Negli
ultimi tre mesi, mentre le borse andavano a picco, e tutti si
attendevano un periodo di «Bear market», di letargo delle
contrattazioni, limitate ai movimenti per liberarsi dei titoli più
rischiosi, il volume degli scambi per i broker elettronici è cresciuto
costantemente, e non mostra segni di cedimento (cnbc.com).
Gli
investitori al dettaglio, dice cnbc.com, durante l’emergenza Covid
hanno raddoppiato le attività di trading. In particolare, gli E-broker
Ameritrade ed E-Trade hanno segnato un +144% e un +129%.
All’aumento
delle puntate ha sicuramente contribuito l’azzeramento delle
commissioni – dice Rich Repetto, analista di Piper Sandler. Ma da solo
questo azzeramento non giustifica un aumento delle contrattazioni così
marcato.
Protagonisti di questo boom sono stati i Millennials.
Quando le azioni hanno iniziato a crollare, facendo registrare il «Bear
market» più veloce e più disastroso della storia, molti di loro, per la
prima volta, hanno aperto conti presso gli E-trader, determinando una
crescita degli account del 170%.
Trovandosi
chiusi in casa, sempre a contatto con un dispositivo elettronico, con
commissioni ridotte a zero, i giovani hanno ceduto al fascino discreto
della finanza.
Sia
come sia, queste circostanze, da sole, non giustificano lo
straordinario aumento delle attività di E-trade. Richard Thaler (Nobel
per l’economia 2017), interpellato dal Newyorker,
dice che un suo amico gli ha confidato che l’E-trading sta sostituendo
il gioco d’azzardo. I casinò sono chiusi e non ci sono sport su cui
scommettere.
L’ipotesi
dell’amico del premio Nobel non è stramba. Dave Portnoy, per esempio,
fondatore di Barstool Sports, un blog di sport e gioco d’azzardo, dice
che quando il coronavirus ha imposto il blocco di tutte le competizioni
sportive, inibendo di conseguenza la possibilità di scommettere su di
esse, lui, invece di lamentarsi, ha visto in ciò un’opportunità.
“Ho prelevato 3 dei 163 milioni di dollari incassati dalla vendita del 36% di Barstool Sports a Hollywood Casino, e li ho piazzati in un account E-Trade (businessinsider.com). Il 23 marzo – dice – sono
diventato un trader a tempo pieno. Le scommesse in borsa hanno
perfettamente sostituito le scommesse sulle corse e sugli atleti. Prima
di questa avventura, dice, credo di aver comprato uno o due titoli. Non
ero quello che si dice un esperto del ramo. Eppure mi sono tuffato e ho
iniziato a fare trading. È più semplice di quello che si crede, più
semplice di scommettere sulle partite.
Poi ho cominciato a trasmettere tutto in diretta su Twitter. Non è una serie TV. È più un reality.”
Ha puntato su Boeing e ha perso 2 milioni di dollari, in un attimo. Poi ha recuperato con una serie di operazioni su altri titoli, ma è comunque andato sotto.
Il suo live
non è un corso su come si guadagna in borsa, tipo quei programmi sui
numeri giusti da giocare al Lotto o panzane di questo tipo, che vanno in
onda in Italia, su quei canali a tre cifre del digitale terrestre. Si
tratta di un livello successivo, di qualcosa “punto 4” o “punto 5”.
Si
tratta di vita vera, di un giocatore vero, che punta e rischia i
proprio soldi, che gioca con la propria vita più di un Jim Morrison o di
un Jimi Hendrix. Di qualcuno che esprime a pieno la “poetica
romantica”, ovvero l’unione tra vita e opera, tra spettacolo e vita
vissuta, trasformando, come dicevano appunto i romanici, la vita in
un’opera d’arte, facendola diventare un reality show.
Affinché
tutto funzioni, bisogna impedire che il punto di attaccatura tra questa
realtà e il mondo banale del business, vanga, non nascosto, ma
dissimulato, magari esponendolo in primo piano.
Per il suo Davey Day Trader
su Twitter, Portnoy ha siglato un accordo di sponsorizzazione con una
società di abbigliamento. Questo evento – l’attaccatura, il tornaconto,
ciò che dovrebbe togliere l’alone di realtà a tutto lo show, mostrando
come il rischio e le perdite in borsa siano calcolati, e come la vita
veramente vissuta di questo trader è fare soldi con la pubblicità, scopo
questo molto più prosaico che puntare e perdere 2 milioni, eccetera –
questo evento non è occultato, ma è posto in primo piano, e presentato
come un elemento della vita vissuta in comunione col pubblico.
“Vedete, vuol dire Portnoy, io
vesto come voi, sono come voi, metto le stesse magliette della nike e
le stesse scarpe adidas che mettete voi, porto lo stesso lupetto che
portate voi. Voglio tirare su un milioncino come voi. La mia vita è così
come la vedete. Se espongo le mie miserie, oppure mio figlio – Fedez a Gomez – non
è un esporre, semplicemente non lo nascondo. Uso i social network come
fanno tutti. Metto la foto di mio figlio con le magliette con il brand.
Non c’è niente da nascondere. Sono magliette che mi piacciono, e mi
piacciono come piacciono a voi. Cosa dovrei fare? mettere una maglietta
No-logo, scimmiottare l’intellighenzia No-logo per fare il figo? Io non
appartengo a questa gente, mangio quello che mangiate voi, ho i vostri
stessi desideri e i vostri stessi patemi. Indosso le magliette che
vedete, perché mi piacciono, e se ci tiro su un po’ di soldi, che male
c’è? lo fareste pure voi. Non è questa la realtà?”
Cosa c’è di più reale di vestire come il proprio pubblico; cosa c’è di più reale di avere le stesse debolezze del pubblico.
“So che ci sono delle persone che vedono in tutto ciò uno sporco trafficare. Queste persone, dice Portnoy, sono
i Mismatched Collars. Sono i comunisti col rolex, i rivoluzionari da
salotto. E voi ve la prendete con me, mi date addosso! … Tutto ciò mi fa
venir voglia di urlare, la ridicola sproporzione della colpa! Voglio
che questo mondo di bacchettoni – ma qui a parlare è il Portnoy di Philip Roth – voglio
che questo mondo, zeppo di ipocrisie e di perbenismo, di tabù e sensi
di colpa, eccetera, voglio, insomma, che questo mondo che puzza di
naftalina, si lasci andare, si lasci fare.”
“Il mio eroe, dice Portnoy (quello vero), è Jordan Belfort (Di Caprio) di Wolf of Wall Street. Il
mio slogan è quello di Philip Roth: Consideratevi liberi di godere,
lasciate libero il vostro pisello. La mia politica mi è finita
interamente nella nerchia! artisti segaioli del mondo unitevi!”
Affinché
lo spettacolo funzioni, e la realtà sembri vera, bisogna dare a questo
losco trafficare la parvenza di una tragedia. Bisogna cercare di
giustificare la propria schifezza con la schifezza del mondo intero.
“Se volete conoscere dei veri porci – direbbe il Portony di Roth – entrate
nelle stanze dei politici o dei Broker, quelli veri, date un’occhiata
alle pratiche che gestiscono, e vedrete chi sono i veri porci! Le cose
che combinano questi qui… e passandola liscia! Mentire, tramare,
corrompere, rubare… il ladrocinio, signori miei, perpetrato senza
battere ciglio.”
Mi
vengono in mente i lamenti dei giovani trapper italiani, che cercano di
giustificare la fame di denaro e droga, il sesso violento, il
maschilismo spinto, il plagio e la sciatteria artistica, indirizzando
l’attenzione su un presunto mondo di schifosi perbenisti, comunisti da
salotto con Mismatched mini-bag e rolex.
Si
sgonfia il mondo circostante (l’Itala fa schifo, i partiti fanno
schifo, il sindacato è venduto e le lauree comprate) per gonfiare l’ego.
Robert
Shiller (premio nobile per l’economia 2013) dice che la gente crede più
a Portnoy che alle valutazioni economiche serie, crede più alle lacrime
versate in un Reality che ai listini dei prezzi.
Una narrazione, dice, è emotivamente più avvincente e risonante di un grafico o di un’equazione (newyorker.com).
I narcisisti come Portnoy (e i loro giovani apprendisti)
sono cresciuti in quel brodo di romanticismo e libertinaggio liberista
che sono il frutto – scrive D. F. Wallace – del mirabile individualismo e
voglia di libertà della Me Generation di Roth & Compagni bella.
I
lamenti e le lacrime di Portnoy e Fedez sono lacrime vere, parlano di
disgrazie vere, vissute da persone vere, lacrime cartolarizzate e cedute
al pubblico di follower, ma senza avvertirlo che si tratta di
spazzatura.
Inquadrato
dalla webcam mentre piange, con 1 milione e 200 mila followers che
piangono con lui, a Portnoy mai una volta, però, gli viene in mente che
il motivo di tanta infelicità sia che lui è uno stronzo.
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