mercoledì 5 febbraio 2020

Gli squali abbandonano le Sardine al loro destino

Do you remember Sardine? Sembra che, passata la paura per la possibilità che il bastione Emilia Romagna finisse in mani leghiste, sia iniziata l’operazione “sgonfiamento” di un “movimento” molto mediatizzato prima ancora che nascesse e caratterizzato dall’assoluto silenzio su tutte le questioni socialmente e politicamente “divisive”.
In pochi giorni si sono sommate molte pessime notizie per Mattia Santori & co. L’ultima, di ieri, parla di una “scissione” della filiale romana – quella che aveva organizzato l’evento di Piazza San Giovanni – con il “capo-referente” Stephen Ogongo che in un comunicato afferma: “Sardine di Roma, da oggi in autonomia. Incontro con i Benetton solo l’ultimo degli errori dei fondatori bolognesi”.
L’incontro che i fondatori delle Sardine hanno avuto con Luciano Benetton è stato sbagliato, inopportuno. Un errore politico ingiustificabile, ma solo l’ultimo degli errori che Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa hanno commesso nelle ultime settimane”.
Da questo momento le Sardine di Roma non fanno più riferimento ai 4 fondatori di Bologna né alla struttura che stanno creando. Le Sardine di Roma ripartono da quei valori che hanno fatto della manifestazione di Piazza San Giovanni la più grande e la più partecipata delle sardine: uguaglianza, libertà, giustizia sociale. Affiancarsi agli squali, o diventare come loro, non ci rafforza ma ci indebolisce, ci rende prede inconsapevoli”.
E dunque: Chi lotta per la giustizia sociale e per un nuovo modo di fare politica non può dimenticare il grido di dolore delle famiglie delle vittime di Genova. Per chi ha creduto nei valori espressi nelle piazze delle Sardine è stata una delusione enorme che ha minato gravemente l’integrità e la credibilità del movimento”.
Chiaro ed esplicito, davvero in stile ben poco “sardinista”. E in effetti il summit con Benetton (malamente giustificato ex post come “incontro con il fotografo Toscani sulla creatività”) sembra aver pesantemente minato la credibilità dei “promotori”. I quali sono subito apparsi in affanno e piuttosto goffi – “un’ingenuità essersi prestati ad una photo opportunity”, che per dei “maghi della comunicazione” sembra davvero incredibile.
Presentarsi al mondo per “ripulire la politica” dalle incrostazioni volgari, “populiste, sovraniste, neofasciste”, ecc, e poi incontrarsi per ore con uno dei peggiori “prenditori” del capitalismo italiano, uno di quei “capitalisti bollettari” che fanno i soldi comodamente seduti al casello autostradale e lasciano andare in malora il bene pubblico loro affidato, fino alla strage del Ponte Morandi… è uno schiaffo in faccia a chiunque sia sceso in piazza dietro di loro e credendo al loro messaggio.
Neanche Ogongo è esattamente un’anima candida della politica politicante. In fondo è pur sempre quello che quello che aveva aperto a Casapound ed era stato ripreso e aveva rettificato. Probabile, insomma, che abbia provato a dare una “spallata da destra” a una leadership ora in discussione. Cavalcando, è chiaro, la “sofferenza” di tanti attivisti davanti a quella foto – e agli interrogativi che solleva – suscettibile di  trasformarsi velocemente in volontà di smarcarsi.
Non crediamo che questi tentativi avranno grande successo, perché – conoscendo piuttosto bene le dinamiche attraverso cui sorgono e muoiono i “movimenti” – sappiamo che ogni tentativo di gestire autonomamente “pezzi” di movimento in opposizione-distinzione rispetto al gruppo “fondatore-dirigente” è condannato ad esaurirsi in tempi rapidi quanto la sua esplosione.

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