Blog che si occupa di commentare fatti e avvenimenti dell'attualità politica e della società
martedì 28 dicembre 2010
IL GENIALE SACCONI
mercoledì 1 dicembre 2010
IL PUPAZZO DI PUTIN
lunedì 22 novembre 2010
SAVIANO NON SI ERA PROPRIO SBAGLIATO...
L'altra regione con maggior carenza di organico di agenti è il Piemonte dove ci sono stati in 5 anni 300 episodi di riciclaggio: qui mancano 1500 fra polizia e carabinieri, e 480 finanzieri. In Liguria dove nell'ultimo quinquennio il riciclaggio è stato individuato 460 volte, le "fiamme gialle" che mancano all'appello sono 320, 700 gli agenti e i militari dell'Arma. Difficile la situazione anche nel Veneto leghista dove i reati di riciclaggio negli ultimi 5 anni sono stati 220, il vuoto di organico delle forze dell'ordine ammonta a 750 poliziotti e carabinieri, e 460 finanzieri.
venerdì 5 novembre 2010
BERLUSCONI NON MI HA DELUSO
venerdì 29 ottobre 2010
ANALISI DEL LAVORO
La società dei consumi fa diventare il mondo lavorativo un semplice strumento per poter consumare.
Quello che la persona ha (il consumo) dipende da quello che fa (il lavoro). Quindi, la gente comune, nella grande saggezza che le dà la sua esperienza quotidiana, quando vuole sapere di una persona, dopo averle chiesto il suo nome, solitamente chiede: “E Lei, che lavoro fa?”. E quando le viene data la risposta a questa domanda conosce già molto dell’altra persona, compreso il livello di consumo, il tipo di abitazione che ha e il tipo di vicinato dove abita, così come il suo stile di vita e così via.
Ma il lavoro non è soltanto un bene individuale, ma anche collettivo. Cioè, quante più persone lavorano (e con un buon lavoro), maggiore ricchezza risiede in un paese. In realtà, il fatto che in Spagna siamo
La disoccupazione, tuttavia, si dà quando c’è meno offerta lavorativa di quella che desidera la popolazione che cerca lavoro. E questo può rispondere a diverse ragioni. Una è che l’economia è ferma e non c’è sufficiente domanda di prodotti e servizi, quindi le aziende diminuiscono la loro produzione e licenziano i loro lavoratori. Questo è quello che sta accadendo adesso. Ma oltre a questo ci sono delle cause strutturali che esistono da molti anni. Una è il cambiamento tecnologico, che consente a un lavoratore di fare ciò che prima facevano in venti. Un’altra è lo spostamento delle aziende in altri paesi, dove si portano anche i posti di lavoro. E un’altra ancora è l’immigrazione, che aumenta la quantità della popolazione in cerca di lavoro. Ognuna di queste cause strutturali può variare a seconda delle decisioni politiche.
Un altro modo per ridurre la disoccupazione, su cui non si sta indagando così tanto come su quelli precedenti, è aumentare l’offerta lavorativa riducendo il numero di ore lavorate. Questo è infatti quello che fece l’Amministrazione Roosevelt con il New Deal, quando la disoccupazione aumentò notevolmente durante la Grande Recessione. Nel 1940 Roosevelt emanò una legge che stabiliva la settimana lavorativa di cinque giorni, quando prima era di sei giorni. Questo cambiamento fu molto importante, e non solo aumentò la qualità di vita della popolazione lavorativa (e quella delle sue famiglie), ma aumentò in modo significativo l’offerta lavorativa. Da qui che una misura di grande efficienza per creare lavoro sarebbe quella di ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni, cambiamento che, ovviamente, dovrebbe essere fatto lentamente senza alterare negativamente la produzione di beni e servizi. È probabile che i benefici aziendali inizialmente si riducano, il che spiega l’enorme opposizione del mondo aziendale a questa misura. In realtà, la sua ultima domanda, proposta per la Commissione Europea, di sensibilità neoliberale, era quella di aumentare la settimana lavorativa dalle 48 alle 65 ore.
I redditi di lavoro comunque, aumenterebbero, e questo dal punto di vista dell’efficienza economica è un esito positivo, perché una parte del problema finanziario ed economico è basato sull’eccessiva polarizzazione dei redditi, con un’enorme esuberanza dei benefici del capitale con conseguente riduzione dei benefici del lavoro. L’enorme aumento della produttività che si è avuto durante il XX secolo nella maggior parte dei paesi dell’OCSE ha portato maggiori benefici ai redditi di capitale che ai redditi di lavoro . Da lì, l’importanza di invertire questo fatto, sia per ragioni di equità che di efficienza economica!
domenica 10 ottobre 2010
La Guerra ed i morti in Afghanistan
domenica 26 settembre 2010
PREMIATA SPAZZATURA FELTRI-BELPIETRO
Tra politici, politicanti, escort, nani e ballerine ne spiccano due per servilismo e scarsezza di doti morali.
Entrambi rispondo a due illustri padroni e per loro portano avanti qualsiasi battaglia.
Uno si chiama Vittorio Feltri ed è pagato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, l’altro è Maurizio Belpietro al soldo del senatore del PdL Antonio Angelucci.
Non dobbiamo dimenticarci che “Libero” giornale di cui è direttore Belpietro prende anche ingenti finanziamenti pubblici destinati ai quotidiani.
Il compito dei due sicari Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro è quello di produrre tonnellate di fango da spargere su coloro che non si allineano al pensiero unico berlusconiano.
Chiarissimo esempio del loro infimo compito è apparso chiaro negli ultimi mesi quando Gianfranco Fini stanco dei modi dittatoriali di Silvio Berlusconi ha deciso di abbandonare il partito che aveva contribuito a creare, il PdL.
Da allora i due avvoltoi Feltri e Belpietro hanno incominciato a volare intorno alla vita privata del Presidente della Camera cercando di portare alla luce vicende che ne potessero screditate l’immagine.
Con questo obiettivo hanno impiegato tutte le loro energie e tutto l’inchiostro delle loro penne per produrre un documentazione infinita che dimostrerebbe la cattiva condotta del Presidente della Camera, nella vicende della compravendita dell’appartamento di Montecarlo.
Dinanzi alla mancanza di prove, di testimonianze attendibili e di riscontri i due produttori di fango hanno incominciato a creare una serie di dossier falsi che hanno come unico obiettivo quello di lesionare l’integrità morale del Presidente della Camera ed conseguentemente di intimidirlo, affinché desista dalla strada che ha intrapreso.
Invitiamo i due direttori Feltri e Belpietro , di cercare come gli altri esseri umani di far uso della spina dorsale, tentando di tenere la schiena dritta anche dinanzi all’ingombrante peso berlusconiano.
E Allo stesso tempo consigliamo a entrambi di tornare alle origini, e di ridiventare cronisti quali un tempo sono stati. Invece di poltrire nel chiuso dei loro studi, dietro una polverosa scrivania perché non incominciano a realizzare vere inchieste da reporter?
Perché non si recano nel sud Italia a scoprire le collusioni dello Stato con la malavita organizzata? Perché non documentano gli sfaceli delle politiche leghiste nel nord del Paese?
Sappiamo che tutte le nostre domande rimarranno inevase.
Speriamo però che lo sgretolamento del potere Berlusconiano in corso, spazzi via anche i due sicari, Feltri e Belpietro.
mercoledì 1 settembre 2010
UN AUTUNNO DIFFICILE
Si tratta di un dato ulteriormente sconcertante a fronte dei nuovi aumenti di prezzi e tariffe che sono in arrivo.
Dalle analisi dell’Osservatorio Nazionale, infatti, la crescita dei prezzi per il 2010 comporterà per le famiglie italiane un aggravio di ben 1.118 euro rispetto allo scorso anno.
A pesare saranno i rincari di quasi tutte le voci del budget familiare, dall’Rc auto al riscaldamento, dalle tariffe del gas ai biglietti aerei: aumenti che, in generale, si inquadrano nel più ampio capitolo di spesa delle famiglie, che nella ripresa autunnale dovranno fare i conti anche con costi scolastici quasi probitivi (i prezzi dei libri registreranno un’ulteriore crescita in media del 5%). Per fare solo qualche esempio pratico, l’assicurazione auto aumenterà di 160 euro, le tariffe del gas di 100 euro, quelle autostradali di 60 e quelle aeree/aeroportuali di 65; ugualmente le tariffe dei treni aumenteranno di 65 euro e quelle relative al riscaldamento di 140; le tariffe dei rifiuti subiranno un aumento di 38 euro e quelle dell’acqua di 19.
Si tratta cioè inevitabilmente di un nuovo abbattimento del potere di acquisto delle famiglie, già duramente provato dalla grave crisi che il Paese sta attraversando ormai da molto tempo, e dalle manovre economiche inique e sbagliate messe in campo dal Governo; non è poi da dimenticare il continuo aumento del tasso di disoccupazione e la conseguente contrazione dei consumi, arrivata perfino a manifestarsi attraverso la diminuzione in quantità ed in qualità del consumo alimentare.
Di fronte a questa situazione bisognerebbe correre ai ripari, partendo dal rilancio della domanda interna attraverso un aumento del potere di acquisto delle famiglie a reddito fisso. Per fare ciò sarebbe indispensabile agire con determinazione, avviando un processo di detassazione per le famiglie a reddito fisso ed operando un vero e proprio blocco di prezzi e tariffe.
I nostri politici, invece di cercare di risolvere la drammatica situazione economica del Paese, continuano ad esser fotografati mentre prendono il sole nelle loro ville extra lusso; alla faccia degli italiani sempre più pallidi e squattrinati.
lunedì 9 agosto 2010
LE "FAVOLE" MAI RACCONTATE
Oggi tocca a Fini, svariate volte nel passato più o meno recente è stata la volta di Di Pietro, ad ottobre c’era il giudice Mesiano, tra fine agosto e i primi di settembre – subito dopo il direttore dell’Avvenire Dino Boffo e quello di Repubblica Ezio Mauro – è stato di nuovo Fini: stiamo parlando delle campagne stampa messe in piedi dagli house organs controllati tutti più o meno indirettamente dal Cavaliere. Delle campagne giornalistiche che un marziano che non sapesse nulla dell’Italia IN TEORIA potrebbe trovare giustissime (a parte il servizietto gentilmente riservato a Mesiano, di gusto semplicemente mafioso-piduista, come abbiamo già avuto modo di scrivere) in quanto – sempre IN TEORIA – volte a chiedere spiegazioni a personaggi pubblici per garantirne la trasparenza, nessuna IN PRATICA si è mai svincolata dai desiderata dell’«utilizzatore finale», sempre lui, Silvio Berlusconi.
Tutte infatti sono nate da una sua necessità, decisamente poco democratica: manganellare l’avversario di turno. Di Pietro con la sua ferma opposizione al regime arriva a raddoppiare i voti? Eccoti gli scoop (sempre quelli, periodici, ad orologeria) sui suoi affari immobiliari di Libero e Il Giornale e, con il concorso esterno del sempre più ottimo (scusate la grammatica) Corriere della Sera, la foto con Contrada; Mesiano condanna la Fininvest a versare alla Cir di De Benedetti un risarcimento di 750 milioni di euro per il lodo Mondadori? Tranquilli, basta far vedere a Mattino5 i suoi calzini turchesi facendolo passare per un pazzo e il gioco è fatto; Boffo dal suo giornale critica sommessamente il premier puttaniere ma allo stesso tempo difensore dei valori cattolici? Feltri estrae dal cilindro una vecchia storiaccia di molestie telefoniche, additandolo come un omosessuale, portandolo alle dimissioni. Repubblica martella Berlusconi con le domande sbagliate, quelle su Noemi? Ancora Feltri svela che il suo direttore ha pagato una casa in nero.
Ora tocca a Fini, già nel mirino del randellatore ufficiale Feltri (il 14 settembre, dopo le sue uscite per smarcarsi dal Pdl, il direttore del quotidiano di via Negri se ne esce con un avvertimento di stampo dellutriano: «Delegare i magistrati a far giustizia politica è un rischio. Specialmente se le inchieste giudiziarie si basano sui teoremi. Perché oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera. È sufficiente, per dire, ripescare un fascicolo del 2000 su faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale per montare uno scandalo. Meglio non svegliare il can che dorme»).
Dopo la rottura ufficiale e la creazione di Futuro e Libertà, ecco l’inchiesta giornalistica sulla casa monegasca di An, passata al fratello della seconda moglie di Fini. Il pressing congiunto di Libero e Il Giornale ha portato all’apertura di un fascicolo da parte della procura di Roma, per ora contro ignoti. Ribadiamo: la questione va certamente chiarita ed è giusto che i cronisti pongano le domande ai politici. Però non si può far passare per giornalismo questo manganellamento sistematico, soprattutto se l’«utilizzatore finale» diretto di queste campagne – sì, sempre lui – rappresenta tutto, tranne la trasparenza. Scendendo nello specifico, parlando del caso odierno, è più grave che una casa ereditata da un partito finisca dopo svariati passaggi al cognato di quello che all’epoca era il leader del movimento politico o che un imprenditore rampante per acquistare la sua futura favolosa dimora si avvalga del pro-tutore della legittima proprietaria della villa per turlupinarla? È il momento di una favola.
C’era una volta, nel 1974, un rampante imprenditore che aveva messo gli occhi su villa San Martino di Arcore, valutata all’epoca 1.700 milioni di lire. Il giovane, allora naturalmente cappelluto, riuscì ad acquistarla per 250 milioni. L’incantesimo fu possibile grazie al sempre apposito Cesare Previti – quello che successivamente, entrato ufficialmente alle dipendenze dell’ormai semplice prenditore, si comprò coi suoi soldi il giudice Metta nel sopra citato lodo Mondadori –, allora protutore della proprietaria, la marchesina Annamaria Casati Stampa, ancora minorenne. Il pagamento, fissato sui 500 milioni, non avvenuto in contanti bensì in azioni di alcune società immobiliari non quotate in borsa, venne dilazionato nel tempo. Ecco che allora la marchesina, ormai maggiorenne e trasferitasi in Brasile, quando tentò di monetizzare le azioni, fu costretta a cedere alla generosissima offerta del futuro Cavaliere: «Te le ricompro io, ma alla metà del loro prezzo».
Ecco, quando i vari Feltri, Belpietro, Fede, Giordano e Brachino troveranno il tempo per raccontare questa bella favola mettendo sulla graticola il Cavaliere nero con le loro martellanti domande, allora risulteranno più credibili anche con le altre inchieste. Fino a quel momento, resteranno solo dei giornalisti indipendenti. Da se stessi.
venerdì 16 luglio 2010
UN "LIBERALE PARTICOLARE"
Né va sottovalutato che a pronunciarla sia quello stesso Berlusconi che un tempo si vantava di essere il baluardo della libertà, di tutte le libertà. A cominciare da quella editoriale del suo impero (nato addirittura sotto l’ala socialista e il conto corrente All Iberian) e che oggi è già ampiamente dileguata non solo da tutti i telegiornali che controlla, ma anche dalle trasmissioni quotidiane che progressivamente nascondono, distorcono, edulcorano, inventano, avvelenano la realtà, invece di raccontarla.
Un editore che si dichiara pubblicamente contro la libertà di stampa – alla stregua di un vegetariano che macella manzi - non s’era ancora visto. Come non s’era mai visto un liberale che elogia il mafioso Vittorio Mangano, insulta la magistratura, giustifica l’evasione fiscale, ostacola i processi, compra le sentenze, corrompe i testimoni, organizza festicciole nel Palazzi istituzionali.
Ma questo è lo specchio dell'Italia di oggi, e come dico sempre...ogni nazione ha i governanti che si merita!
mercoledì 14 luglio 2010
LA "CRISI GUIDATA"
Il motivo ufficiale é il faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini. Il reuccio di Arcore vorrebbe che il democristiano entrasse nella maggioranza, così da poter levare via, a calci in culo, Gianfranco Fini e tutti i finiani che militano nel Pdl. Umberto Bossi ha già fatto sapere che non é disposto ad accogliera l’Udc nella maggioranza, troppe differenze di vedute.
I commensali di prim’ordine lasciano intendere che non é stata solo questo il fine della cene del potere. Seduti al tavolo del mastro servo vi erano: il governatore di Bankitalia Mario Draghi, il segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone, il presidente di Generali Cesare Geronzi, Gianni Letta e la figlia del premier Marina Berlusconi. Altre fonti parlano di un altra quindicini di ospiti che per adesso rimangono top secret....
Non manca nessuno signori. E’ un remake dalle famosa cena sul Britannia, quando le ricchezze del Bel Paese vennero svendute e sacrificate sull’altare del capitalismo. Qui si sta decidendo il destino prossimo venturo dell’Italia. Alti prelati, lobbies finanziarie, poteri politici, imprenditoriali e mafiosi, giornalisti ed editori. Bolle qualcosa di grosso in pentola. La notizia della cena del potere passa praticamente come normalissima routine “democratica” sui principali organi di informazione nazionale. Capite come funzione la giostra?
Altro che libertà di stampa, noi pensiamo al bavaglio mentre abbiamo ancora le catene, siamo nel medioevo. Il potere é roba per pochi, noi siamo solo comparse nella immensa tragedia democratica messa in scena nell’anfiteatro Italia.
Stiamo per assistere a una cosidetta crisi guidata. Salteranno poltrone e arriveranno nuovi burattini. Per cambiare il Governo e non smuovere Re Silvio non servono elezioni, sono inutili formalità, tanto il consenso degli italiani per Berlusconi e berluscolandia é ai massimi storici, no?
Il nuovo Governo é nato a casa Vespa, l’esatto opposto di una democrazia rappresentativa. Il popolo é fuori dalle stanze dei bottoni e inerme e ignorante subisce le coseguenze catastrofiche della politica nostrana. Se ancora avete dei dubbi sulla legittimità delle nostre istituzioni non so cos’altro debba succedere per smuovere i vostri culi intorpiditi e le vostre coscienze offuscate.
Una nuova DC sta spiandandosi la strada verso un altro trentennio di potere. Per Silvio Berlusconi ancora due anni a Palazzo Grazioli e poi ad attenderlo ci sarà la poltrone del Quirinale (con la reale possibilità di essere per altri 14 anni a capo dell’Italietta democristiana). Al suo posto il rampante Casini, appoggiato dal Vaticano, dai banchieri e dalla lobby dei palazzinari.
Una dittatura costruita a tavolino. Non c’é niente di meglio…!
martedì 15 giugno 2010
LA LEGGE BAVAGLIO
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Sistemata in questo modo l'attività d'indagine, il lavoro non poteva dirsi finito se anche l'informazione, il diritto/dovere di cronaca, non avesse pagato il suo prezzo. Con un tratto di penna la nuova legge estende il regime che oggi regola gli atti giudiziari coperti dal segreto anche agli atti non più coperti dal segreto "fino alla conclusioni delle indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare". Prima di questo limite "sarà vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto, della documentazione e degli atti delle conversazioni telefoniche anche se non più coperti dal segreto". Si potrà dire che si indaga su una clinica privata abitata da medici ossessionati dal denaro che operano i pazienti anche se non è necessario. Non si potrà dire qual è quell'inferno dei vivi e quanti e quali pasticci hanno organizzato accordandosi al telefono. Lo si potrà fare soltanto a udienza preliminare conclusa (forse). Con i tempi attuali della giustizia italiana dopo quattro o sei anni. In alcuni patologici casi, dopo dieci. Addio al giornalismo come servizio al lettore e all'opinione pubblica. Addio alle cronache che consentono di osservare da vicino come funzionano i poteri, lo Stato, i controlli, le autorità, la società. È vero, in alcuni casi l'ostinazione a raccontare le opacità del potere ha convinto il giornalismo ad andare oltre i confini del codice penale violando il segreto. È il suo mestiere, in fondo, perché la libertà di stampa è nata nell'interesse dei governati e non dei governanti e quindi non c'è nessuna ragione decorosa per non pubblicare documenti che raccontano alla pubblica opinione - ricordate un governatore della Banca d'Italia? - come un'autorità di vigilanza protegge (o non protegge) il risparmio e il mercato. Naturalmente violare la legge, anche se in nome di un dovere professionale, significa accettarne le conseguenze. È proprio sulle conseguenze di violazioni (finora comunemente accettate) che la legge del governo lascia cadere un maglio sulla libertà di stampa. I cronisti che violeranno la consegna del silenzio saranno sospesi per tre mesi dall'Ordine dei giornalisti (sarà questa la vera punizione) e subiranno una condanna penale da sei mesi a tre anni di carcere (che potrà trasformarsi in sanzione pecuniaria, però). Ma non è questo che conta davvero, mi pare. Che volete che sia una multa, se si è fatto un lavoro decente? La trovata del governo che cambia radicalmente le regole del gioco è un'altra. È la punizione economica inflitta all'editore che, per ogni "omesso controllo", potrà subire una sanzione pecuniaria (incarognita nell'ultimo testo) da 64.500 a 465mila euro. Come dire che a chi non tiene la bocca cucita su quel che sa - e che i lettori dovrebbero sapere - costerà milioni di euro all'anno la violazione della "consegna del silenzio", cifre ragguardevoli e, in molti casi, insostenibili per un settore che non è in buona salute. L'innovazione legislativa - l'abbiamo già scritto - sposta in modo subdolo e decisivo la linea del conflitto. Era esterna e impegnava alla luce del sole la redazione, l'autorità giudiziaria, i lettori. Diventa interna e vede a confronto, in una stanza chiusa, le redazioni e le proprietà editoriali. La trovata trasferisce il conflitto nel giornale. L'editore ha ora un suo interesse autonomo a far sì che il giornale non pubblichi più quelle cronache. Si portano così le proprietà a intervenire direttamente nei contenuti del lavoro redazionale. Le si sollecita, volente o nolente, a occuparsi della materia informativa vera e propria, sindacando gli atti dei giornalisti. Il governo, nel progetto inviato al Parlamento, pretende addirittura che l'editore debba adottare "misure idonee a favorire lo svolgimento dell'attività giornalistica nel rispetto della legge e a scoprire ed a eliminare tempestivamente situazioni di rischio". È evidente che solo attraverso un controllo continuativo e molto interno dell'attività giornalistica è possibile "scoprire ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio". Di fatto, l'editore viene invitato a entrare nel lavoro giornalistico e a esprimere un sindacato a propria tutela. Ecco dunque i frutti intossicati della legge che oggi sarà approvata, senza alcuna discussione, a Montecitorio: la magistratura avrà meno strumenti per proteggere il Paese dal crimine e gli individui dall'insicurezza quotidiana; si castigano i giornalisti che non tengono il becco chiuso anche se sanno come vanno le cose; si punisce l'editore spingendolo a mettere le mani nella fattura del giornale. E quel che conta di più, voi - cari lettori - non conoscerete più (se non a babbo morto) le storie che spiegano il Paese, i comportamenti degli uomini che lo governano, i dispositivi che decidono delle vostre stesse vite. Sono le nuove regole di una "ricreazione" che non finisce mai. "
giovedì 6 maggio 2010
SCAJOLA INSEGNA
Vi sono tantissimi esempi di ministri, esponenti governativi che pur essendo pescati con le mani nella marmellata in fatti altrettanto gravi invocano la messa in atto di chissa quale complotto, sottraendosi alla giustizia e dicendo di essere vittima di un complotto, tutto questo ovviamente restando ben incollati alla propria poltrona.
Scajola ha fatto scuola anche all'interno del centro destra, ove le dimissioni per queste tipologia di fatti sono una perla rara ( Verdini, Bertolaso, Fitto, Cosentino non hanno affatto mollato la presa ) e sono un esempio di come un uomo di stato quando sbaglia si assume le responsabilità e si accolla le conseguenze.
Del resto in tutti i paesi europei e democratici direi che è sempre funzionato cosi...chissa mai che dopo anni e anni arriveremo anche noi a comportarci in questa maniera senza vedere nei giudici il demonio sempre e comunque.
giovedì 1 aprile 2010
CHI HA VINTO E CHI HA PERSO?
Bersani da un lato ribadisce il fatto che il centro sinistra comunque numericamente ha battuto 7 a 6 il centro destra per regioni conquistate e Berlusconi dall'altra che fa valere il fatto che il centro destra ha strappato ben 4 regioni dove prima governava la sinistra.
Ebbene a mio modo di vedere quello che si può ritenere relamente soddisfatto è proprio quest'ultimo, cioè il Cavaliere, che, unico governante in Europa, ha saputo tenere in termine di voti e non è crollato come ad esempio Sarkozy in Francia che ha pagato oltremodo la crisi che sta investendo tutto il mondo occidentale.
La cosa stupefacente è che la sinistra italiana non sia riuscita nemmeno ad intercettare, in questo momento di crisi generale, gli umori ed il sentire delle persone e del ceto medio basso lasciando ancora una volta a Berlusconi il monopolio di certe tematiche quali lavoro ed immigrazione.
La sinistra ha perso il suo elettorato ed il suo tessuto sociale, ora la classe operaia vota lega e Pdl per la gran parte, non certo Pd.
D'altro canto la sinistra ha pagato l'inefficenza totale, per non dire di peggio..., dei suoi governatori locali quali Bassolino, Loiero e Marrazzo, e giustamente hanno pagato dazio in tali regioni.
Da segnalare, oltre ovviamente la marea leghista al nord che hanno portato Cota in Piemonte e Zaia in Veneto alla vittoria, la lista di Beppe Grillo che si è permessa il lusso di contribuire a far perdere, risultando di fatto decisiva, la Bresso in Piemonte e ad avere eletti due consiglieri regionali proprio in Piemonte ed in eEmilia Romagna arrivando al 7% dei consensi.
La lista di Grillo ha saputo coagulare a se parte dei voti degli scontenti e dei disaffezionati della politica, erodendo anche voti al centrosinistra soprattutto.
Per il futuro vedremo se e come la sinistra saprà risollevarsi dall'ennesima batosta (in Lazio è riuscita a perdere nonostante alla Polverini mancasse la lista Pdl!!!) e se la Lega che ora ha in mano il Nord riuscirà a porre in atto quei cambiamenti più volte solo annunciati fin ora.
martedì 9 marzo 2010
LE REGOLE SONO UGUALI PER TUTTI?
venerdì 5 febbraio 2010
NON SPARIAMO A ZERO SU MORGAN
Premetto subito che queste dichiarazioni "spot" a favore della droga non sono di buon gusto e sono di pessimo esempio per il mondo giovanile che egli vuole rappresentare.
Ma io mi scandalizzo molto di più per quelle finte verginelle del mondo dello spettacolo che hanno additato Morgan come il male assoluto della società, come il simbolo della devianza come se non si sapesse che gran parte dei divi della musica e dello spettacolo fanno uso di sostanze stupefacenti per non parlare anche di una fetta di politici. Ecco Morgan ha sbagliato a dichiarare quelle cose, e su questo non ci piove minimamente, ma forse la sua colpa è stata quella di esser stato troppo sincero sulle sue debolezze e sui suoi problemi, l'accanimento che si è mostrato nei suoi confronti è eccessivo e magari anche quei benpensanti che ora lo criticano in passato hanno fatto uso anche loro di droghe e altre schifezze simili.
Se non si vuole a sanremo Morgan non si doveva accettare nel passato neppure Vasco Rossi per esempio visto che è acclarato che anch'egli faceva uso di sostanze stupefacenti ma l'ipocrisia di un certo mondo dello spettacolo chiude gli occhi per il business economico di fronte a certe situazioni.
Si preferisce scegliere un capro espiatorio e crocefiggerlo per lavarsi tutti la propria coscienza, compresa la Rai che fa la moralista su questo episodio ma poi manda in Tv all'ora di cena scene di guerra, sesso e quant'altro che va contro la morale comune.