Addio a Borsalino, il marchio dei cappelli made in Italy per eccellenza, è ufficialmente fallita. Il tribunale di Alessandria
ha respinto la seconda richiesta di concordato (la prima fu nel 2015)
dell’imprenditore italo svizzero Philippe Camperio che ha rilevato in
affitto la storica azienda piemontese.
E’ stata la sua Haeres Equita a raccogliere, due anni fa, i cocci di un’azienda precipitata nel baratro a causa di un azionista scomodo, il bancarottiere Marco Marenco, arrestato nell’aprile del 2015 a Lugano per un crac monstre da oltre 3 miliardi nella girandola di decine di società attive nel trading del gas (tutte fallite).
Camperio si fece carico del risanamento. Ma qualcosa non ha
funzionato e la Borsalino ha imbocca il viale del tramonto, per
parafrasare un titolo caro a quella Hollywood che l’ha resa un’icona di
stile nel mondo. Dopo la sentenza del Tribunale, Camperio,
confondatore del gruppo di private equity Quest Partners, ha tuttavia
espresso in una nota la volontà di voler continuare a costruire un
futuro per Borsalino.
La storia di Borsalino nasce in un laboratorio di Alessandria, aperto nel 1857. Alla vigilia della prima guerra mondiale Borsalino produceva circa 2.000.000 di cappelli all’anno e dava impiego a oltre 2.500 dipendenti.
All’estero il marchio conquistò i mercati più importanti: quello della City londinese, con le bombette, ma soprattutto quello statunitense, dove i cappelli Borsalino furono adottati dallo star system hollywoodiano.
Il suo ridimensionamento, oggi i dipendenti sono 134, avvenne in concomitanza con la caduta in disuso dei copricapi formali. Dopo un cambio di proprietà negli anni novanta, la situazione è andata via via peggiorando fino all’epilogo odierno.
E’ stata la sua Haeres Equita a raccogliere, due anni fa, i cocci di un’azienda precipitata nel baratro a causa di un azionista scomodo, il bancarottiere Marco Marenco, arrestato nell’aprile del 2015 a Lugano per un crac monstre da oltre 3 miliardi nella girandola di decine di società attive nel trading del gas (tutte fallite).
“Continuiamo nell’impegno volto a trovare soluzioni che preservino questo iconico brand e gli interessi di tutti gli stakeholders: i livelli occupazionali, i fornitori, i clienti, la città e le istituzioni di Alessandria” ha proseguito lo stesso imprenditore svizzero. Nella nota stampa Haeres Equita, ha sottolineato l’intenzione di continuare “a lavorare con le risorse messe a disposizione per il rilancio di Borsalino e per poter proseguire il trend positivo degli ultimi 24 mesi, preservando un patrimonio d’eccellenza del sistema manifatturiero italiano”.In mezzo ci sono 160 anni di storia e di mito celebrato nelle sale cinematografiche. Resteranno il bianco e nero di miti come Humphrey Bogart o come la coppia Alain Delon-Jean-Paul Belmondo; oppure dagli eroi tenebrosi, come Indiana Jones, e perfino dai mostri, come Freddy Kruger.
La storia di Borsalino nasce in un laboratorio di Alessandria, aperto nel 1857. Alla vigilia della prima guerra mondiale Borsalino produceva circa 2.000.000 di cappelli all’anno e dava impiego a oltre 2.500 dipendenti.
All’estero il marchio conquistò i mercati più importanti: quello della City londinese, con le bombette, ma soprattutto quello statunitense, dove i cappelli Borsalino furono adottati dallo star system hollywoodiano.
Il suo ridimensionamento, oggi i dipendenti sono 134, avvenne in concomitanza con la caduta in disuso dei copricapi formali. Dopo un cambio di proprietà negli anni novanta, la situazione è andata via via peggiorando fino all’epilogo odierno.
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