Fortemente voluta da Renzi per
sacrificare Visco e salvare la Boschi dagli scandalosi affari di
famiglia in merito al caso Etruria, la commissione, presieduta dal
democristiano di sempre Pierferdi Casini, si è trasformata in un
boomerang per il segretario PD. É inutile, Matteo non riesce a rialzarsi
e questo prequel di campagna elettorale sembra spoilerare che la via
per palazzo Chigi gli è definitivamente preclusa. Gli altri cani
banchettano già e Di Maio annuncia che se non prenderà il 40% sarà
disposto a governare con il PD. Cade il gran rifiuto. Con gran viltade.
Anche il MoVimento vuole la sua parte da protagonista. Chissà però che
con tutta questa propositività non rischi di scendere sotto la metà del
40%. La crisi infinita delle amministrazioni cinque stelle non
incoraggiano l'ennesimo rilancio elettorale di una formazione ormai
pienamente accredita nel quadro della stabilità istituzionale.
In
questa commissione d'inchiesta, che è sì una grande saga ma a dire il
vero pure piuttosto noiosa, il grande momento sarebbe andato in scena
ieri. L'audizione di Visco. Passa le forche caudine il governatore
perché la commissione banche non parla di banche. Il gioco è una guerra
per procura condotta contro Renzi e Boschi. Tutta politica. Ma Visco ci
tiene a mettere i puntini sulle i: la crisi ci insegna ad affinare gli
strumenti di recupero dei crediti e l'impossibilità irreversibile di
tutelare integralmente gli investitori. Ne sanno qualcosa i correntisti
di Etruria,i convitati di pietra della commissione.
Si
è concesso un trionfo il governatore della Banca d'Italia, domando la
commissione: “Renzi mi chiese di Etruria nel 2014, ma risposi che di
banche in difficoltà parlo solo con il ministro dell'Economia”.
L'etichetta è importante. Visco riabbraccia tutti: Gianni Letta, Giorgio
Napolitano, Mattarella, Monti. I grandi vecchi lo riaccolgono e
riabilitano dopo averlo protetto dall'affondo di Renzi. La stabilità
complessiva non può essere barattata per il tornaconto di un politico
compromesso, scaricato dai poteri che contano nel paese. I nuovi astri
si propongono: Minniti e Calenda hanno già ricevuto le investiture di
stampa e borghesia.
Il cerchio
attorno al cosiddetto Giglio Magico si stringe. Oggi Ghizzoni ha tirato
in ballo Carrai, sodale di Renzi.L'ex ad di Unicredit conferma i
colloqui con la Boschi nel 2014, quando era ministra: “mi chiese se
fosse pensabile un'acquisizione di Etruria da parte di Unicredit, ma non
ci fu pressione”. Maria Elena è una donna gentile. “Non ci fu
pressione” è il mantra salvifico della cordata renziana che assolve la
Boschi e scongiura il tracollo. Per ora. Si aspettano colpi di scena, la
saga è lenta ma nessuno è mai spacciato per sempre. L'importante è
continuare ad andare in onda...
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