Il
presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in una riunione del
Consiglio generale dell’organizzazione padronale è andato subito alla
carica su due questioni dirimenti.
Nella prima ha voluto riaffermare che l’interventismo dello Stato nell’economia va bene solo secondo la abusata logica della “socializzazione delle perdite, ma privatizzazione dei profitti”.
“Un conto è chiedere un freno alla corresponsione dei dividendi, altro e del tutto inaccettabile è avviare una campagna di nazionalizzazioni dopo aver indotto le imprese ad iperindebitarsi”, ha affermato Bonomi facendosi portavoce degli interessi delle imprese. Ma ha insistito ancora sul no alle nazionalizzazioni: “la tentazione di una nuova stagione di nazionalizzazioni è errata nei presupposti e assai rischiosa nelle conseguenze, sottraendo risorse preziose alle aziende per soli fini elettorali”.
Gira che ti rigira l’obiettivo ancora non dichiarato ma evocato è che i soldi pubblici che andranno alle imprese devono essere a fondo perduto e non da restituire. Bonomi l’ha spiegata così: “Mentre lo Stato chiede per sé in Europa trasferimenti a fondo perduto, a noi chiede di continuare di indebitarci per continuare a pagare le tasse allo Stato stesso”.
C’è poi l’obiettivo dichiarato esplicitamente, ossia approfittare dell’emergenza per rivedere radicalmente i contratti nazionali di lavoro e riscrivere totalmente le regole del lavoro su base aziendale. Bonomi infatti chiede che : “Il Governo agevoli quel confronto leale e necessario in ogni impresa per ridefinire dal basso turni, orari di lavoro, numero giorni di lavoro settimanale e di settimane in questo 2020, da definire in ogni impresa e settore al di là delle norme contrattuali”, chiedendo, di fatto, che i contratti nazionali vengano sospesi e si proceda ad una rinegoziazione totale dei diritti su base aziendale”.
Nominato ma ancora non insediato, Bonomi non smentisce la sua fama di “falco” nel mondo padronale. I documenti dell’Assolombarda negli anni scorsi, quando Bonomi ne era il presidente, hanno sempre indicato una strada oltranzista e di scontro aperto con gli altri interessi sociali in nome della primàzia delle imprese. Lo abbiamo visto all’opera contro le chiusure e per la rapida riapertura delle fabbriche in Lombardia durante e nonostante la pandemia. Ma abbiamo visto anche i danni e i morti provocati da questa logica.
Bonomi è uno che ha molto chiari gli interessi da rappresentare e da far prevalere rispetto agli altri. Si tratta di fare altrettanto sul versante degli interessi antagonisti ai suoi e quelli che rappresenta. Prepariamoci ad una lotta testa a testa e corpo a corpo. La chiamano lotta di classe
Nella prima ha voluto riaffermare che l’interventismo dello Stato nell’economia va bene solo secondo la abusata logica della “socializzazione delle perdite, ma privatizzazione dei profitti”.
“Un conto è chiedere un freno alla corresponsione dei dividendi, altro e del tutto inaccettabile è avviare una campagna di nazionalizzazioni dopo aver indotto le imprese ad iperindebitarsi”, ha affermato Bonomi facendosi portavoce degli interessi delle imprese. Ma ha insistito ancora sul no alle nazionalizzazioni: “la tentazione di una nuova stagione di nazionalizzazioni è errata nei presupposti e assai rischiosa nelle conseguenze, sottraendo risorse preziose alle aziende per soli fini elettorali”.
Gira che ti rigira l’obiettivo ancora non dichiarato ma evocato è che i soldi pubblici che andranno alle imprese devono essere a fondo perduto e non da restituire. Bonomi l’ha spiegata così: “Mentre lo Stato chiede per sé in Europa trasferimenti a fondo perduto, a noi chiede di continuare di indebitarci per continuare a pagare le tasse allo Stato stesso”.
C’è poi l’obiettivo dichiarato esplicitamente, ossia approfittare dell’emergenza per rivedere radicalmente i contratti nazionali di lavoro e riscrivere totalmente le regole del lavoro su base aziendale. Bonomi infatti chiede che : “Il Governo agevoli quel confronto leale e necessario in ogni impresa per ridefinire dal basso turni, orari di lavoro, numero giorni di lavoro settimanale e di settimane in questo 2020, da definire in ogni impresa e settore al di là delle norme contrattuali”, chiedendo, di fatto, che i contratti nazionali vengano sospesi e si proceda ad una rinegoziazione totale dei diritti su base aziendale”.
Nominato ma ancora non insediato, Bonomi non smentisce la sua fama di “falco” nel mondo padronale. I documenti dell’Assolombarda negli anni scorsi, quando Bonomi ne era il presidente, hanno sempre indicato una strada oltranzista e di scontro aperto con gli altri interessi sociali in nome della primàzia delle imprese. Lo abbiamo visto all’opera contro le chiusure e per la rapida riapertura delle fabbriche in Lombardia durante e nonostante la pandemia. Ma abbiamo visto anche i danni e i morti provocati da questa logica.
Bonomi è uno che ha molto chiari gli interessi da rappresentare e da far prevalere rispetto agli altri. Si tratta di fare altrettanto sul versante degli interessi antagonisti ai suoi e quelli che rappresenta. Prepariamoci ad una lotta testa a testa e corpo a corpo. La chiamano lotta di classe
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