Come mai proprio il Corriere della Sera e il Financial Times,
ovvero due fra i più potenti strumenti nelle mani dell’oligarchia
globale, hanno deciso solo adesso, con un ritardo quantomeno sospetto,
di amplificare i tanti e noti dubbi che da tempo avvolgevano l’arrivo
di Mario Monti a Palazzo Chigi?”. Per rispondere
correttamente a questa domanda bisogna prima affrontare un ragionamento
preliminare. Il potere non è mai né statico né monolitico. Le cordate di
interesse cambiano con l’evolvere di fatti e circostanze che biforcano
strade che in precedenza apparivano a senso unico. A questa ovvietà
bisogna poi aggiungere la tendenza dell’élite finanziaria e reazionaria,
quella per intenderci che si fa sentire per bocca dei soliti colossi di
carta, di reputarsi superiore in grado rispetto a qualsiasi potere
politico “visibile”, da colpire all’occorrenza con lo stesso
freddo cinismo con il quale, magari fino al giorno prima, se ne
tessevano le lodi. All’interno di questa cornice va inquadrato lo “schiaffone” rifilato dal Corriere a Re Giorgio, monarca agli occhi del popolino cui conviene periodicamente ricordare la natura pur sempre “delegata”
del potere che felicemente esercita. Andiamo con ordine. I massoni
reazionari che governano questo mostro di Ue hanno affondato il coltello
nella carne viva degli italiani tramite Mario Monti e Letta.
Essi hanno oramai esaurito il rispettivo potenziale distruttivo. Entrambi,
sprovvisti di una base di consenso in grado di legittimarne l’operato,
possono ora ritirarsi in buon ordine confidando nella imperitura magnanimità di
quelle élite schiaviste che con zelo hanno egregiamente servito. Nelle
mani dei massoni reazionari che svolazzano famelici sull’Italia resta
però ancora una carta da giocare. Un Asso potenzialmente devastante pronto a dare il definitivo colpo di grazia al tessuto produttivo italiano: Matteo Renzi. Può
Renzi, che tra l’altro gode di un consenso reale nel Paese, rischiare
di finire rapidamente logorato pur di garantire sostegno al governo
Letta caro al cuore di Re Giorgio? No che non può. Non può il sindaco, e
non possono nemmeno gli occulti burattinai malamente nascosti dietro la
sagoma del giovane segretario piddino. E
siccome Napolitano è cinico e senza scrupoli ma certamente non è
stupido, ieri sera, afferrato il messaggio, ha subito convocato al
Quirinale proprio Renzi probabile ispiratore e indiscusso beneficiario delle improvvise attenzioni riservate dalla grande stampa all’ indirizzo dell’uomo del Colle.
Anche il rituale esige il dovuto rispetto. L’unico destinato a
pagare pegno nell’immediato è Enrico Letta. Il suo governo è infatti al capolinea, con buona pace degli ingenui “alfaniani” pronti a sparire dai radar per sempre. Conosciuta infatti l’allergia di Napolitano per il voto democratico, non resta che attendere l’imminente varo del primo gabinetto Renzi. Figlio dell’ennesima alchimia di Palazzo che si consuma mentre tutt’ intorno il Paese brucia. Durerà??
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