mercoledì 20 agosto 2014

L’allegra gestione della monnezza italiana

Affari milionari girano intorno al settore dei rifiuti. E ora l’Antitrust vuole vederci chiaro. Affidamenti disomogeni, scarsa concorrenza e norme poco chiare. Alla fine chi ci guadagna sono le lobby della spazzatura.
Affidamenti disomogenei su base territoriale, criticità concorrenziali, quadro normativo incerto. Su queste basi l’Antitrust ha dato il via a un’indagine conoscitiva sul settore della gestione dei rifiuti solidi urbani. Ora si effettuerà una ricognizione degli assetti istituzionali, gli operatori e la relativa compagine azionaria, nonché gli strumenti con cui vengono concessi gli affidamenti.
Il Garante evidenzia “l’esistenza di un ricorso significativo all’affidamento diretto” e “una durata degli affidamenti nella maggior parte dei casi superiore a quella che sembra necessaria per recuperare gli investimenti, tali da scoraggiare lo sviluppo della concorrenza e favorire il consolidamento delle posizioni di mercato”. I bandi di gara, poi, presentano spesso clausole che appaiono limitare dal punto di vista geografico gli impianti ai quali conferire i rifiuti raccolti e per tale motivo sembra esserci una limitazione della concorrenza a favore degli impianti di trattamento che si trovano maggiormente nelle vicinanze. Criticità, che secondo l’Antitrust, sarebbero aggravate da un quadro normativo frammentario e disomogeneo, che spesso fornisce incentivi scorretti agli enti locali responsabili della corretta ed efficiente gestione dei rifiuti urbani.

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