Il
governo Conte ha varato ieri sera il decreto per la “ripartenza” delle
attività economiche. Tutte, con un calendario ancora molto in
discussione, ma senza eccezioni. Il tutto mentre il contagio ha – sì –
rallentato un po’ la sua corsa, ma permane a livelli altissimi.
Una
decisione schizofrenica, come da due mesi a questa parte, perché da un
lato riguarda tutto il territorio nazionale senza alcuna distinzione tra
aree ad alto rischio e territori sostanzialmente “sicuri”, dall’altra
colpevolizza preventivamente i singoli cittadini per l’eventuale –
prevedibilmente certa – risalita della “curva” dei contagi.
Ancora
una volta sembra aver prevalso la pressione di Confindustria e
Confcommercio. Anche perché, in assenza di una qualsiasi politica
europea coordinata, ogni paese del Vecchio
Continente è spinto a “ripartire” per proprio conto, cercando di non
perdere troppo terreno rispetto ai “competitori” – più che partner – dell’Unione.
Un
agire scomposto e dissennato di fronte alla pandemia, che sarà
certamente aggravato (a livello nazionale) dall’accavallarsi di
“delibere regionali” che introdurranno eccezioni, rallentamenti o
accelerazioni motivate più dalla necessità di “distinguersi” che da
quelle sanitarie.
Del resto era stato lo stesso epidemiologo Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto superiore di Sanità, a spiegare che “Per noi della sanità il rischio accettabile è zero, per economisti è 10”. Il prof, politicamente accorto, ha detto “economisti”, ma la definizione investe ovviamente gli imprenditori, che del rischio altrui sistematicamente se ne fregano (a parte eccezioni lodevoli quanto rare).
Il governo, con il decreto che qui potete consultare (DPCM e allegato del 26 aprile 2020.pdf),
ha scelto “un rischio 9,5”, potenzialmente catastrofico, ma con
responsabilità rovesciata sui cittadini. Come se “gli assembramenti” sui
mezzi pubblici o
nei luoghi di lavoro (per una impresa che modifica la propria
organizzazione del lavoro ce ne sono dieci che non possono o non
vogliono farlo) fossero una passeggiata di salute, mentre solo quelli
“ludici” pericolosi.
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