venerdì 21 marzo 2014

LA STABILIZZAZIONE DEL PRECARIATO

Il silenzio di fronte alla manovra di Renzie che rende il precariato stabile e di fatto cancella le garanzie per i lavoratori dipendenti è l’ennesima prova che in Italia i lavoratori non hanno più rappresentanza. Gli “schiavi moderni” introdotti da Treu e Biagi con la benedizione dell’allora ministro del Lavoro Maroni diventano con Renzie strutturali. E’ un passo definitivo per cancellare il lavoratore dipendente e le lotte sociali del secolo scorso. Tutti schiavi. L’entusiasmo con il quale è stata accolta la manovra dai cosiddetti rappresentanti dei lavoratori li accomuna a dei tacchini in festa per il Giorno del ringraziamento. Dai polli di Renzo del Manzoni siamo passati ai polli di Renzie che si beccano tra di loro prima che gli venga tirato il collo.
La riforma del lavoro di Renzie prevede “il contratto di lavoro sino a tre anni con possibilità di rinnovo senza pause senza interruzioni e senza causali“. In sostanza il rinnovo del precariato ogni tre anni a discrezione del datore di lavoro senza più specificare il progetto al quale è destinato il dipendente e senza interruzioni tra un contratto e il successivo. Una equiparazione del contratto a tempo determinato a quello a tempo indeterminato che così nel tempo scomparirà. Tutti precari, più nessun dipendente con i diritti attuali. Un modo suggerito dall’Europa delle banche e accolto da Renzie con entusiasmo per scaricare i costi della crisi sulla diminuzione del costo del lavoro. Perché alla fine di questo si tratta. Barattare la diminuzione dello spread con la riduzione in semi schiavitù degli italiani. Mentre Renzie distrugge uno dei pilastri della società italiana, il lavoro, in attesa dei prossimi, la sanità e l’istruzione, i sindacati esultano per gli 80 euro solo promessi per ora. Avvisate la triplice sindacale che dovrebbero rappresentare i lavoratori, non le banche, forse a furia di frequentarle sono entrati in confusione mentale.

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