cominciare dal basso, dalla scuola, e di lottare a favore di un mondo più giusto e più equo.
In Occidente da due anni si parla molto dell’Isis, o Daesh, ovvero lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, ma si dimentica di parlare della sua origine, della sua provenienza e dei finanziamenti di cui gode.
Inizialmente, l'obiettivo della "creazione" di Al Qaeda era quello di combattere i comunisti nella guerra sovietico-afghana, con l'appoggio degli Stati Uniti, che guardavano al conflitto in corso in Afghanistan, tra i comunisti afghani alleati delle forze sovietiche da un lato, ed i mujaheddin afghani dall'altro, come a una pericolosa possibilità di espansione sovietica nella regione.
Gli Stati Uniti, seguendo il piano della CIA chiamato "Operazione Ciclone", hanno finanziato i mujaheddin afghani e pakistani che combattevano l'occupazione sovietica.
Allo stesso tempo, un numero crescente di mujaheddin arabi si è unito ad Al Qaeda (venivano chiamati "afghani arabi"), in nome della jihad contro il regime marxista in Afghanistan, con l'appoggio finanziario delle organizzazioni islamiche internazionali, in particolare l'Ufficio dei Servizi dei Mujaheddin Arabi, che ha forniti loro circa $ 600.000.000 all'anno, dono del governo del Regno dell’Arabia Saudita e di altri benestanti musulmani, soprattutto ricchi sauditi e stretti collaboratori di Osama bin Laden.
Finita la guerra, l'Unione Sovietica si è ritirata dall'Afghanistan nel 1989, e il governo comunista afghano di Mohammad Najibullah ha resistito per altri tre anni dopo la guerra, prima di cadere per mano dei Taleban. Questi, per incapacità di governare e per lotte intestine, hanno portato il paese nel caos totale.
Al Qaeda fu creata da gruppi di mujaheddin al seguito di Bin Laden, con il pretesto di liberare le terre dell’Islam; si trattò in realtà di un'alleanza di Bin Laden con il gruppo egiziano di Al Zawahiri, avvenuta nel 1988, cioè due anni prima dell’invasione irachena del Kuwait. Questo gruppo si è reso responsabile di diversi attentati, e in particolare dell'attentato alle Torri gemelle (dell'11 settembre 2001) che ha scatenato la guerra globale al terrorismo.
Una parte di Al Qaeda, che mirava alla costituzione del Califfato islamico, si è staccata ed ha dato vita allo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante.
Approfittando del caos generatosi dopo la fine del regime di Saddam e del fallimento del tentativo americano di portare la democrazia in quel paese, l’Isis ha potuto estendere il suo potere territoriale fino a
100 km dalla capitale Baghdad, e controllare così una parte del confine con la Siria.Tutto ciò rientrava perfettamente nel piano dell’amministrazione americana conosciuto come “il nuovo grande Medio Oriente”, o strategia del "caos creativo", che si è palesato con la cosiddetta primavera araba.
L’Occidente non avrebbe mosso neanche un dito per fermare i movimenti radicali dei fondamentalisti dell’Isis se non fossero stati divulgati gli atti di criminalità inaudita compiuti contro i malcapitati nelle mani dell’Isis (le brutali decapitazioni che tutti ricordiamo), compresi alcuni prigionieri occidentali.
E’ stata la reazione/pressione dell’opinione pubblica mondiale a spingere i riluttanti governi occidentali, che, seppur a parole, hanno dichiarato guerra al terrorismo dell’Isis, ma non hanno smesso di comprare il petrolio, di contrabbando e a buon prezzo, in cambio di armi e sostegno logistico ai terroristi dell’Isis. Infatti, quando l’Isis annuncia spostamenti da una parte all'altra con carovane di carri e blindati carichi d’armi, sotto gli occhi di tutti, e in piena "guerra al terrore", non c'è nessun intervento da parte “dell’alleanza mondiale” che dovrebbe portare avanti la guerra.
I vari gruppi fondamentalisti che combattono in Siria contro il regime di Assad, dall’Isis ad al Nusra, hanno in comune, con le dovute differenze, l’appartenenza al movimento mondiale dei Fratelli musulmani, che ha base in Egitto ma è presente anche in Turchia e in Qatar, e gode da parte di questi Stati di un sostegno economico e militare enorme. Schierato a suo favore troviamo anche il Wahabismo che governa in Arabia Saudita, che, pur in disaccordo con i Fratelli musulmani, li sostiene in Siria contro Assad, ma li combatte in Egitto, tanto da condizionare la politica economica egiziana. Guarda caso, sono tutti paesi alleati con gli Stati Uniti e l’Europa.
La signora Clinton, candidata alla presidenza americana, dichiara pubblicamente, senza pudore, che “siamo stati noi a creare l’Isis; poi è sfuggito al nostro controllo”, così come Tony Blair, ex primo ministro inglese, riconosce che la guerra all’Iraq di Saddam, che ha provocato la morte di un milione di iracheni, era sbagliata. E non c'è nessuno che lo accusi di crimini di guerra e lo porti davanti a un tribunale internazionale per essere processato per i suoi crimini, insieme a tanti altri presidenti e capi di governo, che hanno partecipato a questa maledetta guerra!
Per combattere il terrorismo in tutti le sue varie forme, dal terrorismo di Stato al terrorismo religioso, culturale e mediatico, abbiamo necessità di una cultura diversa, una cultura basata sui diritti e sul rispetto delle diversità, culturali, religiose e etniche, senza discriminazione razziale; chi crede in questi valori ha il dovere di lavorare per essi, a cominciare dal basso, dalla scuola, e di lottare a favore di un mondo più giusto e più equo.
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