La
scelta era se prolungare il blocco in tutto il paese fino al prossimo
26 aprile o prolungarlo oltre il ponte del Primo Maggio. Alla fine la
decisione del governo sembra essersi orientata verso la seconda ipotesi.
Questa indicazione è emersa nel corso dell’incontro di ieri tra il presidente del consiglio Conte con le parti sociali. Cgil
Cisl Uil al termine della videoconferenza hanno dichiarato che “il
presidente del Consiglio ci ha confermato che, a oggi, non ci sono
ancora le condizioni per far ripartire le attività sospese. Prima di
tutto la salute dei lavoratori”. Più nel dettaglio, sebbene il premier a
quanto sembra non abbia indicato una data per la riapertura, secondo
diverse fonti il governo starebbe già lavorando a un nuovo Decreto della
Presidenza del Consiglio dei Ministri per estendere la serrata fino al 3
maggio.
Secondo
il presidente del Consiglio Superiore di Sanità (Css), Franco
Locatelli, “tutto quello che riguarderà la riaccensione delle attività
produttive non essenziali andrà fatto con molta cautela per evitare una
seconda ondata dell’epidemia”.
Nel
frattempo si starebbe comunque valutando la possibilità di poche
riaperture mirate, con un probabile alleggerimento del codice Ateco,
soprattutto per quanto riguarda i settori collegati ad attività già
operative e necessarie e una estensione ad altri settori. Potrebbero
essere interessate librerie e cartolerie, produzione di macchine
agricole, ceramica, commercio all’ingrosso di materiale per ferramenta,
florovivaistica.
Su
quest’ultimo punto ci sarebbe tra altro un’intesa tra la Confindustria e
i Cgil Cisl Uil, sulla volontà di “non creare polemiche sul tema” ossia
nel mettere sulla graticola le imprese private che intendono riaprire e
tornare a fare affari nonostante le autorità sanitarie sostengano che è
troppo presto. Come noto due giorni fa le Confindustrie delle quattro
regioni a maggiore vocazione manifatturiera, Piemonte, Lombardia, Veneto
ed Emilia Romagna, avevano indirizzato al Governo una sorta di diktat
con l’obiettivo del superamento blocco produttivo ormai e dei criteri
sui codici Ateco delle aziende da riaprire o no.
Dal
lato dell’esecutivo il ministro degli Affari regionali, Boccia, ha
rassicurato le imprese affermando che sulle riaperture “ci sarà una
cabina di regia con all’interno tutti i rappresentanti delle Regioni,
dell’Anci, della comunità scientifica e delle parti sociali”.
Per
far tornare in attività imprese, aziende e studi professionali, le
misure di sicurezza dovranno prevedere il minimo di affluenza negli
uffici. Si dovrà continuare a privilegiare lo smart working, mentre per
chi va in sede si dovranno prevedere turni alternati divisi per orario o
fasce giornaliere. Su autobus e metropolitane i passeggeri dovranno
viaggiare distanziati, quasi certamente a file alterne. I ristoranti,
quando riapriranno, dovranno garantire due metri di distanza tra i
tavoli per consentire il passaggio dei camerieri.
Gli
spazi verdi e i parchi pubblici saranno invece aperti più in là nel
tempo, per evitare il rischio di pic-nic e assembramenti. A lavorare ci
si può andare, prendere un pò d’aria – anche distanziati – invece sarà
ancora un miraggio
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