mercoledì 5 aprile 2017

Disoccupazione e inflazione, un mix che potrebbe finire di stroncare le ultime velleità sulla cosiddetta ripresa

Nonostante il lieve rallentamento dell’inflazione che, secondo gli ultimi dati Istat, si attesta intorno a un +1,4%, i prezzi sono ancora troppo alti per le famiglie che affrontano costi pari a 414 euro all’anno – il carrello della spesa raggiunge il +2,3% – e la disoccupazione non accenna a diminuire.
Di fronte a questi numeri, Federconsumatori torna a bacchettare il Governo perché “un aumento dei prezzi senza un intervento delle istituzioni per favorire l’occupazione, sostenere la domanda interna e redistribuire i prezzi, non fa altro che peggiorare la situazione in cui versa la maggioranza dei cittadini italiani”. Per Federconsumatori e Adusbef il Governo deve intervenire con urgenza per allontanare lo spettro della stagnazione, per frenare la diminuzione della produzione industriale e favorire investimenti per creare nuovi posti di lavoro. Un ipotetico aumento dell’IVA è assolutamente da evitare perché avrebbe ricadute stimate in 843 euro in più all’anno di costi da sostenere per ogni famiglia.
Anche il Codacons si unisce alle critiche di Federconsumatori, affermando che quel + 1,4% di inflazione si traduce in una maggiore spesa per le famiglie stimata in 420 euro l’anno, dei quali ben 148 euro se ne vanno per prodotti di prima necessità come quelli alimentari. “Il vero problema, tuttavia, è che i prezzi non crescono perché sono aumentati i consumi delle famiglie, ma solo per gli strascichi dei rincari record di inizio anno, che hanno coinvolto sia il comparto ortofrutticolo che quello energetico – dichiara il Codacons– Una inflazione quindi ‘falsata’ e niente affatto sana, che non rispecchia l’andamento reale dell’economia italiana”.
Per quanto riguarda il lievissimo calo della disoccupazione, l’Unione nazionale consumatori parla di “dati certamente positivi, ma posti non stabili”, Secondo il presidente Massimiliano Dona, l’andamento non è indicativo di una permanente inversione di tendenza. Basti pensare al fatto che rispetto a gennaio calano dello 0,1% i lavoratori permanenti, -17 mila. Insomma, “i posti salgono, ma si tratta esclusivamente di lavoratori a termine, dato che anche gli indipendenti restano stabili”, evidenzia Dona, “Anche su base annua, a fronte di un boom dei lavoratori a termine, +7,7%, quelli permanenti crescono ancora dello zero virgola, +0,7%. È evidente che questi posti temporanei potranno diventare stabili solo a fronte di un aumento sostenuto della domanda“.
Per il Codacons, il confronto con il passato continua ad essere impietoso: “Numeri da “prefisso telefonico”, è la descrizione che l’associazione fa del calo della disoccupazione. In altre parole, c’è poco da stare tranquilli, “specie se si considera l’emorragia di occupati registrata in Italia negli ultimi 10 anni”. Il tasso di disoccupazione, evidenzia il Codacons, è passato infatti dal 6,1% del 2007 all’11,5% di febbraio 2017, con il numero di cittadini senza occupazione che è variato da 1.506.000 disoccupati del 2007 ai 2.984.000 di febbraio, ossia 1.478.000 disoccupati in più in 10 anni.
“Questi numeri dimostrano come negli ultimi dieci anni l’emergenza lavoro non sia stata affrontata nel modo corretto dai governi che si sono succeduti, e tutte le politiche per l’occupazione sono miseramente fallite, al punto che l’Italia registra livelli di disoccupazione tra i più alti d’Europa”.
Secondo Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, presidenti di Federconsumatori e Adusbef, “Sicuramente il tasso di disoccupazione si attesta su un livello ancora troppo elevato. È necessario e indispensabile cambiare passo, per segnare una vera svolta nel drammatico quadro occupazionale nel nostro Paese”. Non bisogna sottovalutare, spiegano le due associazioni, che la disoccupazione giovanile si attesta ancora su livelli elevatissimi al 35,2%. Al Sud addirittura, in alcune aree, supera la soglia allarmante del 60%.

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