Cgil, Cisl, Uil e Confindustria lo hanno sempre detto, non vogliono una legge sul salario minimo
e soprattutto non vogliono che la legge stabilisca una soglia minima di
salario al di sotto della quale non sia legale scendere. Per loro il
minimo salariale lo deve stabilire la contrattazione e pazienza se poi
oggi questo minimo è talmente basso che l’INPS ha calcolato in più di 5
milioni i lavoratori poveri di questo paese.
Tutti i partiti di governo
sono accodati con Cgil, Cisl, Uil e Confindustria con la sola eccezione
dei Cinque Stelle che da alcuni mesi difendono una proposta di legge, a
firma della ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, che fissa a 9 euro la
soglia minima di salario orario. Ora però gli alleati di governo,
Zingaretti, Renzi e Fratoianni, sarebbero riusciti ad eliminare la cifra
e a sterilizzare la proposta di legge in una innocua e sostanzialmente
inutile proposta che si limita a dire che i minimi salariali sono quelli
dei CCNL firmati dai sindacati maggiormente rappresentativi.
Sui giornali compaiono le ipotesi più diverse che sarebbero allo studio per neutralizzare quella soglia
che, secondo il presidente dell’INPS Pasquale Tridico, favorirebbe
diversi milioni di lavoratori visto che i 10 CCNL più utilizzati in
Italia (che coprono più del 50% dei lavoratori dipendenti) hanno i
minimi tabellari al di sotto dei 9 euro.
Due
sono le strade che la maggioranza sembra voler intraprendere: o
eliminare ogni riferimento a una soglia, facendo perdere di senso alla
norma, oppure stabilire una soglia così bassa da renderla
sostanzialmente inefficace e potenzialmente pericolosa in vista dei
prossimi rinnovi contrattuali. Da qui i riferimenti al 70% del salario
mediano o altre ipotesi ancora più fantasiose che porterebbero comunque
il minimo a scendere, cambiando di segno alla legge.
La
tesi sostenuta a gran voce da Cgil, Cisl e Uil, secondo cui una legge
sul salario minimo può mettere a repentaglio la contrattazione, acquista
infatti un senso quando la soglia viene stabilita ad un livello tale da
renderla appetibile per le associazioni datoriali, senza alcun effetto
di innalzamento sul livello delle retribuzioni. I 9 euro sono ancora una
soglia efficace perché produrrebbero una spinta verso l’alto a tutto il
resto dei salari: se si scendesse più in basso ogni effetto positivo
sarebbe compromesso.
Il paradosso è che questa operazione sia tutta nelle mani di quella che è oggi la sinistra italiana, dai sindacati confederali al Pd a LeU ai renziani. Sono loro che si stanno battendo con forza perché i salari non aumentino.
E i Cinque Stelle sembrano ormai aver accettato quello che la casta
politica e quella sindacale stanno imponendo, contro i lavoratori.
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