lunedì 17 marzo 2014

RENZI IL TELEVENDITORE

La più alta forma di comunicazione è quella che sprigiona la capacità critica dell’interlocutore rendendolo autonomo anche e soprattutto nei confronti di chi argomenta. Solo chi crede nell’ uguaglianza e prova un rispetto sincero per tutti i suoi simili può abbracciare tale prassi. Gli altri, quelli cioè che concepiscono i rapporti interpersonali alla stregua di una competizione mortale buona per selezionare i più scaltri e furbi, finiranno invece quasi sempre per fare l’esatto contrario. Alla seconda categoria appartengono certamente tipi come Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Qual è la caratteristica principale che accumuna entrambi gli aspiranti statisti? Quella di maramaldeggiare mediaticamente giocherellando disinvoltamente con le paure e le speranze di un uditorio concepito come gregge. Gli elitari, di destra o sinistra poco importa, modulano il racconto a seconda del soggetto al quale si rivolgono. Nelle discussioni interne, quelle fra pari, tutti i protagonisti della politica italiana ammettono con sfumature diverse che la tanto agognata ripresa dell’Italia è impossibile alle condizioni date.  Senza cioè ridiscutere il Pareggio di Bilancio, il Fiscal Compact e l’anacronistico limite del 3% nel rapporto deficit/pil non sarà possibile rivedere la luce. Un politico onesto, desideroso di difendere per davvero i diritti del suo popolo, cosa farebbe quindi una volta metabolizzate queste cristalline evidenze? Affronterebbe di petto il problema anche a costo di inimicarsi i favori dei grandi burattinai di Bruxelles. Siete d’accordo? Bene. Un lestofante invece, vanesio e laido, per nulla attento alla condizione materiale e spirituale dei cittadini fatti sudditi, che tipo di strategia adotterebbe nella speranza di continuare ad impoverire la gente senza però  alienarsene il favore? Quella messa in scena l’altro giorno dal pinocchietto fiorentino. Renzi, ennesimo pupazzo tirato al laccio dal Venerabile Draghi, incarna una suggestione di massa, una ipnosi collettiva che serve per spostare l’attenzione dal mondo razionale (quello dove tutti capiscono che sono le regole europee a strozzare le economie dell’area euro), verso quello emozionale (area onirica nella quale i fedeli soffrono in conseguenza del peccato originale o del debito pubblico). Renzi, che odia gli italiani almeno quanto i suoi predecessori Monti Letta, ha però bisogno di essere legittimato dal voto. Salito al potere grazie alla solita volgare manovra di Palazzo, il Rottamatore teme un eventuale flop alle prossime elezioni europee. Ecco spiegato il perché della fretta nel realizzare al più presto il miracoloso aumento di 1000 euro l’anno in favore delle fasce deboli. Zuccherino da consegnare al popolo bue  in previsione del voto, salvo poi chiederne la restituzione con interessi nelle more della prossima legge di Stabilità. D’altronde non ci vuole un genio per capire che, operante il Pareggio di Bilancio, ogni euro consegnatovi dalla mano destra vi verrà scippato da quella sinistra. E non ci vuole nemmeno un grande fenomeno per intuire che, con l’entrata in vigore del Fiscal Compact, ogni carezza che lo Stato vi riserverà in futuro dovrà presto o tardi essere compensata da due cazzotti. I Trattati europei impongono infatti agli Stati membri di tassare il settore privato in misura superiore al livello di spesa previsto per assicurare il benessere dei cittadini. E se ognuno di voi, di anno in anno, dovesse provvedere a distillare due bicchierini d’acqua sempre dalla stessa bottiglia per poi reinserirne soltanto uno, presto o tardi si ritroverebbe con il solo involucro in mano. Quella bottiglia è l’Italia, l’acqua è la ricchezza privata dei cittadini, mentre il distillatore professionale è Renzi. Non dimenticate mai che l’obiettivo perseguito dai massoni reazionari del Venerabile Draghi è quello, come tra l’altro candidamente ammesso dallo stesso Presidente della Bce, di colpire al cuore il welfare sul modello europeo. Per riuscirvi è indispensabile azzannare la spesa pubblica. L’idea quindi di coprire modesti aumenti salariali con ben più pregnanti tagli alla spesa è perciò perfettamente funzionale ai disegni dei perversi padroni ora al potere. Dopo essere riusciti a smantellare il diritto del lavoro veicolando la menzogna della precarietà che aiuta l’occupazione  (tutti i dati dimostrano il contrario), gli apprendisti di Draghi liquideranno adesso quel che resta dello Stato sociale cavalcando il mito del debito pubblico che grava sulle giovani generazioni. Renzi gronda preoccupazione per il fatto che “ogni italiano nasce con 33 mila euro di debito pubblico sulla testa”. Sappiate che se per davvero la ricchezza e la solidità di una Nazione dipendesse dall’ammontare del debito pubblico, la Bulgaria e l’Estonia (che vantano un debito pubblico vicino allo zero) sarebbero le principali potenze economiche del Vecchio Continente. Mentre il Giappone e gli Stati Uniti risulterebbero Paesi da Terzo Mondo. Nessun uomo onesto potrebbe accettare conclusioni tanto paradossali e strampalate che fanno a pugni con il più elementare buon senso. Solo un "furbetto" del livello di Renzi riuscirebbe a farlo. E infatti lo fa.

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