lunedì 24 novembre 2014

LA "RIFORMA" DEL CANONE RAI

Un canone più basso (compreso tra 58 e 80 euro rispetto agli attuali 113,5) ma esteso anche alle seconde case sfitte oggi escluse dal versamento.
E' questa l'ipotesi sulla quale sta ragionando il governo alle prese con la delicata operazione, che sta scatenando una vera e propria bufera politica, che punta a collegare il bollettino Rai alle utenze elettriche degli italiani. Un meccanismo, contro il quale si è già schierata l'Autorità per l'energia, attraverso il quale si pensa di ridurre l'enorme mole di evasione fiscale che si aggira intorno a 450 milioni di euro.

L'obiettivo è ricavare almeno 300 milioni di euro in più rispetto a quanto entra oggi nelle casse di Viale Mazzini. La riforma cambierà dal profondo la logica che sta alla base dell'imposta. Attualmente è il possesso di un apparecchio radiotelevisivo, domani sarà sufficiente la titolarità di una qualsiasi apparecchiatura elettronica (il cosiddetto device) in grado di ricevere segnali radio e tv, compresi dunque computer, tablet e smartphone. Per le fasce di reddito più basse, tenendo conto dell'indicatore Isee, si pensa a un'esenzione totale o parziale che potrebbe riguardare circa un milione di nuclei familiari sotto i 7.500 euro all'anno. Ma la grande novità, accreditata dai tecnici ministeriali che stanno lavorando sul dossier, è che il canone, che sarà inviato agli utenti insieme alla bolletta della luce, si pagherà probabilmente non solo sulla prima abitazione a prescindere dal numero di apparecchi in uso, ma anche su eventuali seconde o terze case non affittate. In pratica le residenze di villeggiatura, attualmente al riparo, saranno tenute al versamento. Ma a prezzo ridotto. La riforma, raccontano fonti del governo, parte da un postulato: chi è titolare di una utenza elettrica «ha per certo anche la disponibilità di un televisore e dunque deve pagare il canone». E quindi, rispetto a quanto avviene oggi, con un meccanismo di inversione della prova, sarà il cittadino a dover dimostrare che non è vero inviando una raccomandata alla Rai per contestare la tassa. A quel punto, secondo quanto spiegano ambienti ministeriali, la Guardia di finanza (autorizzata dall'autorità giudiziaria su richiesta dell'Agenzia delle Entrate) avrà il potere di indagine, oggi escluso, per verificare presso l'abitazione se davvero non sono presenti apparecchi televisivi.

I PROBLEMI DA RISOLVERE
E' evidente che l'intera struttura della riforma è ispirata da una logica di deterrenza per spingere chi non paga a mettersi in regola. Ma la strategia suscita molti interrogativi. Ad esempio: se chi è intestatario di una utenza elettrica pagherà regolarmente la bolletta ignorando il contestuale canone Rai come dovrà comportarsi il gestore? Avrà il potere di staccare la luce in attesa degli accertamenti? All'idea, le aziende rabbrividiscono. E ancora: dal momento che sul mercato libero dell'elettricità si può migrare alla svelta da un gestore all'altro, come si farà a gestire la situazione? Dubbi che, oltre alle pesanti critiche del fronte politico (Ncd, Lega, Sc e Forza Italia su tutti ) hanno alimentato l'opposizione dell'Autorità per l'Energia: «È una modalità impropria di riscossione ed è di difficile applicazione, si rischia di creare ulteriore difficoltà nella comprensione della bolletta» ha avvertito il presidente Guido Bortoni. Mentre il presidente di Assoelettrica Chicco Testa ha parlato di «abominio», spiegando che «gli oneri di gestione sarebbero enormi»

Nessun commento:

Posta un commento