I 5stelle l’avevano proposto quando erano all’opposizione nel 2013
e ora che sono al governo l’hanno fatto. Si tratta del cosiddetto
condono per le zone terremotate di Ischia (e dell’Italia centrale),
inserito nel “Decreto Genova” per la ricostruzione del ponte, convertito
dalla legge 130 del 16 novembre 2018 approvata in Senato.
Ischia è un’isola che ha dato molto al Movimento 5 Stelle, che lì ha preso il 42% alle ultime politiche per la Camera, con punte del 44% a Forio e Lacco, due dei comuni colpiti dal terremoto del 2017. Percentuali che prima nell’isola andavano a Forza Italia. E se, come stima Legambiente, nell’isola di Ischia le domande di condono sono circa 28mila su una popolazione di 64mila abitanti, non si tratta più di devianza marginale dalla norma, ma di un movimento popolare al quale il populismo non può sfuggire. In un video pubblicato sulla pagina Facebook del “Movimento Ischia isola verde”, che si definisce “Gruppo di lavoro territoriale a supporto del M5S”, un agitato signore con fare veemente così conclude il suo intervento: «Oggi volete venire a fare la retorica su cosa è abusivo e su che cosa non è abusivo? ma andate a farvi fottere!».
Dunque cosa meglio del terremoto per cogliere l’occasione e rilanciare la proposta? I 5stelle si sono sempre dichiarati contro i condoni, al grido di «onestà onestà», ma di fronte a percentuali cosi alte sia di consensi che di abusi non c’è argomento che tenga. I due cosiddetti alleati di governo hanno capito da tempo che il consenso del sud è essenziale per avere la maggioranza. La Lega deve ancora conquistarlo, prendendosi i voti di Forza Italia che nel sud aveva una delle sue roccaforti, mentre i 5 stelle devono amministrare il loro successo consolidando la loro base. E questo spiega forse sia l’uscita di Salvini sugli inceneritori che il condono edilizio.
I due condoni per Ischia e l’Italia centrale nascono dallo stesso problema giuridico e amministrativo. Solo gli edifici danneggiati, interamente in regola con le norme urbanistiche, hanno diritto ai contributi dello Stato per la loro ricostruzione. Occorre quindi stabilire la situazione giuridica di ciascun edificio danneggiato, e definire le pratiche di condono ancora sospese o sanare gli abusi compiuti successivamente.
Per quanto riguarda Ischia, la legge approvata rimanda la definizione delle domande di condono relative agli immobili danneggiati dal sisma del 2017, presentate ai sensi delle tre leggi di condono del 1985, 1994 e 2003, alla esclusiva applicazione della legge del 1985. La logica vorrebbe che ciascuna domanda venisse valutata in relazione alla norma vigente all’epoca della sua presentazione. Su questo punto si è concentrata la battaglia dei due dissidenti 5stelle, i senatori Gregorio De Falco e Paola Nugnes, che in sede di commissione Lavori pubblici e ambiente del Senato sono riusciti a cancellare il rimando alla legge del 1985, che poi invece è stato reintrodotto in aula.
Tanta pervicace volontà politica nasconde il desiderio di semplificare la vita agli abusivi e arrivare all’approvazione del maggior numero di domande di condono degli edifici danneggiati, stimate in circa 2mila per Ischia, anche con una procedura accelerata la cui scadenza è prevista entro sei mesi.
A Ischia con la legge approvata non valgono i limiti di superficie e volume per l’accoglimento delle domande di condono presentate sino al 2004. Valgono solo i vincoli di inedificabilità assoluta come quelli derivanti dalla previsione di un’opera pubblica ma devono essere anteriori all’abuso edilizio. Gli altri vincoli, cioè quelli di inedificabilità relativa, sono derogabili, se approvati dall’autorità preposta alla tutela del vincolo.
Differente il caso delle zone terremotate dell’Italia centrale, dove l’abuso si ripara fino alla data del sisma (2016), ma solo se c’è la conformità al piano urbanistico vigente al momento della domanda. Si tratta quindi di una norma più restrittiva che crea una evidente disparità.
Ma c’è di più. Dopo che il caso di Ischia è stato sollevato all’inizio di ottobre sulla stampa, con accuse al decreto di finanziare la ricostruzione delle case abusive, si è stabilita l’esclusione dei contributi statali per i volumi abusivi ancorché condonati. Cosicché si crea un concentrato di disparità. Si trattano le domande pendenti di condono a Ischia in maniera differente da quelle precedentemente esaminate nella stessa isola, e da quelle degli altri comuni campani e italiani, inclusi i comuni terremotati dell’Italia centrale, e si negano i contributi ai volumi abusivi ma condonati che dovrebbero avere pari diritti rispetto agli altri edifici.
A Roma le case abusive dei Casamonica vengono abbattute, mentre a Ischia si aprono le maglie dei condoni precedenti, in presenza di 600 demolizioni disposte dalla Procura di Napoli alle quali si sarebbe potuto applicare Salvini con la sua proverbiale ruspa, ma finora non l’ha fatto. E così si conclude la parabola: l’inosservanza della legge si punisce quando è di pochi, ma se è del “popolo” allora in qualche modo diventa legge. Una sorta di “democrazia diretta”. In questo caso le promesse possono essere mantenute perché non ci sono vincoli di bilancio da rispettare: chi ci rimette è solo l’ambiente.
Ischia è un’isola che ha dato molto al Movimento 5 Stelle, che lì ha preso il 42% alle ultime politiche per la Camera, con punte del 44% a Forio e Lacco, due dei comuni colpiti dal terremoto del 2017. Percentuali che prima nell’isola andavano a Forza Italia. E se, come stima Legambiente, nell’isola di Ischia le domande di condono sono circa 28mila su una popolazione di 64mila abitanti, non si tratta più di devianza marginale dalla norma, ma di un movimento popolare al quale il populismo non può sfuggire. In un video pubblicato sulla pagina Facebook del “Movimento Ischia isola verde”, che si definisce “Gruppo di lavoro territoriale a supporto del M5S”, un agitato signore con fare veemente così conclude il suo intervento: «Oggi volete venire a fare la retorica su cosa è abusivo e su che cosa non è abusivo? ma andate a farvi fottere!».
Dunque cosa meglio del terremoto per cogliere l’occasione e rilanciare la proposta? I 5stelle si sono sempre dichiarati contro i condoni, al grido di «onestà onestà», ma di fronte a percentuali cosi alte sia di consensi che di abusi non c’è argomento che tenga. I due cosiddetti alleati di governo hanno capito da tempo che il consenso del sud è essenziale per avere la maggioranza. La Lega deve ancora conquistarlo, prendendosi i voti di Forza Italia che nel sud aveva una delle sue roccaforti, mentre i 5 stelle devono amministrare il loro successo consolidando la loro base. E questo spiega forse sia l’uscita di Salvini sugli inceneritori che il condono edilizio.
I due condoni per Ischia e l’Italia centrale nascono dallo stesso problema giuridico e amministrativo. Solo gli edifici danneggiati, interamente in regola con le norme urbanistiche, hanno diritto ai contributi dello Stato per la loro ricostruzione. Occorre quindi stabilire la situazione giuridica di ciascun edificio danneggiato, e definire le pratiche di condono ancora sospese o sanare gli abusi compiuti successivamente.
Per quanto riguarda Ischia, la legge approvata rimanda la definizione delle domande di condono relative agli immobili danneggiati dal sisma del 2017, presentate ai sensi delle tre leggi di condono del 1985, 1994 e 2003, alla esclusiva applicazione della legge del 1985. La logica vorrebbe che ciascuna domanda venisse valutata in relazione alla norma vigente all’epoca della sua presentazione. Su questo punto si è concentrata la battaglia dei due dissidenti 5stelle, i senatori Gregorio De Falco e Paola Nugnes, che in sede di commissione Lavori pubblici e ambiente del Senato sono riusciti a cancellare il rimando alla legge del 1985, che poi invece è stato reintrodotto in aula.
Tanta pervicace volontà politica nasconde il desiderio di semplificare la vita agli abusivi e arrivare all’approvazione del maggior numero di domande di condono degli edifici danneggiati, stimate in circa 2mila per Ischia, anche con una procedura accelerata la cui scadenza è prevista entro sei mesi.
A Ischia con la legge approvata non valgono i limiti di superficie e volume per l’accoglimento delle domande di condono presentate sino al 2004. Valgono solo i vincoli di inedificabilità assoluta come quelli derivanti dalla previsione di un’opera pubblica ma devono essere anteriori all’abuso edilizio. Gli altri vincoli, cioè quelli di inedificabilità relativa, sono derogabili, se approvati dall’autorità preposta alla tutela del vincolo.
Differente il caso delle zone terremotate dell’Italia centrale, dove l’abuso si ripara fino alla data del sisma (2016), ma solo se c’è la conformità al piano urbanistico vigente al momento della domanda. Si tratta quindi di una norma più restrittiva che crea una evidente disparità.
Ma c’è di più. Dopo che il caso di Ischia è stato sollevato all’inizio di ottobre sulla stampa, con accuse al decreto di finanziare la ricostruzione delle case abusive, si è stabilita l’esclusione dei contributi statali per i volumi abusivi ancorché condonati. Cosicché si crea un concentrato di disparità. Si trattano le domande pendenti di condono a Ischia in maniera differente da quelle precedentemente esaminate nella stessa isola, e da quelle degli altri comuni campani e italiani, inclusi i comuni terremotati dell’Italia centrale, e si negano i contributi ai volumi abusivi ma condonati che dovrebbero avere pari diritti rispetto agli altri edifici.
A Roma le case abusive dei Casamonica vengono abbattute, mentre a Ischia si aprono le maglie dei condoni precedenti, in presenza di 600 demolizioni disposte dalla Procura di Napoli alle quali si sarebbe potuto applicare Salvini con la sua proverbiale ruspa, ma finora non l’ha fatto. E così si conclude la parabola: l’inosservanza della legge si punisce quando è di pochi, ma se è del “popolo” allora in qualche modo diventa legge. Una sorta di “democrazia diretta”. In questo caso le promesse possono essere mantenute perché non ci sono vincoli di bilancio da rispettare: chi ci rimette è solo l’ambiente.
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