La
Corte Costituzionale della Germania ha seppellito definitivamente i
recovery bond ed ogni forma di gestione della crisi economica che
allarghi le maglie dei trattati liberisti che governano la UE.
Con
una sua sentenza, la massima corte tedesca ha messo sotto accusa la
politica della BCE decisa da Mario Draghi, cioè l’acquisto illimitato –
tramite soldi forniti alle banche, si ricordi – dei titoli del debito
dei paesi più in crisi.
La
BCE ha tre mesi di tempo per spiegare alla corte di Germania le ragioni
di una sua scelta che i giudici considerano al di fuori dei limiti
istituzionali della banca, accusandola di aver fatto una politica
economica che non le compete.
Poi
se la BCE non cambierà, la Banca Federale di Germania dovrà sottrarsi
alle decisioni della Banca Europea, insomma non metterci più i soldi.
Insomma una bomba ad orologeria ed un ricatto su tutto il sistema UE,
che la stampa italiana sta stupidamente minimizzando come faceva col
coronavirus.
Prima
di affrontare le conseguenze economiche e sociali della sentenza, è
importante coglierne la dimensione politica ed istituzionale. Nel 2012 il Parlamento italiano, centrodestra e centrosinistra uniti, con voto unanime in prima battuta – e, in seconda votazione, con il dissenso parziale, tardivo e sostanzialmente finto
di Lega e Di Pietro – votò la modifica della Costituzione, accogliendo
dentro di essa il vincolo europeo ed in particolare il Fiscal Compact,
con il vincolo al pareggio di bilancio imposto nella riscrittura
dell’articolo 81.
Insomma
non solo l’Italia ha accolto nella propria Costituzione quei vincoli di
austerità che contraddicono alla radice i principi sociali della sua
prima parte, ma ha accettato la supremazia dei trattati europei sul proprio sistema democratico.
La Germania ha invece fatto l’esatto contrario.
I vincoli europei sono stati accolti dal sistema tedesco solo e fino a
che non ne contraddicano i principi. Così la Germania ha mantenuto e
usato la propria sovranità costituzionale, l’Italia vi ha rinunciato.
Non
solo la differente potenza economica dei suoi stati, ma le stesse
regole ineguali hanno fatto della UE un sistema squilibrato, dove la
Germania ha potuto conservare e accrescere le sue terapie intensive,
mentre l’Italia le ha tagliate.
Sia
chiaro non ha sbagliato la Germania, hanno sbagliato l’Italia e tutta
la UE ad accettare un sistema di regole dove un solo parlamento
nazionale resta sovrano, quello tedesco. Il padronato e i ricchi
italiani hanno trovato perfetto per loro un sistema nel quale la
posizione subalterna del paese favoriva la crescita dei profitti privati
ai danni del lavoro e del sistema pubblico, ma ora con la crisi
economica spaventosa in arrivo i nodi vengono al pettine.
Il
capitalismo tedesco non può permettersi di aiutare davvero l’Italia,
altrimenti i lavoratori di quel paese, i cui diritti sono stati comunque
compressi, chiederebbero il conto. Ma come ci avete chiesto collaborazione e rinunce, ed ora date i soldi agli italiani?
È
la domanda che un lavoratore olandese fa al primo ministro Rutte,
fedele satellite della Germania. La borghesia tedesca non può fare il
passo di una vera solidarietà europea, altrimenti vedrebbe messo in
crisi il proprio potere nel proprio paese.
Le
conseguenze economiche di questo stallo sono già evidenti. Non ci
saranno mai i “coronabond” chiesti di Conte e la BCE dovrà lasciar
salire lo spread dei titoli del debito pubblico italiano. La Germania ha
detto basta alle chiacchiere: o l’Italia e gli altri paesi in
difficoltà accettano l’austerità, o per loro non ci sarà niente. O il
MES o nulla.
Si
aprirà quindi nuova crisi “europeista” nel nostro paese, messo di
fronte alla scelta tra l’obbedienza al vincolo europeo seguendo la via
della Grecia, oppure la ricerca di altre vie.
Confindustria
ha già scelto e ha chiesto di abolire i contratti nazionali, con il
tacito consenso dei finti sovranisti di destra e del liberisti di tutti i
partiti. Il bivio è reale: o si accetta un nuovo giro di vite del
sistema ineguale, pagato integralmente dalle classi lavoratrici e
popolari, oppure si mette in discussione quel sistema.
Bisogna
ripristinare la sovranità dei principi costituzionali ed applicarla
nelle scelte economiche e sociali, rompendo con il vincolo europeo. Come
oggi fa la Germania ma per ragioni e scopi esattamente opposti a quelli
dei conservatori e sovranisti tedeschi che comandano la UE.
Al diktat tedesco, austerità o rottura, bisogna per forza rispondere: meglio la rottura
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