martedì 11 aprile 2017

Il Governo mette mano al Def e alla manovra bis

I conti pubblici del Governo ricevono un primo lascia passare da Bruxelles. Ma il governo Gentiloni è ancora alla ricerca delle risorse. Si cercano le coperture e non è detto che i tempi della manovra correttiva vengano rispettati. In ballo ci sono scelte delicate e impopolari a partire dalle pensioni, visto che si parla già di possibile flop dell’Ape: mancano ancora tre decreti attuativi. In discussione anche il decreto con nuovi aiuti per gli enti locali. Intanto, continua ad aumentare il carico di tasse sulle spalle degli italiani. Secondo Unimpresa, il carico sulle spalle degli italiani, nonostante la propaganda di palazzo Chigi sarà di tre miliardi in più.
Il pacchetto su cui Gentiloni è in affanno, anche a causa delle divisioni interne alla magioranza e al Pd, riguarda il DEF, Documento di Economia e Finanza, la manovra bis, quella da 3,4 miliardi di euro che servirà a correggere i conti pubblici e il decreto enti locali. Domani sarà la volta del DEF che dovrà ricevere l’ok da parte del Consiglio dei ministri, tra l’altro in ritardo rispetto ai tempi istituzionali (il 10 aprile). Poi sarà la volta della manovra bis anche se non si esclude un allungamento dei tempi per permetterebbe al ministero delle Finanze e a Palazzo Chigi di discutere ancora sulle misure che potrebbero entrarvi. In merito proprio a tali misure, nei due giorni a Malta il ministro Pier Carlo Padoan ha ricevuto l’ok dell’Ue alla possibilità di estendere il meccanismo dello split payment, la misura anti evasione che regola il pagamento Iva da parte delle pubbliche amministrazioni. In ballo c’è anche il capitolo delle privatizzazioni. Padoan non ha smentito i rumor sulla cessione delle quote di alcune società pubbliche come Eni, Enel e Poste Italiane alla Cassa depositi e prestiti in modo tale che possano uscire dal bilancio statale.
I segnali che arrivano dall’economia reale non sono per niente incoraggianti. La scorsa settimana l’Istat ha certificato un calo delle vendite al dettaglio: decremento dello 0,3% in valore e dello 0,7% in volume. A pesare sono soprattutto le vendite di beni alimentari che segnano una diminuzione dell’1,1% in valore e del 2% in volume. Le vendite di beni non alimentari, invece, restano sostanzialmente stabili con un aumento dello 0,1% in valore e una variazione nulla in volume. Rispetto a febbraio 2016, le vendite al dettaglio diminuiscono dell’1,0% in valore e il 2,4% in volume. Per i prodotti alimentari si rileva una diminuzione dell’1,2% in valore e del 4,8% in volume. Le vendite di prodotti non alimentari sono in flessione dello 0,9% sia in valore sia in volume.
“Il dato di oggi ci riporta, purtroppo, alla dura realtà”, commenta l’Unione Nazionale Consumatori. L’associazione fa notare come il dato di gennaio, quando si era registrato rispetto a dicembre un rialzo in valore dell’1,4%, il più ampio da cinque anni, era solo un rimbalzo tecnico.
“In particolare, è allarmante l’ennesima riduzione delle vendite alimentari: il crollo annuo in volume del 4,8% significa che gli italiani non solo hanno ridotto gli sprechi, ma stanno letteralmente mangiando di meno”, aggiunge Massimiliano Dona, presidente UNC, “Non si salva nessuno: scendono le vendite di ipermercati, supermercati e persino discount, che finora erano gli unici ad aver retto e che ora, invece, registrano un calo dell’1,2 per cento”.
La riduzione delle vendite dei beni alimentari è “Un dato che, proprio per le sue caratteristiche, dovrebbe destare estrema preoccupazione: i consumi alimentari, infatti, sono gli ultimi ad essere intaccati in una situazione di crisi”, fa notare Federconsumatori, sottolineando che tale contrazione è segno che le famiglie stanno vivendo una situazione di estremo disagio, confermata anche dai gravi tagli avvenuti sulle spese per la salute, con vere e proprie rinunce alle cure.
Complice di questo andamento è anche la grave impennata dei prezzi registrata nell’ultimo mese, che ha fatto segnare al carrello della spesa una crescita del +2,3%.
“I prezzi crescono, mentre i redditi sono fermi e la disoccupazione continua ad attestarsi su livelli allarmanti. È evidente che, per porre un argine a questa situazione, il Governo deve intervenire urgentemente”, conclude l’associazione.
Infine, il dato sulle tasse, che nel triennio 2017-2019, a fronte di incrementi di imposta di 39 miliardi e riduzioni per 36 miliardi, riporta un saldo di 3 miliardi.
La spesa pubblica che crescera' di 24 miliardi di euro nel triennio 2017-2019. Le uscite dal bilancio pubblico aumenteranno rispettivamente di 5,4 miliardi, 10,8 miliardi e 8,2 miliardi. Sul fronte delle tasse, il calo di 6,5 miliardi previsto per quest'anno e' compensata da incrementi di 4,2 miliardi e 5,4 miliardi nel 2018 e nel 2019. Il Centro studi di Unimpresa, in vista dell'approvazione del Documento di economia e finanza oltre che della manovra correttiva sui conti pubblici, ha incrociato dati della Corte dei conti e del ministero dell'Economia, ed elaborato i numeri della legge di bilancio approvata a dicembre che stabilisce aumenti di entrata per 3,1 miliardi nel triennio 2017-2019.

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