È
l’uomo che sembra mettere tutti d’accordo, da Salvini a LeU. e che gli
ultrà europeisti del PD vorrebbero fare, come minimo, santo.
Vedrete, se questo governo andrà in frantumi a causa delle divergenze su MES ed eurobond. e/o perché le imprese rivogliono la piena produzione poiché son stufi di rinunciare a quote di profitti – nonostante la curva del contagio e dei morti da Covid-19 si ostini a non scendere – allora rispunterà l’ennesimo “governo di salvezza nazionale“.
Come quello di Monti del 2011: lo stesso che ha massacrato il nostro Servizio Sanitario Nazionale, che ha dato – per ora – la stoccata finale alle pensioni degli italiani e che ha inserito nella nostra Costituzione, il famigerato “obbligo al pareggio di bilancio“.
Sì, perché la tanto annunciata “ripresa” sarà un disastro di proporzioni immani, che rischia di alimentare rivolte popolari diffuse che potrebbero mettere in seria crisi l’attuale governance incardinata nelle maglie strettissime dei diktat e dei trattati europei. In primis, quello sui limiti di spesa entro il fatidico 3% del rapporto deficit-PIL.
Un limite arbitrario e senza motivazioni scientifiche che, davanti alla catastrofe sanitaria, sociale ed economica in atto, ha assunto le sembianze di un cappio mortale che rende impossibile anche solo immaginare qualsiasi prospettiva di ripresa.
Allora ecco che ci risiamo con il grande tecnico con “esperienza internazionale“.
Ma che tipo di “esperienza internazionale” aveva avuto Mario Draghi prima di arrivare alla presidenza della Bce?
Dal 2002 al 2005 è stato vicepresidente e membro del management Committee Worldwide della Goldman Sachs, proprio nel periodo in cui in America le banche d’affari erano scatenate in manovre speculative e scavavano il baratro finanziario che si è poi materializzato nel 2008, trascinando il resto del mondo in una delle più gravi e criminali crisi mondiali degli ultimi 100 anni.
Insomma, Draghi era un dirigente di Goldman Sachs proprio quando Goldman Sachs scommetteva sulla crisi dei mutui supbrime e stava in cabina di regia quando il mondo veniva inondato di derivati, swap ed altra spazzatura.
Sì, è vero che Draghi di colpo ha cominciato a criticare alcune recenti posizioni della commissione europea sul modo in cui quest’ultima si è posta davanti alla crisi provocata dalla pandemia. Ma, vista la storia ed i precedenti del personaggio, tutto lascia supporre che Mario Draghi si stia accreditando come “uomo libero” e “patriota” in grado di cambiate tutto, per non cambiare niente.
Gli Euroleaks di Varoufakis hanno rivelato che, dietro la facciata del grande salvatore dell’Euro e grande dispensatore di liquidità a tasso zero (alle banche), si cela sempre il Chicago boy che, durante lo scorso decennio, stava dietro e sopra i lupi di Wall Street e che sa sempre bastonare il cane che affoga (la povera Grecia).
Ammettiamolo: Mario Draghi sarebbe una vera garanzia solo per chi vuole evitare che la crisi provocata dalla pandemia da coronavirus, si trasformi presto in quella “tempesta perfetta” profetizzata dall’economista Nouriel Roubini, che porterebbe alla fine dell’euro ed alla rottura di quella Unione Europea. La cui reale natura è stata disvelata proprio dalla esplosione e dalla crisi indotta dalla pandemia che gli ha certamente fatto perdere anche quel po’ di residua credibilità che, nonostante tutto, ancora manteneva.
Vedrete, se questo governo andrà in frantumi a causa delle divergenze su MES ed eurobond. e/o perché le imprese rivogliono la piena produzione poiché son stufi di rinunciare a quote di profitti – nonostante la curva del contagio e dei morti da Covid-19 si ostini a non scendere – allora rispunterà l’ennesimo “governo di salvezza nazionale“.
Come quello di Monti del 2011: lo stesso che ha massacrato il nostro Servizio Sanitario Nazionale, che ha dato – per ora – la stoccata finale alle pensioni degli italiani e che ha inserito nella nostra Costituzione, il famigerato “obbligo al pareggio di bilancio“.
Sì, perché la tanto annunciata “ripresa” sarà un disastro di proporzioni immani, che rischia di alimentare rivolte popolari diffuse che potrebbero mettere in seria crisi l’attuale governance incardinata nelle maglie strettissime dei diktat e dei trattati europei. In primis, quello sui limiti di spesa entro il fatidico 3% del rapporto deficit-PIL.
Un limite arbitrario e senza motivazioni scientifiche che, davanti alla catastrofe sanitaria, sociale ed economica in atto, ha assunto le sembianze di un cappio mortale che rende impossibile anche solo immaginare qualsiasi prospettiva di ripresa.
Allora ecco che ci risiamo con il grande tecnico con “esperienza internazionale“.
Ma che tipo di “esperienza internazionale” aveva avuto Mario Draghi prima di arrivare alla presidenza della Bce?
Dal 2002 al 2005 è stato vicepresidente e membro del management Committee Worldwide della Goldman Sachs, proprio nel periodo in cui in America le banche d’affari erano scatenate in manovre speculative e scavavano il baratro finanziario che si è poi materializzato nel 2008, trascinando il resto del mondo in una delle più gravi e criminali crisi mondiali degli ultimi 100 anni.
Insomma, Draghi era un dirigente di Goldman Sachs proprio quando Goldman Sachs scommetteva sulla crisi dei mutui supbrime e stava in cabina di regia quando il mondo veniva inondato di derivati, swap ed altra spazzatura.
Sì, è vero che Draghi di colpo ha cominciato a criticare alcune recenti posizioni della commissione europea sul modo in cui quest’ultima si è posta davanti alla crisi provocata dalla pandemia. Ma, vista la storia ed i precedenti del personaggio, tutto lascia supporre che Mario Draghi si stia accreditando come “uomo libero” e “patriota” in grado di cambiate tutto, per non cambiare niente.
Gli Euroleaks di Varoufakis hanno rivelato che, dietro la facciata del grande salvatore dell’Euro e grande dispensatore di liquidità a tasso zero (alle banche), si cela sempre il Chicago boy che, durante lo scorso decennio, stava dietro e sopra i lupi di Wall Street e che sa sempre bastonare il cane che affoga (la povera Grecia).
Ammettiamolo: Mario Draghi sarebbe una vera garanzia solo per chi vuole evitare che la crisi provocata dalla pandemia da coronavirus, si trasformi presto in quella “tempesta perfetta” profetizzata dall’economista Nouriel Roubini, che porterebbe alla fine dell’euro ed alla rottura di quella Unione Europea. La cui reale natura è stata disvelata proprio dalla esplosione e dalla crisi indotta dalla pandemia che gli ha certamente fatto perdere anche quel po’ di residua credibilità che, nonostante tutto, ancora manteneva.
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