L’amministrazione Trump lancia un’offensiva contro l’euro. E in
particolare attacca la Germania, colpevole di sfruttare un moneta unica
“ampiamente svalutata per sfruttare gli Stati Uniti e gli altri Paesi
europei.”
A dirlo, in un’intervista al Financial Times, Peter Navarro, che guida il Consiglio nazionale sul Commercio.
Secondo il consigliere di Trump, l’euro è come una sorta di marco svalutato che dà a Berlino un vantaggio sui suoi principali partner commerciali. L’euro è “un marco tedesco camuffato”, il cui valore troppo basso dà a Berlino un vantaggio sui principali partner. L’attacco di Trump alla politica commerciale della Germania è stato sferrato da Peter Navarro, capo del Consiglio nazionale sul commercio, organismo creato dal presidente americano per stabilire le linee della sua nuova politica economica.
La Germania sta quindi usando una “grossolana sottovalutazione dell’euro” per sfruttare USA e UE.
La cancelliera Merkel ha ribattuto: “la Germania è un paese che ha sempre ha chiesto alla Banca centrale europea di portare avanti una politica indipendente, come faceva la Bundesbank prima che l’euro esistesse”. In altre parole, la Merkel nega ogni addebito.
Intanto però l’euro si è rivalutato sul dollaro. La polemica fra Washington e Berlino non accenna a placarsi e anzi gli eurofili – o eurofolli – reagiscono contrattaccando.
Per il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, dichiara che Cina, Russia e la nuova America di Trump rappresentano i rischi principali per la UE.
Ecco cosa ha dichiarato a Tallin, Estonia:
“Per la prima vola nella nostra storia, in un mondo che è sempre più multipolare, sono molti coloro che diventano apertamente anti-europei, o euroscettici. In particolare, il cambio a Washington mette l’Unione europea in una situazione difficile. Con la nuova amministrazione sembrano messe in discussione gli ultimi 70 anni della politica estera statunitense”.
La brama di potere della Germania e la voglia di rivalsa dei “paesetti” dell’est Europa ci stanno portando sempre più in un vicolo cieco, in fondo al quale si ode un sinistro tintinnio di sciabole.
Non si capisce bene la ratio di questa volontà di scontrarsi contro il resto del mondo. Forse la Germania ha scritto nel DNA qualcosa riguardo allo scatenare guerre contro avversari più forti e numerosi, in particolare la Russia, come noi abbiamo forse qualche istruzione genetica che ci impone di seguire ciecamente i tedeschi nelle loro follie.
Altrimenti non si spiegherebbe il perché di questa cieca corsa verso il baratro. Ovviamente non bisogna essere ingenui: quest’ennesima bordata americana contro la Merkel non è dovuta a chissà quale spirito umanitario, ma semplicemente alla volontà di Trump di difendere l’occupazione americana e la sua produzione.
Ma la cosa potrebbe essere volta a nostro vantaggio, ad esempio per strappare concessioni dalla Germania, se solo i nostri politici fossero capaci di scelte coraggiose e di rottura. Al momento, però, non c’è nulla di simile all’orizzonte: la Germania comanda, noi si borbotta un po’, ma poi si esegue, magari trascinando i piedi come dei bambini mandati in punizione dal padre.
Ancora non sappiamo quando e come l’euro e la UE falliranno, ma purtroppo sembra certo che noi, come capita da tempo, il cambiamento lo subiremo senza essere in grado di dirigerlo neppure un po’.
L’unica consolazione sarà quella di vedere gli eurofili di oggi affannarsi a smentire di essere mai stati proeuro. Un po’ come quando Craxi fu costretto alla fuga: non si sarebbe potuto trovare un socialista neanche a pagarlo a peso d’oro.
A dirlo, in un’intervista al Financial Times, Peter Navarro, che guida il Consiglio nazionale sul Commercio.
Secondo il consigliere di Trump, l’euro è come una sorta di marco svalutato che dà a Berlino un vantaggio sui suoi principali partner commerciali. L’euro è “un marco tedesco camuffato”, il cui valore troppo basso dà a Berlino un vantaggio sui principali partner. L’attacco di Trump alla politica commerciale della Germania è stato sferrato da Peter Navarro, capo del Consiglio nazionale sul commercio, organismo creato dal presidente americano per stabilire le linee della sua nuova politica economica.
La Germania sta quindi usando una “grossolana sottovalutazione dell’euro” per sfruttare USA e UE.
La cancelliera Merkel ha ribattuto: “la Germania è un paese che ha sempre ha chiesto alla Banca centrale europea di portare avanti una politica indipendente, come faceva la Bundesbank prima che l’euro esistesse”. In altre parole, la Merkel nega ogni addebito.
Intanto però l’euro si è rivalutato sul dollaro. La polemica fra Washington e Berlino non accenna a placarsi e anzi gli eurofili – o eurofolli – reagiscono contrattaccando.
Per il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, dichiara che Cina, Russia e la nuova America di Trump rappresentano i rischi principali per la UE.
Ecco cosa ha dichiarato a Tallin, Estonia:
“Per la prima vola nella nostra storia, in un mondo che è sempre più multipolare, sono molti coloro che diventano apertamente anti-europei, o euroscettici. In particolare, il cambio a Washington mette l’Unione europea in una situazione difficile. Con la nuova amministrazione sembrano messe in discussione gli ultimi 70 anni della politica estera statunitense”.
La brama di potere della Germania e la voglia di rivalsa dei “paesetti” dell’est Europa ci stanno portando sempre più in un vicolo cieco, in fondo al quale si ode un sinistro tintinnio di sciabole.
Non si capisce bene la ratio di questa volontà di scontrarsi contro il resto del mondo. Forse la Germania ha scritto nel DNA qualcosa riguardo allo scatenare guerre contro avversari più forti e numerosi, in particolare la Russia, come noi abbiamo forse qualche istruzione genetica che ci impone di seguire ciecamente i tedeschi nelle loro follie.
Altrimenti non si spiegherebbe il perché di questa cieca corsa verso il baratro. Ovviamente non bisogna essere ingenui: quest’ennesima bordata americana contro la Merkel non è dovuta a chissà quale spirito umanitario, ma semplicemente alla volontà di Trump di difendere l’occupazione americana e la sua produzione.
Ma la cosa potrebbe essere volta a nostro vantaggio, ad esempio per strappare concessioni dalla Germania, se solo i nostri politici fossero capaci di scelte coraggiose e di rottura. Al momento, però, non c’è nulla di simile all’orizzonte: la Germania comanda, noi si borbotta un po’, ma poi si esegue, magari trascinando i piedi come dei bambini mandati in punizione dal padre.
Ancora non sappiamo quando e come l’euro e la UE falliranno, ma purtroppo sembra certo che noi, come capita da tempo, il cambiamento lo subiremo senza essere in grado di dirigerlo neppure un po’.
L’unica consolazione sarà quella di vedere gli eurofili di oggi affannarsi a smentire di essere mai stati proeuro. Un po’ come quando Craxi fu costretto alla fuga: non si sarebbe potuto trovare un socialista neanche a pagarlo a peso d’oro.
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