All’interno del “Rapporto mondiale sui salari
2012-13” dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), si
possono trovare numerose prove del rallentamento della crescita dei salari
in tutto il mondo dalla crisi globale capitalistica del 2008. I dati
evidenziano in modo indiscutibile che il reddito dei lavoratori cresce
molto più lentamente rispetto alla produttività del lavoro e del reddito
dei capitalisti, con una tendenza che ci riporta ad un ciclo di
disuguaglianza paragonabile al periodo antecedente la grande ascesa del
movimento operaio e comunista internazionale. Il periodo dopo la Seconda
Guerra Mondiale, in cui il divario tra “ricchi” e “poveri” si è
assottigliato, è stato un fatto eccezionale nel corso della storia del
mondo. Ora questo periodo è finito.
A metà degli anni ’70, la quota destinata al lavoro era al 75% (sul reddito nazionale) per passare al 65% nel periodo antecedente la crisi del 2008, diminuendo di anno in anno, passando all’attuale 45%. Nei paesi in via di sviluppo è scesa dal 70% nel 1970 all’attuale 50%. Nei paesi sviluppati sono cresciuti i dividenti agli azionisti, ad esempio in Francia, nel 1980, tali pagamenti erano pari al 4% della massa salariale totale, nel 2008 già al 13%.
La produttività del lavoro, in tutto questo periodo, è cresciuta più velocemente dei salari dei lavoratori. Negli Stati Uniti, dal 1980, la produttività del lavoro nell’industria è aumentata dell’85% mentre i salari solo del 35%. Per gli altri paesi sviluppati le statistiche sono simili. Dal 1999, la produttività del lavoro nel mondo è cresciuta due volte più veloce rispetto al salario medio. Quanto più l’operaio produce, tanto meno è il suo salario.
A metà degli anni ’70, la quota destinata al lavoro era al 75% (sul reddito nazionale) per passare al 65% nel periodo antecedente la crisi del 2008, diminuendo di anno in anno, passando all’attuale 45%. Nei paesi in via di sviluppo è scesa dal 70% nel 1970 all’attuale 50%. Nei paesi sviluppati sono cresciuti i dividenti agli azionisti, ad esempio in Francia, nel 1980, tali pagamenti erano pari al 4% della massa salariale totale, nel 2008 già al 13%.
La produttività del lavoro, in tutto questo periodo, è cresciuta più velocemente dei salari dei lavoratori. Negli Stati Uniti, dal 1980, la produttività del lavoro nell’industria è aumentata dell’85% mentre i salari solo del 35%. Per gli altri paesi sviluppati le statistiche sono simili. Dal 1999, la produttività del lavoro nel mondo è cresciuta due volte più veloce rispetto al salario medio. Quanto più l’operaio produce, tanto meno è il suo salario.
Numeri che evidenziano le contraddizioni del
capitalismo e la forte riduzione dell’influenza del movimento operaio
organizzato in tutto il mondo; la forza collettiva dei lavoratori si è
indebolita notevolmente negli ultimi decenni e la distribuzione del
reddito nazionale avvantaggia fortemente i capitalisti, focalizzati alla
massimizzazione della valorizzazione del capitale incrementando
l’aggressività, riducendo il “costo del lavoro” in nome della
competitività nel mercato.
Sono le leggi della via di sviluppo capitalistica, a cui solo un forte movimento operaio e comunista internazionale organizzato può dare un freno, nel cammino per il rovesciamento di questo sistema giunto nella sua fase parassitaria, putrescente e marcia, salvando l’intera umanità dalla barbarie, fatta di sfruttamento, guerra e disoccupazione di massa.
Sono le leggi della via di sviluppo capitalistica, a cui solo un forte movimento operaio e comunista internazionale organizzato può dare un freno, nel cammino per il rovesciamento di questo sistema giunto nella sua fase parassitaria, putrescente e marcia, salvando l’intera umanità dalla barbarie, fatta di sfruttamento, guerra e disoccupazione di massa.
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